Una città dalle mille anime: una classica, antica fatta di palazzi, villaggi preistorici, resti greci ed una contemporanea caratterizzata dal Vulcano Buono di Renzo Piano ed il Cis Interporto. Ma vi è un’anima che le unisce tutte: l’anima della festa dei Gigli, unica al mondo per partecipazione, devozione e creatività . Siamo a Nola, porta di accesso da Napoli all’area irpina e sannita
L’Imperatore Ottaviano Augusto, Giordano Bruno, San Felice e San Paolino di Nola: sono questi solo alcuni dei nomi illustri legati alla città di Nola. Più volte candidata a diventare capoluogo di regione, la città dei Gigli non ce l’ha mai fatta. Ma grazie alla sua festa è famosa in tutto il mondo. “è un’emozione talmente grande, talmente grande, che chi non la vive insieme a noi non si può spiegare” dice Peppe Cutolo, capo paranza dei volontari. Ed effettivamente ci si rende conto di quanto fantastica sia questa festa solo partecipandovi attivamente o guardando a mente aperta la “domenica dei gigli”: quella domenica successiva al 22 giugno di ogni anno dedicata a San Paolino morto appunto il 22 giugno del 437. Per perpetuare anche dopo la morte del santo il ricordo dei gigli sparsi sul suo cammino al suo ritorno in città dopo la prigionia in Africa Settentrionale, una delegazione di otto cittadini, scelti fra le varie classi artigiane, fu incaricata di ripetere ogni anno la cerimonia, sostituendo ai gigli delle mazze inghirlandate di fiori. Le mazze, otto, divennero sempre più grandi fino alle dimensioni colossali di oggi: legno di pioppo per 25 metri, base quadrata alta 3 metri e larga 2 metri e mezzo. Su di essa si innalza una cuspide prismatica che si sviluppa intorno a uno scheletro detto “borda”. A due metri di altezza c’è la postazione per la banda. Paranze di collatori sono al di sotto a trasportare la struttura fieri della gobbetta di San Paolino, una specie di callo che si forma sulla spalla che “porta in sfilata” per le viuzze strette del centro storico della città il giglio, tra balli e canti. Tutti i Gigli sono rivestiti di cartapesta ed all’estremità , in cima alla cuspide, mostrano una statua sacra o la croce. Il rivestimento è ovviamente diverso per ogni Giglio e gli artigiani nel crearlo si ispirano ogni anno a motivi religiosi, storici, sportivi o di attualità di particolare rilievo. Quest’anno ad esempio ce n’era uno contro la guerra fatto con tanti fogli di giornale a forma di colomba che trattavano notizie di guerra. È straordinaria la partecipazione della gente: la città nel suo centro storico è gremita fino all’inverosimile. Quest’anno è possibile che la Festa entri a far parte del Patrimonio immateriale dell’Unesco. Oltre agli otto gigli viene costruita poi anche una barca, anch’essa portata a spalla, in cui viene posta la Statua di San Paolino e quella del turco con una sciabola in mano rappresentante i Vandali. Gli otto gigli rappresentano le otto corporazioni i cui rappresentanti quindici secoli fa andarono incontro a San Paolino. La festa coinvolge non solo tutta la città ma anche i paesi vicini ed è accompagnato da un programma culturale, di spettacoli e di iniziative che dura per tutto il mese di Giugno. Quest’anno è stata prolungata fino al 10 luglio. Davvero trovo difficoltà a descrivere una festa che regala emozioni forti ed autentiche ed in cui scompare ogni differenza di classe e di status sociale soprattutto all’interno delle paranze: a questo proposito segnalo, per farsi un’idea, il trailer del documentario scritto e diretto da Andrea Parente “Il giorno del cielo” e reperibile sul sito www.igigli.org/blog/2010/06/il-giorno-del-cielo/. Inoltre è in costruzione un museo dei Gigli, al posto del vecchio campo sportivo di Nola, in cui saranno conservate le testimonianze materiali e non di questa splendida festa Ma facendo un giro per la città scopriamo che Nola mantiene testimonianze di tutte le epoche, dalla preistoria fino ad oggi.
Il toponimo Nola viene fatto risalire all’osco Nuvla dal signficato di “Città nuova” in riferimento alla città mitica di Hyria o Uri fondata dagli Ausoni ed andata distrutta. Nella rifondazione di questa “città nuova” rimasero però elementi molto antichi che oggi sembrano emergere dalle scoperte del Villaggio Preistorico di Nola. Questo eccezionale ritrovamento chiamato anche la Pompei della Preistoria, è datato Età del Bronzo Antico e fu seppellito dall’Eruzione del Vesuvio detto delle Pomici di Avellino. È unico nel suo genere perchè conserva i resti di alcune capanne primitive: si sono conservate attraverso il loro calco nel fango e nella cenere che le ha inglobate, permettendo così anche la conservazione di tutte le suppellettili che si trovavano nel momento dell’evento catastrofico. Oggi c’è bisogno di valorizzare questa scoperta, preservare e continuare gli scavi. Purtroppo i fondi sono pochi e tutte le buone intenzione delle associazioni non possono combattere la mancanza di fondi. Opici, Etruschi, Greci, Sanniti ed infine Romani con cui comincia una sorta di declino che vede Nola divenire un piccolo centro agricolo conquistato da Silla nel 79 a.C. per farne una colonia di veterani. La nuova rinascita si ebbe grazie alla Chiesa: a partire dal 409, anno in cui divenne vescovo di Nola Meropio Ponzio Paolino. Fondatore del complesso basilicale di Cimitile (Vedi FioreVAgabondo a Cimitile) è in suo onore che è nata la festa dei Gigli ed in particolare al giubilo, al tributo che gli fu offerto al suo ritorno dall’Africa Settentrionale dove, si dice, aveva riscattato un giovane di Nola fatto schiavo dai Vandali che avevano occupato la città . Dominazione Gota, Longobarda, incursioni dei Saraceni ed infine i Normanni con i quali cominciò a svilupparsi in modo più forte l’agricoltura. Nola passò poi nel Regno di Sicilia e con Federico II di Svevia vide nascere anche l’Università . Dopo un accenno di ribellione fu espugnata da Manfedi nel 1257. Ci fu poi la successione delle grandi famiglie: Svevi, Angioini, Orsini. La Signoria degli Orsini durò a Nola fino al 1533. Particolare è il rifacimento che da alcuni anni fa rivivere il corteo storico degli Orsini con una sfilata in costume del XIV secolo. Il XVII secolo vide una eruzione del Vesuvio, la peste ed un terremoto: fattori che portarono nei secoli successivi solo decadenza economica e poi culturale. Unica nota positiva la costruzione del Seminario diocesano su disegno del Vanvitelli e la Caserma principe Amedeo. Con i moti carbonari Nola fu non solo il centro delle rivolte (da qui infatti partì quella capeggiata da Morelli e Silvati) ma anche una base del brigantaggio.
Ma andiamo a passeggio per Nola: partendo dal centro, da piazza Duomo su cui si erge lo splendido duomo di San Felice e sorge una statua dedicata all’imperatore Augusto morto a Nola il 14 d.C.. Piazza Duomo rappresenta la piazza principale della Festa dei Gigli in cui avviene la benedizione delle strutture che dopo una giornata in giro per le vie del paese a “ballare” qui fanno ritorno. La Cattedrale costruita nel 1395 subì un incendio nel 1861 con cui andò persa una splendida cappella con marmi policromi e stucchi dorati in cui vi erano i dipinti illustranti la vita di San Felice. La facciata assoggettante la piazza è splendida da ammirare soprattutto a notte fonda durante il periodo estivo. Essa è preceduta da un portico con sei colonne in stile ionico e presenta sulla sinistra un campanile che si chiude a cupola. La chiesa è a croce latina e divisa in tre navate separate da pregevoli colonne monolitiche di granito grigio. Importante è la cripta del Duomo costruita sui resti di un antico tempio forse dedicato a Giove e consacrata a San Felice. Caratteristica è la commistione dell’arte germanica con quella mediterranea che a Nola trova tutta la sua forza nelle splendide cupole policrome delle sue chiese. E proprio il campanile racchiude tutta la storia millenaria della città poiché ogni epoca vi ha lasciato un segno indiscusso: stile romanico per la torre con influssi arabo-siculi; bifora siculo-normanna; colonne angolari di influsso bizantino. Dal lato sinistro del transetto della Cattedrale si può accedere alla Chiesa dei Santi Apostoli detta anche dei Morti, la cui costruzione si fa risalire all’epoca della cripta di San Felice ossia il 95 d.C. circa: probabilmente fu la prima basilica paleocristiana di Nola. Senza dubbio la struttura più interessante dell’intero agro nolano è il complesso di Santa Chiara costituito dagli ambienti del monastero, dalla chiesa di Santa Chiara ora in restauro e dal chiostro. Importanti sono le decorazioni parietali della chiesa: il più interessante è quello che raffigura la Madonna dell’Umiltà attribuito da numerosi studiosi a Simone Martini. Trecentesca è poi la Chiesa della Misericordia nota anche come Chiesa di San Biagio. Vi è poi la settecentesca Chiesa nuova di Santa Chiara e la settecentesca Chiesa del Gesù la cui facciata è rivestita di marmi asportati dall’anfiteatro romano come la Reggia Orsini. Vi è poi la Chiesa della Santissima Annunziata o del Collegio e la Chiesa dell’Immacolata con facciata neoclassica e cuspide del campanile rivestita di piastrelle maiolicate. Oggi quest’ultima è divenuta una Chiesa frequentata per la maggior parte da gruppi etnici differenti.
Da ammirare è il convento di Sant’Angelo in Palco in posizione panoramica come un palcoscenico a ridosso della montagna sulla pianura sottostante. È suggestivo guardarlo di sera. Da segnalare il Convento di Santa Maria degli Angeli o dei Camaldoli di Nola ed il Convento dei Cappuccini.
Per quanto riguarda i palazzi: Palazzo Orsini detto anche “Reggia Ursinorum” da Ambrogio Leone del XV secolo. Da qui partirono i tenenti Morelli e Silvati il 2 luglio 1820 per dare vita ai moti carbonari. Vi è poi il Palazzo vescovile, il Seminario Vescovile la cui fama è legata alla conservazione di numerosi marmi con incisioni in latino arcaico ed etrusco ma soprattutto alla custodia del Cippus Abellanus, un blocco di pietra in lingua osca risalente al 150 a.C. in cui si trova scolpito il testo di una convenzione tra Nola e Abella, antica città distrutta dai sanniti. Ci sono poi i resti di Castel Cicala o Castello di Santa Lucia dal nome della santa protettrice del monte. Si ipotizza che sullo stesso colle Cicala ci fosse la casa di Giordano Bruno identificata in un rudere in una contrada del colle. A Nola esiste anche un parco letterario dedicato al libero pensatore “Giordano Bruno” arso in Campo dei Fiori nel 1600.
Oltre alla festa dei Gigli vi è un’altra festa che ha luogo dall’11 al 18 novembre in onore di San Felice, patrono di Nola.
Di locali a Nola ce ne sono molti: sono per la maggior parte pizzerie, ristoranti e lounge bar. L’unica discoteca è il Glitter nella frazione di Boscofangone. Ma veri ritrovi della movida nolana sono i lounge bar lungo la “route 7 bis”, la statale 7 bis: Antares e Musa Cafè in primis. All’interno della città c’è poi il Cabala, splendido localino per musica e birra in cui molto spesso si organizzano serate particolari incentrate sull’alternativo o sul jazz, con presentazioni di libri e di nuovi gruppi musicali; Ancora vi è l’Opson Cafè, il famosissimo “Da Silvio” che soprattutto nel periodo dei gigli è frequentatissimo e “Da Gigione” ottimo per spuntini in nottata. Le gelaterie nella terra dei gigli sono ottime: il rinomato Gigi Gelo che ora ha bissato con Giò Ice e Ciacco Gelo. Numerose sono poi le pizzerie: dai Fratelli la Bufala al Vesuvius fino al rinomato Gallery. Di una squisitezza unica sono poi i panini da Sandokan: la porchetta è quella squisita di Ariccia!
Nola però è famosa anche a livello commerciale per la presenza di una delle più rilevanti realtà commerciali d’Europa: il Cis Interporto di Nola è una vera e propria città degli affari specializzata nella distribuzione non alimentare. È strutturato in isole in cui trovano posto circa 300 aziende per la vendita all’ingrosso. Dalla forma unica di vulcano, in corrispondenza sul versante opposto del Vesuvio c’è lo straordinario centro commerciale “Vulcano Buono” progettato da Renzo Piano: al suo interno trovano posto per la vendita al dettaglio numerosissimi esercizi commerciali e una piazza in cui si organizzano molto spesso fiere e concerti di levatura nazionale.
“Ho cercato un appiglio ideativo e non poteva che essere il Vesuvio” ha detto Renzo Piano, aggiungendo “Mi sono trasformato in topografo, ma anche in contadino perchè ho voluto progettare nel totale rispetto del paesaggio. Ho costruito una magnifica piazza (…), un posto dove le differenze spariscono, dove lo stare insieme diventa rito di scambio. Credo che il successo di questa struttura sia da attribuirsi innanzitutto al territorio, perchè dentro si respira l’aria di Napoli e Nola e perchè rappresenta (…) una finestra sul mondo.”
Fioravante Conte
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