I ricercatori dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibam) della sede di Catania, il cui coordinamento è affidato al fisico Paolo Romano e all’archeologo Giacomo Biondi, si occupano dello studio dei vasi policromi di Centuripe ed in particolare di verificare la loro autenticità, poiché, anche se esibiti nei musei di tutto il mondo come pezzi rari, non se ne conosce sempre la provenienza. Ad oggi, infatti, si contano centocinquanta vasi policromi di Centuripe, prodotti tra il 250 e il 100 a.C. nella cittadina della Sicilia centro-orientale che dà loro il nome, di cui solamente una piccolissima parte, circa una decina, sono stati sottoposti ad una accurata analisi per verificarne l’autenticità.
Vasi policromi di Centuripe: pezzi da rari tutti da studiare
Nel corso del tempo, questi vasi sono stati oggetto di falsificazione a causa, sia dell’alto valore di mercato (una pisside nel 2000 fu battuta all’asta per ben 171.000 dollari), sia perché anche se autentici, le pitture a tempera dei vasi che col passare del tempo si sono parzialmente o totalmente cancellate, possono essere state ridipinte. Celebre è il caso di autentici vasi antichi ridipinti in età moderna, che finirono in dono a Benito Mussolini e che ingannarono i maggiori storici dell’arte e archeologi dell’epoca.
Coniugando sapere scientifico e umanistico, intrecciando fisica e archeologia, i ricercatori del Cnr-Ibam sono stati in grado di riscoprire l’autenticità di un vaso policromo di Centuripe, sequestrato dalla Guardia di Finanza nel 1992 ed erroneamente considerato falso, conservato nei magazzini dell’ex Manifattura Tabacchi appartenente all’allora Museo regionale interdisciplinare di Catania e oggi Polo regionale di Catania per i siti culturali.
Fondamentale per l’analisi delle figure dipinte a tempera del vaso, per l’autenticazione del dipinto e per una lettura rinnovata della composizione pittorica, è stato l’utilizzo dell’innovativo scanner mobile a raggi X, progettato e sviluppato presso i laboratori del Cnr-Ibam, grazie alla pluriennale collaborazione scientifica con i Laboratori nazionali del Sud (Lns-Infn) di Catania. L’innovativo strumento, denominato LANDIS-X, ha consentito di identificare in modo del tutto non invasivo ed in situ la paletta dei pigmenti caratterizzanti le figure e di riportare alla luce alcuni dettagli della policromia perduta nella scena ormai sbiadita dipinta sul vaso di Centuripe.
“Il vaso, oggetto di studio – dichiara l’archeologo del Cnr-Ibam, Giacomo Biondi – originariamente si doveva trovare in un’antica tomba di Centuripe, da dove fu sicuramente razziato da scavatori clandestini, che lo immisero nel circuito illegale del mercato antiquario. Vi è rappresentata la scena del rapimento di una fanciulla (verosimilmente allusiva al rapimento di una giovane vita ad opera della morte), in atteggiamento di disperazione, da parte di un aitante giovane tra due figure femminili, una delle quali accorre verso la figura rapita. La particolarità di questi vasi, risiede proprio nelle raffigurazioni, dei veri e propri ‘quadri’ di oltre due millenni fa che anticipano, in alcuni casi, iconografie della pittura pompeiana“.
Vasi policromi di Centuripe: gli studi sull’autenticità
“Solo pochi esemplari di vasi policromi – continua il fisico del Cnr-Ibam, Paolo Romano – sono stati sottoposti ad analisi chimico-fisiche per accertarne l’autenticità. Su buona parte di tali vasi, sparsi nel mondo, grava il sospetto di falsità totale o parziale al punto che, pur rappresentando un’importante capitolo della pittura ellenistica, non compaiono in importanti opere di sintesi come, ad esempio, la recente Cambridge History of Painting in the Classical World“.
In definitiva, quello conservato nei magazzini dell’ex Manifattura Tabacchi di Catania è uno dei pochi vasi policromi di Centuripe al mondo di provata autenticità, senza ritocchi moderni e in discrete condizioni di conservazione. Inoltre, dal momento che le probabilità che nuovi scavi archeologici possano restituire altri vasi simili sono molto ridotte, in seguito alla plurisecolare depredazione delle necropoli di Centuripe, l’opera analizzata assume un’eccezionale importanza documentaria sia per la singolarità della scena raffigurata in questa tipologia di vasi sia per la conoscenza diretta di tecniche e stile della pittura ellenistica.