Cosa hanno in comune Francesco Patierno, Camus e la Napoli durante il lockdown causato dal Covid 19? Semplice, il cinema. Il regista napoletano, infatti, ha deciso di realizzare un progetto molto ambizioso: la versione cinematografica del celebre romanzo di Albert Camus La peste (1947).
“La peste” di Albert Camus
La peste è un romanzo dello scrittore francese Albert Camus del 1947. Appena pubblicata, l’opera, che rientra nella produzione di Camus definita “Ciclo della rivolta”, riscosse grande successo vendendo oltre 160.000 copie nei primi due anni; ottenne tra l’altro il Prix des Critiques (prestigioso premio letterario francese, creato nel 1945 e durato fino al 1984, che selezionava giovani autori quasi sempre alla prima opera narrativa).
Francesco Patierno e Camus in una Napoli in quarantena
Nei giorni più bui e cupi del lockdown, con le nostre città deserte, un drone volava per i cieli e le strade di Napoli. Era lo sguardo di Francesco Patierno, raffinato regista partenopeo (tra le sue “opere” più riconosciute abbiamo Pater familias, Naples ’44, Diva!, Camorra) che insieme a Paolo Pisacane e al fonico, sorvolava la grande città ferma dalla paura del Covis.
La pellicola è prodotta dalla Run Film di proprietà di Andrea e Alessandro Cannavale (figli di Enzo), il film avrà una seconda parte di registrazioni “sul set” probabilmente a fine giugno per concludere in questo modo la narrazione, quella che coinvolge i vari personaggi: il protagonista Bernard Rieux (Francesco Di Leva, già protagonista de Il sindaco del Rione Sanità di Martone), un medico che lotta contro il morbo, Peppe Lanzetta in quelli di Padre Paneloux, il gesuita che considera la peste un flagello inviato da Dio, Cristina Donadio nel ruolo di Cottard, che si arricchisce con la borsa nera dei generi di prima necessità. Il film, scritto con Francesco Di Leva e Andrej Longo, intraprende sin da subito una strada del tutto alternativa rispetto al documentario e trasforma l’emergenza sanitaria in materia creativa.