Uno dei pochi candidati che assegna un posto nel suo programma
al “problema Vesuvio”
Ciro Borriello, medico chirurgo, è il sindaco in carica di Torre del Greco, popoloso comune dell’area vesuviana. Avendo alle spalle una carriera politica lunga più di tre lustri che lo ha visto arrivare fino agli scranni parlamentari, Borriello si candida alle prossime regionali nelle fila del Pdl.
Dott. Borriello, innanzitutto una delucidazione. Lei è stato eletto sindaco di Torre del Greco nel 2007 con l’Italia dei Valori a capo di una coalizione di centro-destra. Ora si presenta alle regionali nel Pdl. Questa situazione ha suscitato qualche perplessità : ci può spiegare esattamente la sua posizione?
Allora, c’è da premettere che non fui eletto sindaco per l’Italia dei Valori, bensì con una mia lista civica e l’Idv tra gli alleati. Nel 2006, ero ancora parlamentare, ebbi motivo di litigio con il precedente sindaco di Torre del Greco (Valerio Ciavolino, attualmente anche lui candidato alle prossime regionali con la lista “Noi Sud” per Caldoro Presidente, ndr.), e fui amareggiato dal fatto che il partito (Forza Italia, ndr.) non si muovesse per dirimere la questione. Organizzai una mia lista civica, e coinvolsi l’Idv; in seguito, ricucito lo strappo, si unì in coalizione il centro-destra cittadino. Ma dall’Idv ho preso quasi subito le distanze, tant’è che sono tra i duemila fondatori, nell’autunno del 2007, del Popolo della Libertà .
Veniamo ora al suo programma. Lei è medico, e la sanità , settore importantissimo nella politica regionale, è uno dei principali argomenti del suo programma. Si va dalla riforma dei medici di base fino agli ospedali pubblici a gestione privata. Ci illustri, per brevi cenni, qual è la sua idea per risollevare la sanità campana dall’enorme deficit nel quale attualmente versa.
Quando parlo di gestione privata degli ospedali, intendo con “mentalità da privati”. Chiaramente bisogna razionalizzare le spese e ottimizzare il servizio. Innanzitutto bisogna decongestionare Napoli, delocalizzando meglio le strutture ospedaliere; in secondo luogo si devono accorpare gli ospedali in modo da avere singole strutture che siano autonome. E’ inutile avere un’azienda ospedaliera che, accolto un paziente, non può seguirlo in tutto l’iter, ma deve spedirlo verso altre mete: ciò si traduce in spese inutili, perdite di tempo, e frustrazione dell’eccellenza medica locale. E’ meglio che il malato debba fare cinque chilometri in più, ma per arrivare in un ospedale dove può essere accudito dagli accertamenti, al trattamento della patologia, fino alle dimissioni.
Nel suo programma compare un argomento che, a mio avviso stranamente, non permea la campagna elettorale: il Vesuvio.
Il Vesuvio è una piccola realtà nel panorama regionale, ma io, essendo cittadino vesuviano, vivo con questo un altro rapporto. Vede, innanzitutto ho sempre avversato l’immobilismo che riguarda l’area vesuviana: si è deciso da decenni che la cosa migliore per la zona rossa è non toccare niente. Io invece ritengo che si debbano operare interventi sulla struttura urbanistica, e in questo il piano casa è stata un’occasione persa. Torre del Greco ha un patrimonio edilizio fatiscente, di nessun valore storico o culturale. Bisogna intervenire abbattendo, e ricostruendo. In questo modo si possono delocalizzare, ove possibile, unità abitative e produttive, si possono disegnare nuove strade e piazze. E questo non diventerebbe solo un incentivo all’economia, ma anche un modo fattivo per combattere il rischio Vesuvio.
Lei poc’anzi si definiva un cittadino “vesuviano”. A tal proposito vorrei chiederle come si trova il punto di incontro, nella campagna elettorale per le regionali, tra il radicamento su un particolare territorio, e la necessità di confrontarsi con una circoscrizione molto più ampia, come nella fattispecie è l’intera Napoli e provincia?
Bisogna assolutamente evitare la parcellizzazione dei temi, e dedicare maggiore spazio a quelli principali di interesse più ampio. E’ inevitabile, anche perché non si può pensare di cambiare Torre del Greco senza aver prima cambiato il resto. Personalmente, sarei favorevole per i collegi uninominali, come si faceva per la Camera, perché ritengo importante la conoscenza da parte del candidato del territorio. E’ l’unico modo per interpretarne le esigenze. Oggi se ne parla tanto, ma se ne parla a vanvera, anche a livello di governo nazionale. La gestione dei rifiuti, ad esempio, è stata affidata alle province, ma è chiaro che così è un sistema che non può funzionare: credo sia una decisione che vada rivista.
Dott. Borriello, viviamo in un peculiare momento in cui si fa confusione tra alcune categorie concettuali. Si parla molto, in termini negativi, di politici per professione e di casta; allo stesso tempo si parla, in termini positivi, di politici navigati che hanno ricchi curricula consoni alle responsabilità di governo che si assumono. Rimangono, però, incerti i confini tra i due gruppi. Lei, che è stato consigliere comunale a Torre del Greco, quindi consigliere provinciale, parlamentare, sindaco, può rappresentare questo momento: cosa suggerisce per dirimere la questione?
Io sono favorevole ai politici per professione, in quanto la politica, come tutte le arti, bisogna conoscerla bene per poterla operare al meglio. Al contempo credo che la società civile, di tanto in tanto, debba dare delle sferzate, delle boccate di aria nuova, in quanto sono convinto che chi riesce nella propria professione, possa apportare la propria impostazione anche alla politica.
Roberto Procaccini