Lo scorso 22 maggio, Rai 1 ha mandato in onda la replica del film, diretto da Gianfranco Albano, Felicia Impastato. Una scelta della rete nazionale che ha voluto approfondire lo sguardo sul fenomeno mafioso a ridosso del 28° anniversario della strage di Capaci. Nonostante fosse una replica, il film ha avuto un pubblico di circa 5 milioni di spettatori. Chi era Felicia Impastato? La mamma di Peppino. La mamma di una vittima di mafia, la mamma di un ragazzo coraggioso. Sì, vero… ma è stata molto di più. E’ stata la prima donna a partecipare a un processo civile, è stata colei che ha mandato in galera l’assassino di suo figlio.
Felicia Impastato non solo la mamma di Peppino
Siamo abituati a considerare Felicia Impastato come la mamma di Peppino, l’attivista siciliano ucciso dalla mafia. In realtà Felicia è stata un grande esempio di impegno civile. Aveva imparato a conoscere la mafia, suo malgrado, attraverso il marito Luigi, che durante il periodo fascista era stato confinato per tre anni a Ustica ed era imparentato con il capo mafia del paese, Cesare Manzella (il boss aveva sposato la sorella di Luigi). Dopo la morte di Manzella, Luigi strinse amicizia con il suo successore, Gaetano Badalamenti e Felicia si rifiutò di fargli visita. Quando, poi, il figlio Peppino iniziò la sua attività politica e sociale in contrasto con la mafia, la frattura col marito divenne definitiva. Il 9 maggio 1978 Peppino fu assassinato barbaramente. Nella notte il suo corpo fu adagiato sui binari della ferrovia e fatto esplodere per simulare un suicidio a scopo terroristico. E il suicidio fu la prima ipotesi formulata dagli inquirenti ma resse per poco. La tenacia di Felicia fece riaprire il caso e, passo dopo passo, portò alla condanna all’ergastolo del suo mandante, Gaetano Badalamenti.
Questo non è mio figlio.
Queste non sono le sue mani,
questo non è il suo volto,
questi brandelli di carne non li ho fatti io.
Mio figlio era la voce che gridava nella piazza, era il rasoio affilato dalle sue parole, era la rabbia, era l’amore che voleva nascere, che voleva crescere.
Questo era mio figlio quando era vivo, quando lottava contro tutti, mafiosi, fascisti, uomini d’onore, che non valgono neppure un soldo, padri senza figli, lupi senza pietà.
Parlo con lui da vivo, non so parlare con i morti.
L’aspetto giorno e notte, ora si apre la porta, entra, mi abbraccia, lo chiamo, è nella sua stanza a studiare, ora esce, ora torna, il viso nero come la notte, ma se ride è il sole che spunta per la prima volta, il sole bambino.
Questo non è mio figlio, questa bara piena di brandelli di carne non è Peppino: qui dentro ci sono tutti i figli che non son potuti nascere in un’altra Sicilia.
Felicia Impastato, Questo non è mio figlio
Chi era Peppino Impastato
La notizia della morte di Peppino Impastato fu oscurata dalla morte di Aldo Moro, avvenuta lo stesso giorno a Roma. Col tempo, però, e grazie all’impegno della stessa Felicia, del fratello Giovanni, e del Centro siciliano di documentazione, si accesero i riflettori sulla storia di questo ragazzo che, imparentato con una famiglia mafiosa, aveva fatto una scelta diversa e sostenuta con coraggio fino alla conseguenza estrema della morte. Grazie a loro oggi conosciamo l’intensa attività sociale e politica di Peppino, conosciamo Radio Aut, l’emittente radiofonica da lui fondata e attraverso la quale si prendeva gioco dei mafiosi.
Dalla parte della legalità
Dopo la morte di Peppino, Felicia aprì molte volte la sua casa soprattutto ai giovani che volevano conoscere il figlio. Prese parte a numerose iniziative per celebrare la memoria di suo figlio. Ha raccontato la sua esperienza nel libro La mafia in casa mia curato da Anna Puglisi e Umberto Santino. Uno degli aneddoti presenti nel libro racconta di quando, subito dopo la morte di Peppino, i parenti del marito di Felicia cercarono di comprare il suo silenzio con la promessa della vendetta. Felicia, però, non si è mai piegata. Ha voluto seguire la strada della legalità, lunga e tortuosa, ma che alla fine le ha dato quello che chiedeva: giustizia. Sì, Felicia Impastato era la mamma di Peppino, ma è stata molto di più.