Ore 21, all’Arena Kombëtare di Tirana in Albania andrà in scena la finale della, prima, Conference League tra la Roma ed il Feyenoord. Dopo quasi 40 anni, i giallorossi tornano in una finale europea anche se meno prestigiosa della gloriosa Coppa dei Campioni.
Una Tirana tutta giallorossa?
Potremmo definire un piccolo esodo giallorosso quello che sta arrivando nella capitale albanese. Tirana si prepara a dipingersi coi colori della Roma per la finale della Conference League che vedrà contrapposta la squadra di Mourinho contro gli olandesi del Feyenoord. Una finale che per entrambe vuol dire non solo titolo europeo ma ben altro. Ci sono in gioco ambizioni, storia ed anche il prestigio per la propria nazione.
Partiamo col parlare della Roma. Un sesto posto conquistato con una conseguente qualificazione alla prossima Europa League. Insomma, alla prima stagione di Mourinho sulla panchina della Roma manca qualcosa per “ergersi” sopra le precedenti: un trofeo. La Conference League con squadre non certamente al livello dei giallorossi si è dimostrata la giusta occasione per brillare. Eccoci, quindi, all’atto finale con la Roma sulla carta nettamente favorita.
Passiamo agli avversari, il Feyernoord. Una squadra giovane, fatta di belle promesse è con tanta voglia di vincere. Anche per loro la qualificazione alla prossima Europa League è già arrivata anche se dovranno passare per i preliminari a meno che non riescono a conquistare il trofeo europeo in quel di Tirana. Il Feyennoord, allora, ha tutto da conquistare e non si tirerà indietro.
1984, l’ultima finale europea della Roma
Roma e finali europei, una coppia magari non frequente ma quelle “poche” volte sono state memorabili sia nel bene che nel male. I giallorossi furono i protagonisti della Coppa dei Campioni 1983-1984. La Roma, come facilmente prevedibile dalla vecchia formula del massimo torneo continentale, arrivava alla competizione col titolo di Campione d’Italia conquistato l’anno prima.
Con Liedholm in panchina la Roma si rese protagonista di una lunga cavalcata europea. Nell’ordine i giallorossi batterono:
- gli svedesi del Goteborg ai sedicesimi di finale
- i bulgari del CSKA Sofia agli ottavi di finale
- i tedeschi della Dinamo Berlino ai quarti di finale
- gli scozzesi del Dundee in semifinale
I “maledetti” rigori
Si arriva, così, in finale dove di fronte ai giallorossi ci sono gli inglesi del Liverpool. Una formazione capace di far timore a chiunque con davanti una coppia di attaccanti da far “spavento” come Ian Rush e Kenny Dalglish. Lo stadio designato per la finale fu proprio l’Olimpico di Roma che divenne una vera e propria bolgia per la Roma. Una finale tiratissima dove prima furono gli inglesi con Neal a passare in vantaggio ma la Roma poco prima dell’intervallo con Pruzzo.
Il secondo tempo non porta vincitori così come anche i supplementari. Si va, quindi, ai calci di rigore per una finale che ha fatto della tensione il suo punto di forza. La lotteria dei rigori vide vincitori gli inglesi del Liverpool col punteggio di 4 a 2. Se il primo errore fu dell’inglese Neal, la situazione venne ribaltata dagli errori di Conti prima e Graziani poi.
La finale vinta, la Coppa delle Fiere
Parliamo, però, di una finale europea vinta per togliere la negatività. La Roma nella sua bacheca vanta un’unica coppa europea ovvero la Coppa delle Fiere del 1961. La “progenitrice” della Coppa UEFA, poi rinominata Europa League, era una competizione europea riservata alle sole città europee che organizzavano fiere internazionali. La Roma conquistò il trofeo dopo aver battuto il Birmingham City in un doppio confronto. La finale di andata terminò col punteggio di 2 a 2 con Manfredini protagonista di una doppietta. Il definitivo trionfo giallorosso arrivò alla partita di ritorno grazie all’autogol di Farmer e la rete di Pestrin poi.