Tra i “ciucci” di Cuccaro Vetere. Arroccato tra i monti che degradano verso Palinuro, Cuccaro è un paesino di settecento anime che nel mezzo dell’Estate attrae, per il suo “Palio dei Ciucci”, un turismo particolare, quello curioso, amante delle tradizioni, della gastronomia e della vita contadina. E così quest’anno il “ciuccio” è stato celebrato per la trentesima volta
E’ il simbolo dell’essere contadino. Dona identità . “O ciuccio” nel dialetto napoletano è anche la mascotte della squadra di calcio partenopea: è l’asino, il somaro, il ciuco. Da sempre preferito ai cavalli nel mondo contadino perché meno costoso dal punto di vista del sostentamento e mantenimento, il cosiddetto “cavallo dei contadini” costituisce per il piccolo paesino del Cilento, Cuccaro Vetere, forza attrattiva per i turisti nel mezzo dell’estate. Il Palio del Ciuccio quest’anno è arrivato alla sua trentesima edizione ed ha visto, oltre alla tradizionale gara, eventi musicali, incontri culturali e le folcloristiche sfilate di personaggi in costumi tradizionali nonché i lauti simposi di prodotti gastronomici della migliore cucina cilentana. L’inimitabile Pizza Fritta Cilentana, la Minestra Strinta, il Panino con Soffritto, Castagne e fagioli, Lagane e Ceci, Cavatielli alla cilentana sono solo alcune delle numerose pietanze gustate durante il Palio. Panegirico dell’asino che fin dall’inizio della storia occidentale è stato utilizzato per tirare carri e trasportare carichi e persone. Ed il mondo contadino lo sa bene. Forza, resistenza e docilità ne fanno ancora oggi uno degli animali più importanti in molti paesi in via di sviluppo. Un “asino d’oro” per Cuccaro Vetere (come per Apuleio) in grado di attrarre numerosi turisti nel cuore del Cilento e portando benefici all’economia rurale del paese. Il toponimo di Cuccaro è di origine dialettale e rimanda al significato di “cima”, “punta” proprio in riferimento al fatto che il paese sorge arroccato su di una collina (In castro cucculi). Nel passato il paese fu sede di insediamenti benedettini e parte dell’Antico centro della Baronia di Novi. Passò poi nelle mani di varie famiglie quali i Carafa, Pignatelli di Monteleone, Zattara, Pasca, Galeota ed infine, fino al 1806, al baronaggio dei Pappacoda. Il paesino ha tratto sempre sostentamento dalla terra: in particolare dalla transumanza degli ovini e dalle ricche sorgenti d’acqua utilizzate in passato da una gualchiera per la lavorazione dei panni lanna e da alcuni molini. Con la crisi agraria degli anni Ottanta dell’Ottocento, il tracollo di prezzo di lana e grano penalizzò fortemente le famiglie contadine, incentivando la grande emigrazione transoceanica. Da allora c’è stato un ingente decremento demografico. E risale proprio ai primi del Novecento la corsa dei ciucci che si teneva durante la festa patronale di San Pietro Apostolo a cui è dedicata anche una Chiesa da visitare così come la Cappella di Santa Maria Assunta, i ruderi del Convento di San Francesco e le Torri dell’antica cinta muraria. Dal 1983 la tradizione del palio è stata ripresa con l’intento di promuovere il territorio e l’asino che in questo modo è stato salvato dall’estinzione. Si pensi inoltre che, così come succede sull’isoletta di Alicudi in Sicilia in cui l’asino viene utilizzato per spostarsi e trasportare merci per le scarse strade presenti, così a Cuccaro Vetere l’asino viene utilizzato dagli operatori ecologici, nel centro storico, per la raccolta porta a porta dei rifiuti. Il Borgo medievale di questo piccolo paesino cilentano merita allora una visita l’anno prossimo, quando i ciucci correranno per la XXXI volta festeggiati, osannati e celebrati come gli eroi di un tempo. Gli eroi che da sempre hanno condiviso le fatiche degli uomini. Ultimo consiglio: attenzione alle montagne di escrementi!
Fioravante Conte