Il medico casertano lancia nuove proposte per rendere meno ardua la situazione dei diversamente abili: le famiglie vanno sostenute nelle loro scelte
Va avanti la campagna elettorale per le elezioni del 28 e 29 marzo prossimo e fioccano le proposte. In questo quadro si inseriscono quelle di Salvatore Spagnuolo, medico casertano candidato al consiglio regionale con il Nuovo Partito socialista italiano, partito del candidato governatore Stefano Caldoro. Il candidato nel collegio di Caserta si pone l’obiettivo di costruire e realizzare un “Progetto di vita” per sostenere i portatori di handicap e le rispettive famiglie. Così spiega il senso del suo progetto Salvatore Spagnuolo:”Il mondo dell’handicap – dice Spagnuolo – è straordinariamente complesso, tanto che dire handicap non specifica, non spiega, non chiarisce ed aiuta poco, in quanto è difficile per chiunque cercare di trovare soluzioni, in genere lo si fa focalizzando il tipo di disabilità e cercando di rispondere efficacemente ad esigenze peculiari”. Secondo l’esponente socialista, per l’handicap si fa molto, non tutto, ma molto. Ma nonostante l’impegno non basta. “La società civile pare culturalmente pronta – sostiene il candidato socialista – i servizi sembra ci siano, così come le terapie e gli strumenti terapeutici e riabilitativi pare siano all’avanguardia, ma se la legislazione è attenta, il disabile spesso è disorientato e i genitori del disabile avvertono una profonda solitudine”. Inoltre, il medico casertano punta l’attenzione sulle famiglie dei disabili: “Vanno sostenute e affiancate nelle loro scelte e nelle loro decisioni. Non possono essere lasciate sole”. A questi quesiti che interessano il mondo dell’handicap, Spagnuolo propone una sua ricetta risolutiva. “L’assenza di progetti e di sogni – ricorda Spagnuolo – rappresentano uno dei più grandi handicap. Ci deve essere un modo per sostenere la famiglia nelle scelte e nelle decisioni, per ottimizzare le risorse, per progettare tutto il possibile. Una delle soluzioni – conclude l’esponente socialista – potrebbe essere quello di creare attorno ad ogni soggetto disabile una rete che non cura soltanto, che non segue soltanto spezzoni di vita della persona affetta da handicap, ma che attiva e costruisce un “Progetto di vita”, immaginando un futuro, che coordina le azioni, aiuta e supporta i genitori, andando alla ricerca del miglior percorso terapeutico o riabilitativo”.
Davide De Stavola