Scopriamo uno dei borghi più belli d’Italia in uno dei luoghi più incantevoli del mondo: Atrani in Costiera Amalfitana, dalle caratteristiche stradine sinuose, vicoletti, piazzette nascoste, archi, cortili e “scalinatelle”. Una pietra preziosa che ha rischiato e rischia di essere cancellata dal fango di un territorio geologicamente instabile
Costiera Amalfitana, fiore all’occhiello della penisola Italiana. Passeggiando per le splendide Amalfi, Ravello, Positano ci si può imbattere nella piccolissima Atrani: uno dei borghi più belli d’Italia incastonato naturalmente tra i monti Lattari ed il mare, separato da Amalfi da soli 800 metri. Un teatro naturale sulla foce del Dragone, il torrente che secondo la leggenda nascondeva in un anfratto un terribile drago e che attraversa il borgo con l’alveo coperto quasi per intero, andando poi a sfociare nel Mar Tirreno. Questa situazione geologica ha causato più volte frane ed alluvioni in seguito a precipitazioni importanti: il torrente Dragone è straripato nel 1954 ( 300 morti ), nel 1984, nel 1987, nel 2000 ed infine, l’ultima volta in cui ha perso la vita la giovane venticinquenne Francesca Mansi, il 9 settembre scorso, trascinando verso il mare tutto ciò che ha incontrato sul suo percorso. Il borgo ancora una volta ha visto cancellati dal fango la strada principale, la piazza e la spiaggia: l’acqua ha spazzato via ogni cosa, dalle auto alla segnaletica verticale, invadendo scantinati, abitazioni e locali al piano terra e causando danni enormi in quel piccolo territorio di soli 0,20 Km2. Qualche mese prima di Francesca, Carmine Abate, chef 44enne, schiacciato nel ristorante Zaccaria dalla frana di un costone roccioso. Dunque il vero male di questa zona queste tipologie di fenomeni strettamente interconnessi tra di loro e che si manifestano ovviamente quando piove: le cause non sono solo predisponenti ossia della struttura geologica dell’ ambiente naturale ma sono anche dovute alla mano dell’uomo. Le azioni antropiche come il disboscamento, scavi e tagli non certo costituisco un toccasana per un territorio già instabile. Il desiderio di costruire ha inevitabilmente delle conseguenze.
Atrani è il più piccolo borgo dell’intero sud Italia ed il secondo nell’intera penisola dopo Fiera di Primiero, in Trentino Alto Adige. L’etimologia del nome è incerta: una parte degli studiosi lo fa derivare dall’aggettivo latino ater, oscuro, tetro perché corrisponderebbe alla visione del borgo simile ad un antro; l’altra parte invece è a favore dell’origine del nome dall’antica colonia greca Atria. Strettamente connessa alla storia di Amalfi, Atrani ha costituito il nucleo prestigioso della città in cui si compivano le cerimonie più solenni per i Duchi (comunemente ed erroneamente chiamati Dogi) durante l’epoca del Ducato e sede delle abitazioni della nobiltà dell’epoca. La dipendenza del piccolo borgo dalla più grande Amalfi va dai tempi del Ducato fino al Cinquecento. Un vero e proprio esempio di conurbazione ossia una fusione di due differenti centri abitati che comunque continuano a mantenere ognuno la propria identità . Era il sobborgo più nobile della repubblica marinara: era qui che avveniva la vestizione e l’investitura dei duchi ma anche la loro sepoltura. Nella chiesa di San Salvatore il doge riceveva il “birecto”, il berretto su cui comparivano effigiati i simboli e le insegne dell’autorità . Gli abitanti di Atrani, detti Atranienses, erano gli unici a mantenere, al di fuori della città , la propria denominazione, a differenza di tutti gli altri abitanti della costiera chiamati con il generico Amalphitanes. Ma il borgo fu importante anche in pieno periodo medioevale: fu infatti la sede di sei cenobi benedettini e conobbe la diffusione della religiosità di rito greco-orientale che trovò espressione negli eremitaggi costruiti nella roccia come quello di San Michele Arcangelo, vicino alla porta settentrionale della città , risalente all’XI secolo, uno dei più suggestivi esempi di chiese rupestri, o il Monastero dei Santi, risalente al IX secolo di cui non restano che i ruderi e alcuni interessanti affreschi. Il borgo si stringe tutto intorno a Piazza Umberto I ed è straordinario come passeggiando ci si riesca a rendere conto di quanto tutta l’architettura presente in costiera sia caratterizzata da alcuni moduli tipici: i tetti a botte di derivazione greco-orientale, percorsi labirintici tra stradine e vicoletti, case aggrappate alla roccia, costruite le une sulle altre o meglio ancora le une nelle altre, sottopassi gallerie, portici, scalinate. Atrani è ricca di piazzette nascoste, gallerie che passano sotto le abitazioni aprendosi poi su cortili segreti, chiese, grotte e lo splendido mare alla fine.
Si dice che Masaniello sia nato qui ad Atrani ed infatti risalendo la valle del Dragone, tra le ultime abitazioni del paese, si trova la casa in cui si narra sia nata e vissuta Maria Gargano, madre del celebre rivoluzionario. Carrà , Escher (in Metamorfosi I e Metamorfosi II), Ibsen, Wagner, D’Annunzio, sono rimasti incantati dal borgo di pescatori e dalle sue innumerevoli chiese. Tutto l’aggregato si sviluppa intorno ad edifici di culto. In primis, la suddetta chiesa di San Salvatore de Birecto, fondata nel 940 d.C., cappella palatina della Repubblica di Amalfi, preromanica a pianta centrale, dalla bianca facciata neoclassica dell’Ottocento che rappresenta un po’ il simbolo del piccolo borgo. Vi si accede tramite un’ampia scalinata che porta ad un piccolo atrio dalle volte a crociera. Attigua a questa c’è la Chiesa dell’Immacolata ad unica navata con volte a botte ed impreziosita da un altare in marmi policromi. Vi è poi la Collegiata di Santa Maria Maddalena (patrona della città ) che conserva le due porte bronzee a formella con le figure dei Santi Pantaleone e Sebastiano provenienti dalla chiesa di San Salvatore. All’interno di questa chiesa è presente un’urna cineraria, un piedistallo di epoca romana ed è stata trovata anche una colonna nella muratura, accanto all’abside. L’oggetto più interessante è un bassorilievo di marmo nella navata di destra, riconducibile probabilmente al XII secolo e raffigurante due pavoni, delle sirene, un albero su cui vi è un uccello che cova ed una lepre. Barocco è l’interno ed anche il campanile in tufo bruno mentre la facciata è in puro stile rococò, unico sulla costiera amalfitana. Ma la chiesa più suggestiva è senza dubbio la Chiesa di Santa Maria del Bando, arroccata su di uno sperone roccioso del Monte Aureo e risalente al X secolo. La chiesa è ad un’aula unica con una piccola sagrestia: per quanto riguarda il nome si accavallano due leggende. Una prima lo deriverebbe dalla concessione da parte della Vergine della grazia ad un uomo condannato all’impiccagione. L’altra versione invece fa risalire il nome dal fatto che da quella rupe, grazie ad un’acustica particolare, venivano banditi al popolo i nomi degli eletti al Ducato. Una passeggiata fin lassù è d’obbligo per il meraviglioso panorama che offre. Più lontano dal centro vi è poi la Chiesa della Madonna del Carmine impreziosita dal bellissimo campanile moresco e da un presepe cinquecentesco. Meritano una visita la Chiesa di san Michele Arcangelo, situata all’esterno dell’antica cinta muraria della città ; la torre dello Ziro legata alla vicenda di Giovanna d’Aragona detta la Pazza e al di sotto di essa la Grotta dei Santi, piccola cavità naturale con le pareti decorate da affreschi in stile bizantino.
Se volete farvi un giro, il 22 luglio, in piena estate, si celebra la festa di Santa Maria Maddalena con la tradizionale processione della statua: in questa occasione si prepara o sarchiapone, piatto tradizionale consistente in una lunga zucca verde ripiena di carne, formaggio e altro, cotta nel forno, ottimo accompagnato da un buon vino rosso secco e corposo come un Tramonti o un Furore In Estate si tiene anche la Sagra del pesce azzurro, una festa in cui si possono gustare i pesci tipici della zona quali sarde ed alici, arrostiti sulla spiaggia del paese. Infine la notte del 24 dicembre particolare è la discesa della stella: seguendo un’antica tradizione viene fatta scendere una stella, tramite cavi, dalle case più alte del paese fino alla chiesa di Santa Maria Maddalena, di fronte al mare. È un evento suggestivo, suggellato infine da spettacoli di fuochi d’artificio. Inoltre bisogna sottolineare che ormai abbandonata per l’eccessiva violenza e pericolo è un’altra tradizione di origine spagnola: la festa della bufala. Nella piazzetta chiusa della cittadina venivano bloccati tutti gli sbocchi a mare e venia poi liberata una bufala. L’animale veniva punzecchiato, inseguito ed infine abbattuto dagli abitanti del paese. Una sosta è obbligatoria al ristorante “A Paranza” , nel caratteristico centro del paese, nelle intime salette con volte a botte si può assaggiare tutto il gusto del mare in ricette non sofisticate , all’insegna della freschezza e leggerezza del pesce. I fratelli Proto offrono un ambiente intimo e riservato basando tutto il loro know how sulla freschezza del pesce locale innanzitutto. Ottimi anche Le Arcate, Le Palme e l’Osteria da Luisella. Pesce, formaggi freschi, pomodorini freschi “a piennolo”, pasta fatta a mano sono gli ingredienti principale della gastronomia atranese. Vi sono poi i dolci: ottimo il “bocconotto” o “pasticci otto” a crema ed amarena, deliziosa la cassata e sublime lo “sfusato amalfitano”. Da assaggiare i liquori tipici: il limoncello, il nocino o nocillo, il fragolino, il mortello, il concerto, il finocchietto, il lauro.
Fioravante Conte
Â