Album o colonna sonora? Questa è la domanda che possiamo farci di fronte a “Particles“, ultimo lavoro di Mario Berlinguer in collaborazione con la Aventino Music.
L’album
“Particles” è un lavoro insieme d’annata e contemporaneo. D’annata, per quanto riguarda le influenze evidentemente subite dall’autore dalla musica elettronica degli anni ‘70 e ‘80 (Tangerine Dream e Brian Eno su tutti), filtrate attraverso percussioni elettroniche e linee di basso che possono ricordare le componenti ritmiche di un pop à la Battiato, leggero ma non superficiale.
«Abbiamo scelto di limitare il campo d’azione del progetto dedicandolo a una produzione video di natura scientifica, intendendo per “scienza” un concetto che va dall’ambito biologico e zoologico fino alla fisica, alla chimica e all’elettronica».
Mario Berlinguer
È, però anche un lavoro molto contemporaneo, in cui è manifesto il desiderio di sfruttare, in modo creativo, le possibilità offerte dalle ultime generazioni di strumenti elettronici, cercando di evitare un utilizzo passivo di suoni preconfezionati e aspirando a un cromatismo timbrico tale da generare colori originali, espressivi, contemporanei, a tratti divertenti e in altri momenti persino sentimentali o drammatici.
La scheda
Quattro chiacchere con Mario Berlinguer
Chi può descrivere meglio questo album se non l’autore stesso? Abbiamo, infatti, avuto il piacere di aver scambiato qualche parole con Mario Berlinguer e non solo di Particles…
Chi è Mario Berlinguer?
“Un uomo di mezz’età abbastanza incapace di parlare di sé stesso, quindi di descriversi. Forse per questo cerco di esprimermi con i suoni e non con le parole. Per quanto riguarda la musica, ho la fortuna, e insieme la sfortuna, di non essere legato a qualche tipo di musica in particolare, ma di “parlare più lingue”, per modo di dire, ossia di praticare più generi. Una fortuna, perché non limitarsi a un unico stile rende la vita più interessante, una sfortuna perché è molto più facile ottenere dei risultati se si è immediatamente identificabili. Ho compiuto studi classici di composizione e direzione di coro ma ho praticato generi anche molto diversi tra loro, amo la musica a trecentosessanta gradi, dalla canzonetta alla musica cosiddetta colta contemporanea. Insomma, mi piace definirmi onnivoro, e questo si riflette anche nel mio lavoro di compositore”.
Come nasce la tua passione per la musica? Innata o arrivata col tempo?
“Non so se “innata” sia la parola adatta, perché non so se esista un “gene” della musica. Di certo già nei miei ricordi di infanzia c’è molta musica. Ricordo mio nonno e uno zio che suonavano la chitarra, e forse per questo ho cominciato con questo strumento, non ricordo a che età ma certamente alle elementari già la strimpellavo, cantavo e scrivevo canzoncine (oggi non suono quasi più la chitarra, come strumento di lavoro mi sono più congeniali il pianoforte, carta e matita e, ovviamente, il computer). Da allora non ho mai smesso, e ho avuto la fortuna di poter studiare musica ed approfondire questa passione”.
Ci puoi parlare del tuo ultimo lavoro, Particles?
“Non è un lavoro di musica fine a sé stessa, per così dire. Mi è stato richiesto dal mio amico Claudio Scozzafava di Aventino Music, perché aveva bisogno di alcuni brani da immettere sul mercato della sonorizzazione di video e documentari, un’idea molto stimolante e interessante. Una richiesta che mi ha fatto molto piacere e alla quale ho aderito con entusiasmo. Non sono quindi brani scritti per essere semplicemente ascoltati, ma per associarsi a delle immagini in movimento.
Ho cercato un compromesso tra un concetto di musica come “accompagnamento” (“sottofondo” non mi piace molto come parola), preferibilmente di immagini di carattere scientifico, tecnologico o naturalistico, e una musica che potesse anche comunicare qualcosa all’ascolto. Il risultato è che mi sono divertito un sacco a scriverli, forse si è divertito meno Claudio nel suo pazientissimo lavoro di missaggio e ottimizzazione.
Vorrei ringraziarlo pubblicamente sia per questo che per avermi coinvolto nel progetto di Aventino Music. Stilisticamente, possiamo definirli come brani elettronici, un po’ vintage e un po’ attuali, quasi tutti con una forte pulsione ritmica. Sono scritti ed eseguiti al computer, e ho cercato di usare questo strumento in modo creativo, elaborando il più possibile suoni originali e non utilizzando mai loop o frasi precostituite”.
Immagini e musica come sono correlati?
“Questa domanda è molto complessa. Non vorrei quindi affrontare il tema da un punto di vista generale, ma considerando l’uso della musica nelle colonne sonore. Come compositore, credo che una colonna sonora debba integrarsi con le immagini accompagnandole ma soprattutto sottolineando il senso della narrazione nei punti in cui il suo contributo possa essere realmente importante. Sono abbastanza contrario a considerare la musica una tappezzeria sonora continua, come si sente troppo spesso nelle produzioni televisive o cinematografiche.
La musica va utilizzata quando serve, per enfatizzare un senso, per contribuire a dare una coesione artistica ad un film, o anche per generare contrasti, in un rapporto di strettissima collaborazione tra regista e musicista.
Nel caso di “Particles”, paradossalmente, ho però scritto della musica per dei video che ancora non esistono. Ho quindi cercato di fornire all’ipotetico videomaker dei brani che potessero venire usati in varie circostanze, o che potessero venire inseriti come motivo conduttore in diversi momenti o anche percorrere tutto il video, lavorando se necessario col volume in fase di missaggio”.
Progetti futuri?
“Nell’immediato, un lavoro abbastanza impegnativo di musica contemporanea per un ensemble da camera e voci, musica “seria”, che però dovrebbe anche far ridere. Nel frattempo, un bravissimo videomaker e una bravissima direttrice di coro stanno lavorando a un progetto basato su un brano di musica vocale che avevo scritto alcuni anni fa, su testo di Melville tratto dal Moby Dick.
Un paio di cori riuniti, tra cui quello che ho il piacere di dirigere, lo stanno studiando e verrà registrato a breve, pandemia permettendo. Per scelta condivisa non sarò io a dirigerlo, potrò dunque cantarlo inserendomi tra i bassi e divertirmi anche io. Dovrebbero poi uscire abbastanza presto un nuovo cortometraggio con delle mie musiche originali e un lungo documentario molto importante e drammatico che ho avuto l’onore di sonorizzare, ma di questo, essendoci di mezzo case di produzione e la partecipazione a concorsi, non posso per il momento dire molto di più”.
Un saluto per i lettori di Cinque Colonne Magazine
“Un abbraccio a chi sta soffrendo di più per il periodo che stiamo vivendo, a chi ha perso qualcuno e a chi sta vivendo difficoltà economiche. Spero che la musica possa aiutare a star meglio. A tutti, buona musica”.