Un territorio bello quanto martoriato quello della costiera amalfitana. Le piccole cittadine che si susseguono lungo la statale panoramica con le loro case arroccate sul pendio; poche vie di comunicazione congestionate dal traffico turistico. Su una di queste strade, la Statale Amalfitana 163, lo scorso 2 febbraio è franato un costone di roccia che ha spaccato in due una delle perle della costiera: Amalfi. Un disastro annunciato? Forse. Certo è che la frana caduta ad Amalfi ha nuovamente riacceso l’allarme dissesto idrogeologico in Campania e non solo.
Cos’è accaduto
Dopo aver invaso l’intera carreggiata all’uscita del tunnel “Matteo Camera”, la roccia franata nel comune di Amalfi è andata a depositarsi sul sottostante Lungomare di Cavalieri in zona Marinella. I detriti hanno reso impossibili le comunicazioni tra una parte e l’altra della cittadina. La strada, che rappresenta il collegamento più agile in costiera, è stata chiusa e il traffico deviato verso il Valico di Chiunzi e Ravello. Per fortuna non si sono registrati né morti, né feriti; nove persone, che abitano nei pressi del punto in cui si è verificata la frana, dopo alcune ore sono state evacuate, così come reso noto dal sindaco di Amalfi Daniele Milano.
La frana di Amalfi e l’allarme dissesto
Secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, dal 2010 al 2020, in Campania si sono verificati:
- 14 allagamenti da forti piogge
- 2 frane
- 5 esondazioni di fiumi
- 23 trombe d’aria
- 16 episodi di danni al patrimonio al patrimonio e alle infrastrutture per maltempo.
Cambiamento climatico e dissesto idrogeologico sono strettamente connessi e manca al momento la capacità politica di gestire la situazione. L’eccessiva antropizzazione avvenuta nei decenni passati sta presentando un conto molto salato che non siamo in grado di saldare. Mancano i fondi? No, manca un piano di riassetto idrogeologico per il Paese che spreca risorse inseguendo le emergenze.
Recovery Plan e dissesto idrogeologico
L’area in cui si è consumata quest’ultima frana, infatti, esattamente un anno fa, era stata interessata da lavori di messa in sicurezza per un totale di spesa di 76 mila euro. Negli ultimi dieci anni solo la Campania, che è stata tra le regioni ad aver ottenuto più finanziamenti, ha ricevuto 486 milioni di euro utilizzati in 381 interventi. Il Recovery Fund in arrivo tra pochi mesi è un’opportunità imperdibile per pianificare un futuro più sostenibile del nostro Paese. Un piano di sistemazione del rischio idrogeologico non potrà mancare. Ma questo lo sappiamo già.
In copertina foto di Anemone123 da Pixabay