A margine dell’alta valle del Calore, a 30 Km circa da Avellino, sormontata dal Monte Sassetano, sorge Montella, il “piccolo monte” che abbraccia un’ampia piana tra le alte montagne irpine
Basta solo la vista dall’alto dei 926 metri del Santuario del Santissimo Salvatore per giustificare la visita alla piana di Montella. Lo sguardo spazia sull’alta Irpinia e ci si trova abbracciati dalla quiete dell’atmosfera e dalla purezza dell’aria. L’interno del Santuario, a croce greca con pronao, risale al XVIII secolo. Agosto è il mese giusto per visitarlo: i pellegrini giungono in gran numero per pregare e nello stesso tempo godere dello splendido paesaggio. Montella, il “piccolo monte” alle falde del monte Sassetano, al margine dell’alta valle del Calore, una delle terre più popolate dell’Irpinia. Abitata fin dalla preistoria, probabilmente fu abitato anche in età romana, particolarmente nel periodo augusteo, come lo attestano i numerosi reperti archeologici ed epigrafici rinvenuti. Ma l’epoca più prospera dovette essere quella longobarda come ci attesta il castello ancora oggi visibile e che viene citato in un documento del 762, quando, proprio all’interno del fortilizio montellese, il duca di Benevento Arechi donò il Casale Prati al Monastero di San Benedetto di Benevento. Capoluogo di uno dei sedici gastaldati nell’anno 849, “lu paese” perse man mano potere con l’accrescersi di quello di Nusco, dove intorno al 1080 era sorta una diocesi che ben presto finì per comprendere anche Montella. Un casato illustre della città è stato quello dei D’Aquino: Rinaldo D’Aquino è stato uno degli esponenti più raffinati della scuola poetica siciliana (XIII secolo). Dopo di loro che governarono il feudo fino agli inizi del periodo angioino, Montella fu affidata al nobile spagnolo Garcia Cavaniglia per volontà del re di Napoli Alfonso d’Aragona con il quale la città si conquistò un’ottima fama e reputazione. Parte attiva nei moti risorgimentali e fino a quelli per l’Unità d’Italia, Montella conobbe il brigantaggio che trovò il paesaggio giusto per svilupparsi ed affermarsi. Due sono gli elementi che contraddistinguono quest’area: il commercio e gli edifici di culto. Di chiese ce ne sono davvero tantissime: a cominciare dalla più importante, la Collegiata di Santa Maria del Piano risalente alla seconda metà del XVI secolo. Unica grande navata ed otto cappelle laterali: da osservare ed ammirare una cantoria con un organo straordinario, un pergamo dipinto e laccato, il coro in legno e noce ed il trono dorato situato in alto nell’abside, dietro il policromo altare maggiore. Facciata in stile barocco invece per la Chiesa di Santa Maria della Libertà eretta nel 1603. Di origini molto antiche la Chiesa di San Silvestro restaurata nel 1574 e custode di numerose tele di un pittore locale del Settecento molto noto, G.B. Prudente, presente in tre tele anche nella Chiesa di San Giovanni del 1736. Splendido il portale barocco della Chiesa di San Benedetto e lo stile rinascimentale della Cappella del Purgatorio. Ma, senza alcun dubbio, il complesso monumentale più importante, è rappresentato dal Convento e la Chiesa di Santa Maria del Monte o della Neve con l’annessa cinta muraria ed il castello di epoca longobarda di cui restano la cortina esterna, il mastio e una serie di torri cilindriche. Notevole è lo stile architettonico del convento con il chiostro seicentesco arricchito da numerosi affreschi, il refettorio, le celle ed il patrimonio artistico della Chiesa. Ci sono poi il Convento di San Francesco a Folloni con il suo campanile del 1515, il pronao con il portico a cinque arcate ed il mirabile chiostro rinascimentale a pianta quadrata e a doppio ordine. All’interno della Chiesa da ammirare è il monumento funebre a Diego Cavaniglia eseguito sul modello di alcune opere di Donatello, con un sarcofago sostenuto da tre figure allegoriche e sovrastato da un baldacchino che due angeli tengono aperto per mostrare la statua del guerriero giacente. Infine, il già citato Santuario del Santissimo Salvatore, la Chiesa dell’Addolorata e la Chiesa di San Michele Arcangelo. Anche qui, come in tutti gli altri paesi dell’Alta Irpinia, il terremoto del 1980 ha fatto sentire la sua forza ed ha portato i suoi danni: molti palazzi gentilizi ed alcune case ricche di testimonianze storiche sono andati distrutti. Ma non tutto: è così possibile visitare Palazzo Abiosi con il suo splendido giardino; ci sono Palazzo Bruni, Roccia, Trevisani, Coscia, Capone e Villa De Marco con le sue preziose finestre in stile gotico. La piana di Montella è particolare anche per quanto riguarda la flora: faggi, carpini, elci, querce e roveri sono gli alberi più diffusi. Da visitare assolutamente alcuni punti del territorio: la Grotta del Caperone impreziosita da stalattiti e stalagmiti; quella dei Cantraloni; la piana di Verteglia, le ripe della Falconara ed il monte Accellica. In quest’area, oltre ad esserci delle ricche coltivazioni di cereali e patate, ortaggi e frutta e soprattutto noci, mele e castagne, risulta essere importante l’allevamento del bestiame, in particolare delle mucche, che ha favorito un’abbondante produzione di latticini freschi e stagionati. Polo commerciale importante dell’Alta Irpinia contempla una varietà di attività industriali: mulini, cave di sabbia, lavorazione del marmo, fabbriche di laterizi e di materiali da costruzione. Ora che si avvicina il mese di Agosto, Montella offre il meglio di sé con gli eventi dell’Estate Montellese e con le celebrazioni del 5 agosto per Santa Maria della Neve ed il 15 agosto per la Madonna della Libera, festeggiata con una tradizionale processione in ricordo dei superstiti della terribile peste del 1556. Ma il 15 agosto è soprattutto il giorno della festa patronale in onore di San Rocco. Il 26 agosto invece è di scena la Fiera dei Martiri. Per quanto riguarda la gastronomia, mese in cui visitare e mangiare a Montella è Novembre in cui si tiene la Mostra mercato dei prodotti tipici dell’Alta Valle del Calore e l’imperdibile Sagra della Castagna, frutto tipico e rappresentativo della zona. La castagna di Montella è un prodotto ad Indicazione Geografica Protetta (IGP). Altri prodotti tipici sono poi il caciocavallo podolico, il fiordilatte, la ricotta di fuscella, la scamorza, la treccia manteca (formaggio simile alla ricotta), il liquore di castagne di Montella, il fragolino, il torrone di castagna, le castagne del prete, le castagne infornate, le castagne mosce, la mela limoncella, la sopressata Irpina, il Pane di Iurmano (ottenuto con la farina di segale), funghi e tartufi. Il mio consiglio, dopo aver mangiato in uno dei ristoranti tipici della zona (La Cantina di Bacco, la Dimora, Antica Osteria, Conca d’Oro) o ancora meglio in uno dei tantissimi agriturismi (Terminio, La Follonella o Pericle) è quello di andare a bere qualcosa al Piper, un locale al centro di Montella ben curato e con una struttura progettata nei minimi dettagli anche nell’illuminazione a scenari, luogo di ritrovo dei tanti giovani montellesi.
Fioravante Conte