Torna, con la sua nona edizione, il Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica – iniziativa promossa dalla Comunità Ebraica di Roma e curata da Ariela Piattelli, Marco Panella, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann – che farà vivere con spunti e suggestioni artistiche, teatrali, mediali e letterarie il Vecchio Ghetto Demolito di Roma.
Consolidatosi come uno dei più importanti avvenimenti culturali italiani con grande successo di pubblico, ospiti internazionali e una proposta culturale in cui tradizione e innovazione spaziano dalla letteratura all’arte, dalla danza al teatro, dal cinema alla musica, dalle grandi correnti del pensiero contemporaneo alla tecnologia, il Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica si affida anche quest’anno alla narrazione ed alle performance di scrittori, artisti, filosofi, scienziati, attori, musicisti e giornalisti, continuando il suo percorso attraverso l’anima e la storia dell’uomo.
Cogliendo sia la ricorrenza del centenario dalla pubblicazione della Teoria della Relatività Generale di Albert Einstein – segnata dalla straordinaria concomitanza che ha visto le onde gravitazionali da lui teorizzate misurate per la prima volta grazie al lavoro congiunto d’importanti istituzioni scientifiche di tutto il mondo – che la ricorrenza dei trenta anni dal conferimento del Premio Nobel per la medicina a Rita Levi Montalcini, il Festival ha scelto di dedicare quest’edizione all’esplorazione del percorso sottile che lega scienza, coscienza e conoscenza, indagando sui modi dell’essere e del comprendere sui tempi del sacro e della ragione, cercando una lettura umanistica della scienza e della sua straordinaria capacità di provocare ed accelerare il cambiamento.
Sarà proprio la scienza, vista in tutte le sue implicazioni e relazioni con l’uomo, la protagonista dello sguardo sul mondo di questa edizione del Festival. Attraverso le testimonianze di filosofi, scienziati e autori si andrà alla ricerca del linguaggio comune e della sintesi delle emozioni tra sguardo empirico e profondità dello spirito. Sarà un dialogo serrato all’insegna della conoscenza e dello spettacolo che correrà, tra grandi temi e grandi personaggi, sulle tracce dell’impatto della scienza sul quotidiano e sull’innovazione sociale, e si avvarrà delle testimonianze di due tra le più importanti realtà di ricerca scientifica al mondo, l’Istituto Weizmann e l’Università Technion di Haifa, oltre che della collaborazione che ha visto il CNR, la più importante istituzione scientifica italiana, affiancare il Festival nella composizione del programma.
Il Festival aprirà con la Notte della Cabbalà, serata straordinaria che vedrà Cabbalà, mistica ebraica, scienza, cinema e musica, condurre alla scoperta di una visione del mondo originale e di grande suggestione, con tutta la sua portata di risposte rispetto alle grandi domande dell’uomo.
Con il Festival, quindi, l’Antico Ghetto Demolito, cuore della città, diventa laboratorio d’idee a cielo aperto, luogo di sinergia, confronto e dialogo tra culture diverse dove, tra memoria e modernità, intellettuali artisti e scienziati saranno protagonisti di una maratona di eventi culturali, musica, teatro e incontri letterari per celebrare ancora una volta il sodalizio tra la Capitale e la Roma ebraica.
Tra i numerosi ospiti di questa nona edizione del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica, segnaliamo Gilad Perez, Maurizio Molinari, Jami Attenberg, Giacomo Rizzolatti, Gianni De Gregorio, Yarona Pinhas, Rafi Nave, Rav Benedetto Carucci, Rav Riccardo Di Segni, Lorenzo D’Avack, Alberto Caviglia, Rav Gianfranco David Di Segni, Edoardo Boncinelli, Simonetta della Seta, Mauro Moretti, David Avino e Laura Ravaioli.
Nel suo percorso attraverso tutti i linguaggi della cultura, numerosi gli eventi speciali che animeranno il Festival:
La mostra ”Rita Levi Montalcini. Immagini Private”. A 30 anni dal conferimento del Nobel per la medicina, il Festival rende omaggio alla straordinaria figura di Rita Levi-Montalcini raccontandola attraverso le immagini di famiglia e le lettere che alla famiglia, cui era legatissima, scriveva dai suoi lunghi periodo di vita all’estero e che, nell’interpretazione di Ketty di Porto, accompagneranno l’apertura di ogni sessione del Festival. Impegnata nella sua vocazione alla ricerca che l’ha portata a segnare tappe fondamentali nel percorso della conoscenza scientifica, la dimensione privata che il Festival ha scelto come sua narrazione ce ne restituisce l’immagine di donna oltre il tempo, seguendo la stessa consapevolezza che, intervistata dalla rivista Wired in occasione dei suoi cento anni, le fece dichiarare “…il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente”.
La mostra “Vito Volterra. Il coraggio della scienza”, promossa da CNR e Comunità Ebraica di Roma. Vito Volterra è la matematica italiana: presidente del CNR dal 1923 al 1927, presidente dell’Accademia dei Lincei dal 1923 al 1926, precursore della biologia matematica e scienziato di levatura internazionale, Volterra affianca alla ricerca il coraggio dell’impegno civile; nel 1926 firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, nel 1931 rifiuta di prestare il giuramento di fedeltà imposto ai professori universitari, decadendo così, di lì a poco, da tutti i suoi incarichi pubblici. Nel 1936 padre Agostino Gemelli lo nomina membro della Pontificia Accademia delle Scienze; l’unica che, alla sua morte nel 1940, lo ricorderà con una commemorazione ufficiale.
La performance teatrale “Oh Dio Mio!” con Ketty Di Porto e Alessandro Vantini. La psicologa Ella riceve il misterioso signor D, bisognoso di consulto urgente; dopo pochi minuti scoprirà trattarsi niente meno che di Dio, un Dio molto umano, alla ricerca di una cura per una depressione che dura, più o meno, da duemila anni. Non facile trattare un paziente di tale levatura, per di più senza madre da incolpare, ma Ella, con coraggio e ironia, saprà sciogliere i nodi che hanno fatto ammalare Dio, un Dio ritiratosi dalla Storia abbandonando la sua sublime creazione al libero arbitrio delio uomini. Oh Dio mio! Della drammaturga israeliana Anat Gov, è un testo originale, divertente, pervaso di umorismo sagace della migliore tradizione yiddish che, battuta dopo battuta, diventa una vera e propria argomentazione teologica.
Altra originale performance, stavolta musicale, è la sonorizzazione dal vivo del film “Der Golem” di Paul Wegener (1920) eseguita dal Gabriele Coen Quartet con ospite Michael Rosen. Le composizioni originali di Gabriele Coen realizzano un’affascinante tessitura sonora per le suggestive immagini del “Il Golem – Come venne al mondo” (Der Golem, wie er in die Welt kam) film muto del 1920 diretto e interpretato da Paul Wegener. Come avveniva alle origini della cinematografia, la musica dal vivo accompagna in sala il film, considerato un caposaldo dell’Espressionismo Tedesco, ispiratore del film Frankestein e di tutta la letteratura fantascientifica sulla robotica fino a Isaac Asimov.
Grande appuntamento finale del Festival è la proiezione dello straordinario docu-film “Presenting Princess Shaw” scritto e diretto da Ido Haar. Samantha Montgomery è una cantautrice americana dal passato difficile, dotata di una splendida voce e di un enorme talento compositivo. Condivide su un canale YouTube confessioni personali insieme alle sue performance musicali, con il nome di Princess Shaw. Il regista Ido Haar sa che, dall’altra parte del mondo, il bizzarro Kutiman, musicista israeliano e “mashup artist” di successo, vuole utilizzare la voce di Princess Shaw in uno dei suoi video virali per il progetto Thru You. Il film ripercorre la storia di questo “triangolo” umano e creativo, raccontando un’avventura artistica che mostra le infinite possibilità, ma anche le difficoltà e i limiti di un music business che le nuove tecnologie hanno cambiato enormemente.
In questa edizione, inoltre, il Festival arricchisce il suo programma con Opera Prima, sessione speciale in collaborazione con SIAE, dedicata a dare visibilità alla creatività artistica e culturale e che dedica il suo esordio al linguaggio cinematografico presentando, nel corso di tre serate, tre registi per introdurre e commentare la proiezione delle loro opere di esordio.
Nel segno di una consolidata collaborazione con l’Arsial – l’agenzia regionale per lo sviluppo e innovazione dell’agricoltura del Lazio Regione – anche la grande tradizione del cibo trova il suo spazio nel programma del Festival, sia nel cartellone degli eventi proposti al pubblico con un incontro dove la filosofia della cucina giudaico-romanesca si incontrerà con l’eccellenza tecnologica del cibo delle missioni spaziali e con un incontro extra, fuori Festival, che vedrà lo svolgimento di un seminario di approfondimento sulla cucina giudaico-romanesca e sulla cucina kosher riservato agli studenti dell’Istituto Alberghiero Gioberti di Roma. “La nostra partecipazione al Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica è per Arsial, il segno della grande attenzione che riserviamo al cibo inteso come strumento di dialogo e conoscenza tra culture, tradizioni, visioni del mondo oltre che come straordinario terreno d’innovazione e sviluppo”, sottolinea l‘amministratore unico di Arsial Antonio Rosati.
Importante per la lettura culturale del cambiamento e dell’innovazione tecnologica e scientifica al centro dei lavori del Festival è, inoltre, la collaborazione con Leonardo-Finmeccanica, azienda italiana leader a vocazione tecnologica e player mondiale dell’innovazione. “Particolarmente pertinente quest’anno il sostegno di Leonardo-Finmeccanica al Festival in un’edizione dedicata alla scienza e alla conoscenza. Le grandi aziende come Leonardo devono lavorare quotidianamente per far sì che l’impegno nelle scienze non risponda unicamente a una logica di guadagno ma sia anche al servizio della piena affermazione dell’uomo e della sua naturale vocazione a porsi domande e a cercarne le risposte. Questa è oggi la principale sfida del mondo industriale a vantaggio della società” dichiara Mauro Moretti, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Leonardo-Finmeccanica.