Si definisce “a impatto sociale” quella finanza “che sostiene investimenti legati ad obiettivi sociali misurabili in grado, allo stesso tempo, di generare un ritorno economico per gli investitori”: un ambito di attività che può mettere a disposizione risorse finanziarie a progetti in grado di soddisfare gli investitori, generando benefici sociali misurabili, raggiungendo, al contempo, una redditività del capitale.
Regno Unito, Stati Uniti, Australia e Canada sono i Paesi più all’avanguardia nell’impact investing: gli investimenti ad impatto si stanno rivelando contesti fertili per la costruzione di partnership pubblico-privato di tipo innovativo, in cui il risparmio ottenuto dal settore pubblico nel conseguimento dell’obiettivo sociale viene ripartito tra pubblico e privato e rappresenta la fonte di remunerazione dell’investitore.
In Italia, nonostante la finanza sociale vanti una lunga storia – da far risalire alle esperienze delle istituzioni mutualistiche, delle casse di risparmio, delle banche di credito cooperativo e delle fondazioni bancarie – il fenomeno nelle sue connotazioni più attuali è in fase nascente.
La spesa pubblica nazionale per protezione sociale ammonta a 432 miliardi di Euro, pari al 56% della spesa pubblica corrente complessiva. Ma – al netto della spesa per pensioni e per la sanità (rispettivamente il 61% e il 24%) – solo 63 miliardi di Euro, pari al 15% della spesa per protezione sociale, sono dedicati a settori come invalidità, sostegno alle famiglie, housing ed esclusione sociale. (Istat, Conti ed aggregati economici delle Amministrazioni Pubbliche, 2013).
Il Rapporto della Social Impact Investment Task Force arriva a stimare che il gap tra bisogni sociali e spesa pubblica, per il periodo 2014-2020, potrà raggiungere i 150 miliardi di euro. È dunque in questo specifico contesto di bisogni che si sta strutturando la finanza sociale italiana: un numero crescente di banche, fondazioni bancarie, intermediari assicurativi, fondi pensione e cooperative sociali sta elaborando nuove tecnologie, nuovi modelli organizzativi e nuovi strumenti di intervento a favore della domanda di assistenza che rischia, in prospettiva, di restare senza risposta.
Un mercato, questo, che potrebbe raggiungere entro il 2020 i 250 miliardi di euro. “È arrivato il momento per il nostro Paese di creare un ecosistema favorevole agli investimenti a impatto e alla finanza sociale” ha dichiarato Giovanna Melandri, Presidente di Human Foundation e Coordinatore dell’Advisory Board Italiano della G8 Social Impact Investments Taskforce.
La crisi ci sta imponendo di ripensare il nostro sistema, non approfittarne per provare a cambiare paradigma sarebbe davvero miope. Nel mondo anglosassone hanno presente da tempo che muovere capitali verso la dimensione sociale genera ricchezza economica, occupazionale, sociale. Pensiamo, per esempio ai Social Impact Bond sperimentati in Uk e Stati Uniti. O al radicale cambiamento previsto dal meccanismo del “pay for results” che il Congresso americano sta esaminando.
Il lavoro fatto nell´ultimo anno dalla Social Impact Investment task Force può essere prezioso per i policy makers italiani. Bisogna con urgenza lavorare a un nuovo quadro di politiche pubbliche atte a favorire lo sviluppo di una cultura dell´impatto sociale e dell´erogazione di risorse pubbliche collegate a doppio filo ai risultati raggiunti si tratta di aprire una nuova stagione nelle politiche di prevenzione, e favorire la nascita di un nuovo protagonismo dell´impresa sociale e degli investimenti ad impatto.