Un piatto di pasta cosparso di abbondante besciamella e noci. Un filetto di manzo succulento, bello lucido, al pepe verde. Una panna cotta con topping di pistacchi e caramello. Ho appena gustato una prelibata cena al ristorante? No, ho solo visitato Instagram (la nota app che consente agli utenti di scattare foto, applicare filtri e condividerle, anche su altri social network –ndr). Più precisamente ho “sfogliato” il tag #foodporn.
30 milioni: è questo il numero di foto che corrispondono al su citato hashtag e #food #yummy #sharefood sono le parole chiave più popolari. Ma cosa c’entra quello che mangiamo con la pornografia e la fotografia? L’aspetto sensuale del cibo è cosa nota e non è un caso che cibo ed eros siano capaci di attivare in maniera molto simile una sorta di viaggio multisensoriale: coinvolgono le stesse aree del cervello, gli stessi circuiti neuroendocrini e sono persino controllati dagli stessi ormoni.
Scatti accattivanti, di pietanze su pietanze che sembrano gridare “mangiami!”, e non metaforicamente. Potrebbe essere racchiuso in questa frase il manifesto del ‘food porn’, un fenomeno che spopola sul web, generando followers a ritmi sostenutissimi e per contro detrattori nel mondo ufficiale della cucina (vedi soprattutto chef stellati). Se per l’inizio della sua diffusione dobbiamo collegarci strettamente all’avvento degli smartphone, per l’origine del termine bisogna risalire a ben 30 anni fa, quando nel suo libro “Female Desire: Women’s Sexuality Today” la critica femminista Rosalind Coward descrisse la “food pornography” come “la presentazione del cibo come atto d’amore… che susciti la voglia di essere mangiato”. In pratica gli ingredienti, il modo di cucinare e lo stesso artefice di un piatto non contano quanto il come questo appare: l’aspetto deve saper stimolare interesse, desiderio, piacere, proprio come se si trattasse di un rapporto sessuale.
E l’attenzione al particolare così come l’esigenza di immortalare quello che si sta per gustare sono diventati per certi versi maniacali. Non è inusuale sfogliare l’album di qualche amico di ritorno da un viaggio a Parigi e constatare che le foto della Senna, della Torre Eiffel e del Louvre sono bissate da quelle di appetitose baguette, soffici macarons di Ladurée, filanti croque monsieur, crepes dolci e salate di ogni tipo. Ma attenzione, la location ed il ristorante all’ultima moda non influiscono assolutamente sull’appeal della condivisione! Che sia un piatto di raffinato gourmet o un panino comprato ad un chiosco, l’unico imperativo che valga è raccontare in real time quel che si mangia. Fotografare, condividere, ammirare… e compiacersi!
Ad un utente Instagram avvezzo agli “scatti gustosi” abbiamo chiesto “perché ti piace fotografare il cibo?”. Ci ha risposto così: “Sostanzialmente per un insieme di motivi: per testimoniare il mio essere un buongustaio, per suscitare invidia (io sono davanti a questa meraviglia e tu no!) e poi perché un bel piatto è come un bel paesaggio”.
Ma come si articola il circolo (virtuoso o vizioso?) del FoodPorn?
– Sistemazione del cibo prima dello scatto.
L’aspetto deve essere impeccabile, capace di indurre piacere e ammirazione.
– Fotografia
Lo scatto testimonia che “il piatto c’è” così ne serbo il ricordo e nel contempo stimolo il desiderio in chi guarda (ed anche il mio quando andrò a rivedere la foto a distanza di tempo).
– Condivisione, commenti e ri-condivisione
La foto, accompagnata da una breve descrizione del piatto, viene condivisa sui principali social network. Al post, dopo i tanto bramati commenti di apprezzamento, seguirà la ricondivisione dello stesso. I canali più utilizzati sono:
Instagram (#foodporn)
Facebook (https://www.facebook.com/fdprn?fref=ts)
Flickr (https://www.flickr.com/groups/food_porn/)
Pinterest (tra i vari profili dedicati al cibo: http://www.pinterest.com/mayhemstudios/food-porn/)
FoodSpotting (http://www.foodspotting.com/)
Per fare qualche esempio, su Pinterest le foto di cibo generano più del 50% di condivisioni rispetto a moda e abbigliamento mentre su Flickr il gruppo Food Porn conta più di 52mila iscritti e circa 754mila foto in tema.
In rete dunque c’è un proliferare di siti del genere ed anche per questo motivo il turismo gastronomico è quello meno sfiorato dalla crisi. Vogliamo citare tra tutti la community Taste Spotting, dove trovare ricette, storie, esperienze e tantissime foto delle più disparate pietanze. Il motto dominante? “Mangiamo prima con gli occhi”, of course.