Un 48enne costituitosi alla polizia di Basilea in febbraio è stato condannato da un tribunale di Karlsruhe (D) a sei anni di reclusione per l’assassinio di una 25enne italiana commesso 28 anni fa.
Per stabilire la pena, la corte ha applicato il diritto penale per minori, ritenendo che all’epoca dei fatti l’accusato, allora appena ventenne, fosse in ritardo nello sviluppo intellettuale ed emozionale. Il giovane, che viveva a Karlsruhe, il 21 giugno del 1987 aveva aggredito la 25enne mentre si spostava in bicicletta in un bosco. Aveva abusato di lei e poi l’aveva uccisa.
La donna emigrata in Germania, che lavorava come venditrice di gelati, venne trovata legata e strangolata. Nelle vicinanze si svolgeva un concerto di Tina Turner, e nessuno udì le sue grida. Alcuni testimoni oculari avevano notato un giovane aggirarsi nella zona del delitto e fu anche fatto un identikit del presunto assassino. Le indagini della polizia, però, non approdarono a nessun risultato.
Gli investigatori pensarono anche ad un assassinio rituale. Pochi giorni dopo il crimine il ragazzo si era trasferito in Svizzera, dove ha sempre vissuto. Alla fine di febbraio di quest’anno si è costituito alla polizia di Basilea, alla quale ha raccontato dell’assassinio. In seguito è stato consegnato alla giustizia tedesca.
Il tribunale di Karlsruhe nello stabilire la pena ha seguito la richiesta della procura. La difesa aveva chiesto l’assoluzione, ritenendo che non si trattasse di assassinio ma di “omicidio doloso semplice”, e quindi caduto in prescrizione dopo 20 anni.
Con la condanna dell’omicida si è chiuso un altro capitolo di un triste libro, quello che ogni giorno vede aggiungersi una pagina nuova e che parla di violenze sulle donne, vittime inermi di una furia che esplode dovunque. Pagine nere che qualcuno aveva già dimenticato ma che sono tornate di colpo alla memoria quando venerdì il giudice ha letto il dispositivo di condanna.