Tra la valle di Ansalte e quella dell’Ofanto, uno dei fiumi più grandi del meridione, su uno sperone a 45 Km da Avellino, nel cuore dell’alta irpinia, sorge Sant’Angelo dei Lombardi, famosa per il suo castello, le numerose chiese e i piatti a base di cinghiale
“Le strade lastricate e pulite mi fecero buona impressione. Se Morra è il mio paese, Sant’Angelo è la mia città “. Così descrive Sant’Angelo dei Lombardi Francesco De Sanctis nel 1800, originario della vicina Morra. Di probabile origine longobarda, la città è caratterizzata dalla presenza di un castello che assieme agli altri tre presenti nelle città vicine di Torella, Monticchio e Guardia, egualmente denominate dei Lombardi, costituisce quella linea di quattro castelli edificati per motivi di difesa lungo la linea di confine del Gastaldato di Conza che faceva parte del principato di Salerno. A metà strada tra le due splendide ed antiche cittadine romane di Compsa (Conza della Campania) ed Aeclanum (Mirabello Eclano), la città fu sede diocesana a partire dal 1076, quando Roberto il Guiscardo passò di qui nella marcia per la conquista di Salerno. All’inizio il territorio di Sant’Angelo comprendeva anche quello dell’attuale comune di Lioni che divenne autonomo alla fine del XV secolo. Baroni e famiglie nobiliari nella storia della città si avvicendarono al potere fino ai Caracciolo e ai Marino. Importante la partecipazione dei santangiolesi ai moti rivoluzionari risorgimentali e la crescita della città nell’epoca napoleonica che divenne uno dei tre circondari amministrativi in cui fu divisa la provincia di Avellino. Fondamentalmente la struttura di Sant’Angelo dei Lombardi è stata straordinariamente medioevale fino al terribile 1980 quando il terremoto in Irpinia distrusse tutto. La ricostruzione poi privilegiò il moderno rispetto all’antico. Il Castello però è ancora lì, erto e solido, imponente come una fortezza, quale appunto in principio era. Presenta un ampio cortile centrale e mura perimetrali esterne. Bella la facciata con un cinquecentesco portale d’ingresso e un’importante epigrafe, di epoca classica, incisa su una grossa pietra. Mirabile anche la torre poligona decussata. Nel cortile si trova anche una cisterna cilindrica con volte a crociera: al di sotto, un’ampia Chiesa di epoca normanna scoperta a seguito di lavori di scavi che presenta ancora un’abside trilobata, un’area presbiteriale e tre navate divise da archi. Le famiglie Caracciolo ed Imperiale usarono il castello come residenza. Testimonianza dell’epoca cinquecentesca è la Casa Cecere per i due portali, ornati l’uno con un candeliere e l’altro con i pilastrini, oltre a tante decorazioni e sculture in marmo dello stesso periodo. Una visita la merita anche la Cattedrale, di stile romanico ma gravemente danneggiata nel corso dei vari terremoti succedutisi negli anni fino al terribile del 1980. Presenta una facciata interamente in pietra e tre navate all’interno divise da pilastri, numerose opere pittoriche e scultoree, statue lignee, uno straordinario organo in legno intagliato e dorato ed un altrettanto splendido coro intagliato, anch’esso in legno, di arte locale, del Settecento. Sul fianco della chiesa sorge la torre campanaria del Cinquecento. Altro complesso che merita un’occhiata è costituito dalla Chiesa e Convento di San Marco. Sulla facciata della chiesa, divisa da cordoni a riquadri, si apre un bel portale in pietra rinascimentale, sormontato dallo stemma di Clemente XIV. C’è poi il convento in cui sono custoditi i sarcofagi di feudatari e signori locali. Inoltre, l’antico convento fu adibito a carcere dal 1963 al 1980. C’erano poi la Chiesa ed il Convento di Santa Maria andati completamente distrutti con il sisma del 1980: la chiesa era di ricca e fastosa struttura barocca. Qualcosa è andato salvato.
Ma senza dubbio il monumento più importante di tutta la zona e forse dell’intero mezzogiorno è l’artistico e storico complesso monastico di San Guglielmo al Goleto, costruito dal XII al XVIII secolo e restaurato ultimamente. Fondato da San Guglielmo da Vercelli nello spazio occupato da tempio dedicato al dio Sole e dalle terme romane, all’inizio era un grande cenobio per uomini e donne. L’abbazia si componeva di un monastero, una chiesa superiore, una chiesa inferiore, la chiesa grande, il cimitero, la torre ed il casale.
Per quanto riguarda gli appuntamenti da non perdere nel paese è da ricordare l’intero Agosto santangiolese in cui si organizzano numerose manifestazioni artistiche, culturali e gastronomiche quali la sagra del fusillo o il festival del jazz. Per chi poi vuole passare una serata divertente in un tipico pub irlandese, il consiglio è per The Shire, dove Luigi, il giovane proprietario, organizza sempre serate allegre e coinvolgenti, ora con il Karaoke, ora con il quiz game Il Cervellone. Ottima birra, panini saporiti, ingrediente genuini e cordialità al massimo. Piatti tipici eccellenti e soprattutto da assaggiare quelli a base di un ottimo cinghiale. Di sicuro non ve ne pentirete.
Fioravante Conte