Quanto siamo felici? Cosa intendiamo per felicità? Il Grant Study iniziato nel 1938 ad opera della Facoltà di Medicina dell’Università di Harvard (e attualmente in corso) si basava su domande a largo raggio. Ogni due anni, alle persone coinvolte, veniva somministrato un questionario con domande relative al proprio stato di salute (sia fisica che mentale), il lavoro o la pensione, le relazioni personali e familiari. I risultati raccolti in tanti anni di lavoro hanno messo in evidenza che la felicità, anche sul posto di lavoro, era fortemente condizionata dalla qualità delle relazioni personali. La loro riuscita rendeva migliore anche le altre sfere della vita.
La felicità sul posto di lavoro: quanto conta
Se nel secolo scorso la felicità dipendeva, dunque, da fattori esterni, nel terzo millennio possiamo dire che ha un’origine più interna. La felicità, cioè, è considerata non come un qualcosa che capita bensì una competenza che come tale va allenata. Quanto siano cambiate le condizioni che sottendono la felicità, per esempio, al lavoro è quanto studiato dall’Osservatorio BenEssere Felicità. Elga Corricelli, co-founder dell’Associazione Ricerca Felicità, che promuove l’Osservatorio ci ha raccontato cosa rende felice oggi un lavoratore.