Che Emmaunel Macron sia l’uomo delle grandi imprese è indubbio. Con i suoi 39 anni è diventato, nel 2017, il più giovane presidente della Repubblica francese. Con il 58,55% dei voti, lo scorso 24 aprile, ha ottenuto il secondo mandato presidenziale, cosa per niente scontata nella storia francese. Gli analisti, dentro e fuori la Francia, non possono non rilevare, però, le ombre che offuscano l’elezione di Macron e lanciare uno sguardo al futuro che è tutto da costruire. Soprattutto in vista delle elezioni amministrative di giugno.
L’elezione di Macron in Francia
Emmanuel Macron ha ottenuto il suo secondo mandato presidenziale con il 58,55% dei voti al ballottaggio con Marine Le Pen. Prima di lui il doppio mandato era stato conquistato da Charles De Gaulle eletto nel 1959 e nel 1966 (De Gaulle però si dimise prima di aver completato il secondo mandato), Francois Mitterrand eletto nel 1981 e nel 1988, e da Jacques Chirac, divenuto presidente nel 1995 e riconfermato nel 2002. L’impresa di Macron, però, non è priva di ombre. In una Francia segnata da un tasso di astensionismo record (28%) il suo nome è stata la risposta a quella esigenza di frenare il galoppo dell’estrema destra più che la
riconferma della fiducia nella sua persona. Il partito della Le Pen, infatti, pur lasciandoci sfuggire l’Eliseo per la terza volta consecutiva, ha raggiunto in questa tornata elettorale il miglior risultato di sempre (23,15% al primo turno, 42% al ballottaggio). Risultato di una campagna di pulizia dal vecchio retaggio paterno che oggi la fa percepire un’esponente di destra più che di estrema destra. E Macron? Il neo rieletto presidente è oggi l’espressione di centro destra. Anche questa un’operazione che scaturisce dalla necessità di andare a pescare il consenso nell’elettorato di sinistra.
La sinistra francese
La sinistra. Una parte politica che in Francia è tutta da riscostruire. Il suo candidato alle presidenziali, Jean-Luc Mélenchon, si era collocato, ad aprile, in terza posizione con il 21,95% dei voti. In vista delle elezioni amministrative di giugno ha dichiarato di voler diventare primo ministro ed è già al lavoro sulle alleanze. La prima incassata è quella con i Verdi mentre è saltato l’accordo con i socialisti.
Quale futuro per la Francia
Pur essendo riuscito a mettere in cassaforte un risultato più che scontato, Macron è consapevole delle grosse perdite che il suo partito politico ha registrato e che il risultato di giugno è tutt’altro che certo. Se la Francia, stavolta, deciderà di affidarsi a
una forza politica diversa, per questo momento politicamente così delicato tra la ripresa dopo la pandemia e gli sviluppi della guerra in Ucraina, sarà costretto a farne i conti e a una compresenza tutt’altro facile.