Figli di Putin e figli di… una storia sbagliata l’avrebbe definita Faber. Gli elementi di un racconto molto poco oggettivo della sciagurata guerra fra Russia ed Ucraina–NATO. Sono pochi i ‘figli di Putin‘ e tanti i i’ figli di…‘ in questa guerra che risulta sempre più troppo scritta secondo criteri non propriamente oggettivi ma solo propagandistici fregandosene bellamente di chi su quel fronte muore sia da una parte che dall’altra.
Figli di Putin in senso letterale, quelli cioè che simpatizzano per un signore della guerra che ha, comunque, invaso un altro stato sovrano ce ne sono ben pochi anche perché le frecce al proprio arco delle giustificazioni sarebbero sempre meno e sempre più blande. Molti di più sono i figli di… che stanno approfittando e traendo profitto – politico, economico, sociale- dal conflitto russo ucraino con l’appoggio esterno (ma non tanto) della NATO.
In realtà quello a cui assistiamo è solo un bieco schieramento da tifosi di calcio. Un gruppone che si muove molto peggio dei peggiori Hooligans, in verità. Questo bisogno di doversi non tanto schierare ma proprio appiattire su una parte o su un altra è davvero sorprendente. L’utilizzo di toni, che vanno dal molto populista al finto paternalistico, tende a spostare il piano di discussione dal merito alla forma. Tutto per preservare eventuali approfondimenti non voluti.
Figli di Putin o figli di Pace?
Possibile che non ci sia più nessuno che crede nella Pace? Non a parole con sermoni più o meno condivisibili. Qualcuno che ricerchi la Pace in maniera tangibile? Oggi solo a tentare di argomentare in qualche maniera fuori dalla linea governativa, atlantista, occidentalista senza soluzione di continuità si viene immediatamente tacciati di essere in qualche modo collaborazionisti della Russia. Alcune voci di spessore a livello culturale cercano ogni tanto di dire cose sensate. Cercano di avvicinarsi ad un discorso complessivo di sprone alla ricerca della Pace. Puntualmente o vengono messi alla berlina dall’esercito di benpensanti politically correct
Tipica scena, uguale a quella appena descritta all‘Aria che tira su La7 per esempio dove Moni Ovadia non ce la fa più a sorbirsi il petulante e solito discorsetto fatto di correttezza e ipocrisia e finisce per sbottare pesantemente.
“E’ chiaro che i russi hanno invaso l’Ucraina, lo sa anche un bambino, il problema è domandarsi come siamo arrivati a questo punto. Cosa è successo prima. La guerra è iniziata nel 2014 ma non ce ne fregava niente. Siamo stati a guardare!”.
Alle levate di scudi della conduttrice che ripete il mantra secondo il quale nessuno deve usare occupare altrui Stati sovrani Ovadia non può fare a meno di sottolineare alcune incongruenze in questo ragionamento molto comodo applicato a geometria variabile alle questioni internazionali.
“Ah sì?! Tutte le potenze invadono, ora tutti scandalizzati perché lo fanno i russi. Israele occupa da 60 anni territori non suoi contro tutte le leggi della legalità internazionale e l’Occidente se ne strasbatte le pa…!” Ancora, “Erdogan sta massacrando i curdi, la Turchia l’ha sempre fatto e nessuno alza un’unghia! Perché non mandiamo armi ai curdi? Smettiamola con questa retorica. Menzogne su menzogne!”
Figli di…
Pochi ce ne sono che potremmo definire figli di… Gli strateghi geopolitici sconosciuti ai più ed oggi assurti agli allori delle cronache – specie televisive- quasi quanto i virologi a cottimo della pandemia. Politici che rappresentano se stessi e magari tre amici che si atteggiano a unti dalla volontà popolare. Analisti che si presentano super partes e che finiscono sempre e solo per sperticare lodi della NATO e del civilissimo occidente.
Abbiamo affidato lo scettro di “mediatore di pace” ad Erdogan, come facevano i romani al Colosseo con i gladiatori alle fiere. Gli abbiamo consegnato i Curdi, disarmati, in cambio dell’ingresso delle due nazioni scandinave sotto l’ombrello occidentalista.
Accusateci di filo quello che vi pare. Non smetteremo mai di chiedere giustizia ed equità oltre che verità e non propaganda. Soprattutto non smetteremo mai di chiedere la Pace, chiedere che qualcuno che abbia più potere che buona volontà dica basta al colonialismo mentale americano sulle coscienze (semmai ci fossero) degli alleati atlantisti prima che di quest’Europa non rimanga nulla.