La più piccola delle tre isole partenopee è anche la più autentica. Penetra nel cuore. Con i suoi colori ed i suoi profumi si è conquistata un posto nella storia del cinema e della letteratura con Il Postino, Il talento di Mr Ripley e l’Isola di Arturo di Elsa Morante. FioreVagabondo è a Procida, l’isola dei 6000 passi
Non è solo la più piccola delle isole che si affacciano sul golfo di Napoli. È anche la meno turistica. Ma senza dubbio la più autentica. Si tratta di Procida, lontana dalla mondanità elitaria di Capri e priva del richiamo termale di Ischia ma ricca di quella bellezza semplice, quel fascino percepibile fin dal primo piede che si poggia sui suoi 4,14 Km² di superficie. L’isola di natura vulcanica sarebbe nata dall’attività di ben sette crateri presenti migliaia di anni fa ed ancora visibili lungo le coste. La piccola Procida è stata addirittura misurata a passi: per raggiungere un qualsiasi punto dell’isola da un qualsiasi altro più estremo si percorrono al massimo 6000 passi. L’isola fu già descritta, in epoca classica da Giovenale, da Stazio e da Virgilio. Nella letteratura volgare, Procida diviene la scena della sesta novella della quinta giornata del Decamerone di Boccaccio, in cui, sullo sfondo della guerra del Vespro, si narra l’amore di Gian da Procida per la giovane Restituta. Ancora più vicino a noi possiamo segnalare il romanzo Graziella scritto da Alphonse de Lamartine, venuto a Procida nella prima metà del XIX secolo. Nel nostro secolo è invece celebre L’isola di Arturo (1957), una delle maggiori opere di Elsa Morante, scrittrice alla quale è dedicato il premio letterario “Procida, Isola di Arturo, Elsa Morante”. assegnato da diversi anni. Le emozioni che si provano, i sentimenti che suscitano i colori, i paesaggi e gli odori dell’isola si sentono a pieno: “Uscivo, e mi pareva che tutti in terra non facessero altro che baciarsi: le barche, legate vicine lungo l’orlo della spiaggia, si baciavano! Il movimento del mare era un bacio, che correva verso l’isola; le pecore brucando baciavano il terreno; l’aria in mezzo alle foglie e all’erba era un lamento di baci. Perfino le nubi, in cielo, si baciavano!”. Passando al cinema, l’isola è nota per aver lasciato un altro grande ricordo: Massimo Troisi ed il film Il Postino, liberamente tratto da Il postino di Neruda di Antonio Skà rmeta e girato nei mesi di marzo, aprile e maggio del 1994 nelle località più belle dell’isola: Marina di Coricella e la spiaggia del Pozzo Vecchio. Ed i suoni della location, quelle carezze alle orecchie che il postino Mario registra al poeta Pablo Neruda ma che non completa per il sopraggiungere della morte: le onde piccole e grosse, il vento tra i cespugli. Anche le assordanti campane della chiesa troveranno posto sul prezioso nastro assieme al battito del cuore del figlio in arrivo e alle reti tristi del padre. Luoghi importanti a Procida anche per un altro film, Il talento di Mr. Ripley. dal romanzo “Deep Water” di Patricia Highsmith, sono la Piazza Marina Grande, via Principe Umberto, il tratto di strada tra la Chiesa di S Leonardo e la Chiesa di S Maria della Pietà , Piazza dei Martiri e la salita via S Rocco. Ma passiamo alla storia dell’isola: ne parla già Plinio individuando l’etimologia del nome in prochein, “versare” riferendosi alle eruzioni che l’avevano interessata e dunque facendo poi derivare il nome da Prochita o Prochite. Significherebbe invece “prima di Cuma” Prokume, per Livio che la identifica come colonia dei Greci della Calcidia. Ma in realtà gli unici insediamenti scoperti sono stati sull’isolotto di Vivara e risalgono all’epoca micenea. Dal Medioevo in poi le notizie sull’Isola di Arturo si fanno più importanti con la successione delle varie famiglie nobiliari: i Da Procida nel XIII secolo, i Cossa tra il XIV ed il XVI e i D’Avalos fino al 1743, anno in cui passò nella mani degli Inglesi che intervennero prima nel 1799 durante la Repubblica partenopea e poi nel 1806 contro Giuseppe Bonaparte e nel 1813 contro Gioacchino Murat. I nuclei più antichi sono la cortina continua del porto della Marina di Sancio Cattolico ed il borgo di Terra Murata da cui è possibile ammirare in tutta la sua bellezza la Corricella, uscita dalle pennellate colorate di un pittore ottocentesco, l’area della Marina di Chiaiolella ed il rione di Sant’Antonio da Padova.
La Marina di Sancio Cattolico, detta Marina Grande, è il principale approdo di Procida e deve il suo nome originario ai possedimenti appartenenti alla Chiesa Cattolica Maggiore fin dal Cinquecento. Appena si scende dal porto ci si trova dinanzi ad un colorato miscuglio dei pastelli delle case che si aprono a ventaglio sul costone settentrionale. Tra queste l’antico Palazzo Merlato, antico convento seicentesco del quale oggi è rimasta solo la merlatura sul terrazzo insieme ad una piccola cappella che si affaccia sull’esterno. Proseguendo, la Chiesa di Santa Maria della Pietà dei Pescatori: a partire dalla metà del 1500 per i procidani cominciò uno sviluppo edilizio proprio grazie al Pio Monte dei Marinai che, sorto nel 1616 nella Cappella della Madonna della Pietà , sviluppò un vero e proprio patrimonio immobiliare. Fortemente voluto da alcuni armatori della marina mercantile di Procida, il Monte dei Marinai nacque con lo scopo di sovvenire con elemosine e medicine i marinai e tutti i padroni di barche, feluche e bastimenti dell’isola, come pure per concedere doti alle figlie legittime e riscattare chi fosse caduto in schiavitù. Il tempo delle costruzioni è segnato da apposite mattonelle di ceramiche apposte nelle murature esterne delle costruzioni. La più antica è databile al 1699. La Marina Grande rappresenta inoltre anche il biglietto da visita per chi sbarca a Procida. E’ qui che si percepisce il valore del mare ed il legame stretto del Procidano con esso: nel primo pomeriggio, le paranze ritornano dopo una lunga notte di lavoro e vendono una parte del pescato ai propri cittadini ed ai visitatori.
Risalendo verso la parte più alta dell’isola ci si può rendere conto perché il borgo di Terra Murata, grazie alla naturale conformazione del costone a picco sul mare, costituì un perfetto rifugio dalle pericolose e violente invasioni barbariche. Esso è raggiungibile solo attraverso un’irta salita, percorrendo la quale, è possibile ammirare, da una serie di belvedere, il suggestivo e colorato borgo marinaro di Marina Corricella prima e quasi l’intera isola poi. Per accedere alla cittadella medievale di Terra Murata vi sono degli antichi portali: Porta di Ferro e Porta di Mezz’Omo. Nel 1520 il borgo Terra Murata, cinto di mura e munito di batterie, permetteva l’accesso tramite tre porte, di cui la più importante, quella a Mezzogiorno, costituita da un arco in piperno, custodiva l’immagine di una mano con pugnale, simbolo di Giovanni da Procida. Tra gli edifici più significativi del borgo devono essere ricordati l’ex Conservatorio ed il Complesso di San Michele Arcangelo, a picco sul mare a circa 92 metri d’altezza. L’edificio è il risultato di numerose stratificazioni e trasformazioni avvenute nel corso dei secoli: la parte più antica risale al XV secolo anche se, nell’Archivio di San Gregorio Armeno a Napoli, è stato ritrovato un documento risalente al 1026 che attesta l’esistenza di un monastero nello stesso luogo dedicato a Sant’Angelo. Furono i Benedettini ad edificare un primo oratorio, elevato poi ad Abbazia, dedicato all’Arcangelo Michele proprio nel periodo in cui lasciarono l’isola: era il 1520. Qualche anno dopo le incursioni di Khair Ad-Din detto il Barbarossa, danneggiarono il complesso. Attualmente, l’Abbazia di San Michele Arcangelo è tra le chiese più prestigiose e ricche del meridione d’Italia: essa si sviluppa su una pianta a croce latina con tre navate e 17 altari. Tra le opere d’arte conservate spicca un dipinto raffigurante San Michele Arcangelo che con la spada infuocata difende Procida dall’assalto dei Musulmani. Lungo il costone che cinge il borgo, in vista del mare, sorge il Palazzo Reale o Palazzo D’Avalos, dal nome di una della più importanti famiglie dell’isola. Fondato nel 1554 da Innico D’Avalos, cardinale d’Aragona, divenne successivamente spazio per la caccia regale al fagiano e poi bagno penale.
Discendendo da Terra Murata, ecco profilarsi come sospesa sul mare, la Chiesa di Santa Margherita Nuova, a navata unica absidata, risalente al 1586 e parte del più ampio complesso conventuale Domenicano. In piazza dei Martiri sorge invece la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, a croce greca con tre bracci absidati e una cupola con tamburo ottagonale. Merita una visita anche il Casale del Vascello, risalente al XVI secolo. Altra Chiesa importante quella della Santissima Annunziata che ha inglobato una più antica Chiesa dedicata a Santa Maria del Gesù: a croce latina e tre navate con cappelle laterali. La struttura presenta anche un atrio molto ampio ed una cupola. Vi è poi la Chiesa di Sant’Antonio da Padova con il rione che da essa trae il suo nome: realizzato nella prima metà del Seicento, presenta un’unica navata absidata con tre cappelle rettangolari per lato e copertura con volta a botte. Numerosi sono i palazzi signorili: Palazzo Montefusco noto anche con il nome di “Palazzo della Catena” per una catena posta all’ingresso dell’edificio con la quale, secondo leggende popolari, venivano puniti gli eventuali intrusi; Palazzo Russi con uno splendido giardino sopraelevato; Palazzo Costagliola del XIX secolo; Villa Costanzo con tre corpi di fabbrica dai differenti prospetti ed infine il settecentesco Palazzo Cammarota.
Altra splendida zona dell’isola, tutta da amare, è la Marina della Chiaiolella con il suo accogliente porticcciolo. E’ considerata la marina turistica di Procida. Con la sua lunga spiaggia di Ciriaccio suddivisa in Ciriaccio e Ciracciello, ricca di stabilimenti balneari, approdi turistici, bar, ristoranti, pizzerie, hotels, pensioni e case vacanza, questa è la zona più ambita dai villeggianti. Il porticciolo turistico sorge su di un antico vulcano spento. L’edificio più significativo dell’intera zona è la Chiesa di San Giuseppe eretta nel 1842 per sovvenire alle esigenze di culto degli abitanti che vivevano quasi isolati dal resto dell’isola. Da Marina Chiaiolella, risalendo per Santa Margherita è possibile ammirare il piccolo isolotto di Vivara: in questa zona sono visibili i ruderi di un antico cenobio benedettino risalente all’VIII secolo. L’isolotto di Vivara, di origine vulcanica, appartiene oggi ad un parco naturale collegato a Procida tramite un pontile di servizio dell’acquedotto campano pericolante. Nel Settecento Vivara per volontà di Carlo III di Borbone fu destinata a vivaio di fagiani e riserva reale di caccia. Dal 1794 la Regione Campania si è fatta carica di preservare l’isola e sottrarla alla speculazione privata garantendo la salvaguardia dell’attuale riserva naturale.
Vi è infine la marina più antica di Procida: la caratteristica e suggestiva Corricella si affaccia come un piccolo presepe colorato sul mare. Il porticciolo risale al Seicento mentre il nucleo abitativo, unico nel suo genere, ha origine in epoca ancora più remota. Si sente in questo quartiere tutta la semplicità e l’attaccamento al mare dell’isola. Camminare tra le sue stradine senza rumori, guardare i pescatori che filano le reti, sentire il profumo del mare, è un qualcosa davvero di speciale. E magari gustare le tapas (gli stuzzichini) di pesce che qualche buon imprenditore dall’occhio lungo vende in tavernette dalla struttura arcaica e dimessa. Oppure fermarsi alla locanda del Postino, il luogo in cui è stato girato il famoso film con Troisi. O ancora alla Gorgonia, sul porticciolo dei pescatori, dove il pesce arriva appena pescato. Ottimo in località Ciriaccio anche lo Scarabeo: a gestione familiare come il Gorgonia, offre un giardino limonaia splendido ed una cucina che si adatta a quanto il mercato del pesce propone quotidianamente.
Per quanto riguarda il folclore e le tradizioni dei Procidani, la religiosità si avverte fin da subito, osservando le numerose edicole devozionali dedicate alla Madonna o all’Arcangelo Gabriele sparse qua è là per l’isola. Proprio in onore di quest’ultimo, l’8 maggio, la Congrega dei Rossi e dei Gialli organizza una grande processione. Spetta alla confraternita dei Bianchi invece l’organizzazione della processione del giovedì Santo detta degli Apostoli: designati fin dall’anno precedente, ” i dodici apostoli”, in tunica e cappuccio bianchi con corona di spine e croce di legno in spalla, procedono uno dietro l’altro preceduti da un centurione e seguiti dai membri della confraternita. Per quanto riguarda invece la processione del Venerdì Santo, il corteo parte da Terra Murata recando con sé la statua della Madonna Addolorata con il Cristo Morto, opera settecentesca dello scultore napoletano Lantriceni. L’organizzazione si deve alla confraternita dei Turchini, che si dedica con zelo all’allestimento dei Misteri, fantasiose costruzioni in cartapesta che rievocano episodi della storia sacra. Tipica poi è la “festa della Graziella” (dall’eroina del racconto di Lamartine) e la “Sagra del Mare” caratterizzata da piatti tipici locali a base di molluschi e pesce fritto e dalla tradizionale sfilata dei gozzi. Ora non resta altro che scoprire questa splendida isola, terra di vigne ed agrumeti e ricca di quella semplicità preziosa sempre più difficile da trovare.
Fioravante Conte