A 280 metri sul mare, nel borgo cilentano di Castellabate, tra piazzette e stradine antiche, dal cui belvedere il celebre compositore Ruggero Leoncavallo amava fin da bambino godere degli splendidi paesaggi
“Qui non si muore”. Queste le parole di Gioaccchino Murat, nel 1811, durante il suo viaggio nel Meridione, ammirando il paesaggio dal belvedere di San Costabile di Castellabate. Una vera e propria perla su di un promontorio a 280 metri a picco su di un mare cristallino e su scogliere ricche di vegetazione. Patrimonio Mondiale dell’Unesco e nella lista dei Borghi più belli d’Italia, questa è Castellabate. Ai suoi piedi le frazioni di Licosa, San Marco e Santa Maria che intorno al XII secolo d.C. erano degli importanti scali commerciali ed oggi sono il centro della vita notturna e della movida estiva di questa zona. Probabilmente la nascita del borgo di Castellabate si deve proprio a queste sue frazioni: per difenderle dagli attacchi saraceni nacque nel 1123 su iniziativa di Costabile Gentilcore, abate di Cava de’ Tirreni, il castello e successivamente, in seguito ad un processo di aggregazione si diede vita allo splendido centro medioevale. San Costabile oggi è il santo patrono di questa terra e si festeggia due volte all’anno. La leggenda vuole che San Costabile respinse l’assalto dei pirati Saraceni già sbarcati al Pozzillo (frazione San Marco) ed in procinto di invadere Castellabate legando delle fiaccole accese alle corna di un gregge di capre che, lanciate in discesa nei sentieri verso il mare, indussero gli assalitori a scappar via credendo fossero castellani armati. La figura di questo santo è molto stimata e venerata tanto che negli ultimi anni ci si sta battendo anche per nominarlo patrono del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano di cui tutta la zona fa parte. Il feudo di Castrum Abbatis (in uno dei progressivi nomi prima della forma odierna Castellabate) è appartenuto, in fasi quasi alternate, al potere temporale e a quello spirituale, passando dagli Angioini alla badia dalla regina Giovanna, da papa Gregorio al re Ladislao. Nel 1806, con l’eversione della feudalità , passò sotto il possesso di numerose casate nobiliari e divenne la più importante baronia del Cilento.
Sine respiro è l’impatto sull’essere umano del paesaggio che si ammira dai numerosi belvedere sparsi nel borgo. Borgo che è circoscritto da ben cinque porte di accesso: Porta cavalieri e Porta di mare sul lato del mare; Porta la chiazza e Porta S. Eustachio sul lato delle campagne e porta de Li Bovi dalla parte del Belvedere e dunque del retroterra. Spicca, sulla sommità , il Castello, simile a quello che vedremo poi durante il nostro viaggio in Cilento nella vicina città di Agropoli. La roccaforte si apre su una piazza che si contraddistingue per la presenza di un altro edificio storico per la città : il palazzo Perrotta, costruito nel 1740 che ospitò nel 1811 Gioacchino Murat. Anche Ruggero Leoncavallo, musicista e compositore, autore de I Pagliacci, trascorse parte della sua infanzia in questo borgo. Ed effettivamente, dal belvedere di San Costabile, nella zona del Castello, non ci si può non fermare ad ammirare lo splendido tramonto soprattutto nelle giornate estive. Girando per le splendide stradine ci si può fermare per una piccola visita alla Parrocchiale di Santa Maria de Gulia risalente al XIV secolo, elevata nel 1990 a basilica pontificia. Caratteristico è l’alto campanile tardo-romanico, la pavimentazione del battistero in ceramica, gli affreschi di scuola grottesca, il busto in rame dorato di San Costabile e la vasca battesimale del XII secolo poggiante su di un piedistallo del periodo paleocristiano. Accanto alla Basilica c’è la piccola chiesa del Rosario della seconda metà del Cinquecento.
Il borgo antico nei mesi estivi da giugno a settembre vede l’alternarsi ed il sovrapporsi di numerose manifestazioni tra cui la Fiera del Libro, la Mostra di Artigianato locale e la messa in scena di alcuni spettacoli teatrali. Suggestivo poi nel periodo natalizio l’allestimento del presepe vivente tra le stradine del centro storico. Infine, per chi voglia cenare, a base di piatti tipici cilentani, di pesce o di carne, su di una splendida terrazza alta sul mare, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Altrimenti, un mio consiglio ai giovani per terminare le loro notti in discoteca: alba e colazione sù al Belvedere. E poi sì che ogni cosa sarà speciale.
Fioravante Conte