“Una persona non diventa Eric Clapton solo perché ha una chitarra Les Paul. Non funziona così.” (Roger Waters)… Forse no, ma avere una Fender Stratocaster aiuta abbastanza.
Poche invenzioni hanno davvero rivoluzionato il mondo nel corso del XX secolo: la Fender Stratocaster è una di queste e quest’anno compie la bellezza di 60 anni!
Nata ufficialmente per la commercializzazione il 15 maggio 1954 ad opera di Leo Fender, l’unico uomo ad aver rivoluzionato la musica senza saper suonare una sola nota, la Stratocaster si è imposta da subito sul mercato statunitense per essere la più evoluta chitarra elettrica dell’epoca.
Corpo innovativo ed ergonomico e manico avvitato permettevano alla Stratocaster di raggiungere un suono più ricco di alte frequenze rispetto agli standard. Sarà stato questo ad attrarre i maggiori musicisti dell’epoca o anche la grande possibilità di “assemblare” la propria chitarra: Jimi Hendrix raccoglieva i pezzi sani delle chitarre che distruggeva per poi riassemblarli. La famosa Blackie di Eric Clapton ovvero una delle chitarre più famose (e costose) al mondo è composta da un corpo e un manico provenienti da due differenti chitarre.
Che quello tra la Fender Statocaster e il rock’n’roll sia stato un matrimonio felice possiamo evincerlo da un semplice dato: la prima Statocaster venduta in Inghilterra fu acquistata da Hank Marvin, frontman e leader degli Shadows ovvero il gruppo più influente prima dei Beatles. E non solo, tra gli estimatori della Fender Stratocaster vanno annoverati anche Mark Knopfler, Frank Zappa, David Gilmour, Kurt Cobain, Jeff Beck, Jeff Healey, John Frusciante e altri ancora che hanno contribuito a farne un’icona.
Ma chi ha davvero portato la Fender Stratocaster nell’Olimpo della musica è stato Jimi Hendrix. Hendrix e la Stratocaster data alle fiamme durante il Monterey Pop Festival del 1967. Tutta la rabbia, la contestazione di quegli anni sono racchiusi in quel gesto e culmineranno nella versione distorta e sentimentale dell’inno nazionale americano, The Star Spangled Banner, a Woodstock nel 1969. Lo stesso Hendrix affermò che “la volta in cui ho bruciato la mia chitarra fu come un sacrificio. Si sacrificano le cose che si amano. Io amo la mia chitarra.”
E il rapporto con le sue Stratocaster, tutte di serie, comprate in negozi qualsiasi, tutte standard e poi modificate per essere suonate da un mancino, quella commistione che ne scaturiva, tra un suono caldo e pieno tipicamente blues e il timbro più acuto e metallico tipico della Stratocaster, avranno un ruolo fondamentale in Jimi: All Is By My Side, il biopic sulla vita di Jimi Hendrix fino a quel fatidico festival di Monterey, diretto da John Ridley (Premio Oscar per la miglior sceneggiatura non originale di 12 Anni schiavo) presentato lo scorso 5 giugno in anteprima europea al Biografilm Festival di Bologna e nelle sale italiane a settembre.
“Per cosa vale la pena vivere? Non lo so, se lo sapessi ve lo rivelerei. Anzi: direi per il tai chi, per una chitarra Fender, una Harley Davidson e un Porsche gialla. Ma la Porsche è italiana? No? Tedesca? Ah… Ecco perché funziona.” (Lou Reed)