I bambini in guerra sono fortemente impattati fisicamente e psicologicamente dal contesto di violenza in cui vivono. Per questi bambini l’esposizione ad armi da fuoco, esplosioni e bombardamenti minaccia la loro vita, la loro infanzia e il loro futuro.
Solo nel 2017, oltre 7.360 bambini sono rimasti uccisi o gravemente feriti nei 5 conflitti più pericolosi al mondo, di questi circa 3 su 4 – oltre 5300 in totale – sono stati vittime di armi esplosive come bombe, attacchi suicidi, mine e ordigni inesplosi.
Le ferite dei bambini e l’esposizione alle esplosioni
Questi numeri possono dare un’idea di quello che sta succedendo globalmente ai bambini in guerra. La vera entità del problema non è pienamente conosciuta perché non si ha un unico registro affidabile del numero complessivo di feriti. Nonostante questo, anche le frammentarie informazioni presenti sul tema fotografano una situazione drammatica, in cui i bambini sono sempre i più danneggiati.
Gli effetti a lungo termine
Nel caso in cui bambini o adolescenti siano sottoposti ad amputazioni, spesso rischiano di avere problemi anche a livello sociale, educativo ed economico, specialmente in alcuni paesi.
Effetti sul corpo
Data la differente conformazione delle ossa e dei tessuti, le ferite in età molto precoce possono avere un impatto sulla crescita degli arti, sullo sviluppo delle capacità motorie e possono provocare anche deformità fisiche. Le ferite agli occhi e alle orecchie, che sono estremamente comuni nel caso di esposizione ad esplosioni, hanno effetti particolarmente dannosi anche a lungo termine. Soprattutto nel caso delle ferite agli occhi durante l’infanzia, i danni che seguono possono portare non solo la menomazione dovuta alla ferita stessa, ma anche difetti alla vista non strettamente correlati alla lesione originaria.
Effetti sulla salute mentale
I bambini hanno più probabilità di subire ferite alla testa, incluse commozioni cerebrali, perdita dell’udito e danni alle cellule nervose. Senza un’adeguata riabilitazione i bambini possono rimanere fortemente danneggiati anche in età più avanzata. Oltre ai traumi fisici, i bambini in zone di guerra sono esposti ad un ampio range di emozioni provocate dalla sindrome dello stress post traumatico, come il terrore che l’esplosione avvenga nuovamente, la preoccupazione per l’incolumità di parenti e amici o il timore di essere separati dai propri cari. Possono provare disagio per le ferite e i cambiamenti fisici, come inadeguatezza, rabbia, vergogna, ansia.
Altre reazioni comuni conseguenti allo stress post traumatico dei bambini in guerra sono i disturbi del sonno e alimentari, difficoltà di concentrazione o confusione, incubi notturni, incapacità a stringere rapporti sociali o provare rabbia e assumere atteggiamenti aggressivi.
Bambini feriti nei 5 paesi in guerra più pericolosi al mondo
Ecco alcuni dati relativi al numero di bambini feriti nei 5 conflitti più pericolosi al mondo nell’anno 2017:
- Afghanistan: 3.179 bambini feriti
- Yemen: 1.316 bambini feriti
- Siria: 1.271 bambini feriti
- Nigeria: 881 bambini feriti
- Iraq: 717 bambini feriti
Come intervenire?
Come risposta pratica, la Paediatric Blast Injury Partnership (PBIP) ha pubblicato un manuale (Pediatric Blast Injury Field Manual) per supportare dottori e chirurgi che lavorano con bambini colpiti da armi da fuoco. Il manuale rappresenta uno strumento di guida alle procedure di cui hanno bisogno i bambini sopravvissuti, contiene alcune indicazioni per supportare i bambini verso una guarigione completa e include un approfondimento sul trattamento necessario per rispondere ai traumi psicologici causati dall’esposizione ai bombardamenti.
A livello sistemico generale, gli Stati devono prevenire e mitigare l’impatto della guerra sui bambini, seguendo quelli che sono i tre pilastri della nostra campagna globale “Stop alla guerra sui bambini”:
- Rispettare le leggi e gli standard internazionali;
- Perseguire quanti compiono violazioni e crimini contro i bambini;
- Supportare azioni pratiche per proteggere i bambini in guerra e assicurare l’accesso alle cure e all’assistenza.
Nonostante la raccomandazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite di non utilizzare armi esplosive nelle aree abitate, nonostante la dichiarazione congiunta di 50 paesi che esprime preoccupazione proprio su questo punto, le armi continuano a causare danni irreversibili sui civili. Molto ancora deve essere fatto dagli Stati per costruire consapevolezza e accordi politici su questo problema al fine di prendere provvedimenti concreti per proteggere bambini e civili dall’impatto delle armi esplosive.