Ricostruire un’alleanza di centrosinistra basata sui valori della sinistra
Nell’ambito dei reportage del nostro speciale elezioni regionali vi proponiamo un’intervista a Raffaele Porta, candidato consigliere regionale con la lista Federazione delle Sinistre, per Paolo Ferrero Presidente.
Da cosa nasce l’esigenza di presentarsi da soli a queste elezioni?
La Federazione delleSinistre si presenta con un proprio candidato solo in tre regioni, nelle altre ha trovato un accordo con gli altri candidati, quasi tutti del PD. In Campania, invece, il PD ha imposto un candidato che a dire anche degli stessi alleati era impresentabile ed improponibile. Successivamente queste forze politiche sono tornate sui proprio passi, per noi resta un candidato improponibile. Del resto si autodefinisce rappresentante della destra europea, afferma che vuole essere un uomo libero, in un certo senso un uomo solo al potere, che vuole governare senza vincoli di mandato o programmatici. Inoltre si rivolge a tutti gli elettori, di sinistra di centro e di destra, le cosiddette persone per bene, ma il perbenismo è una categoria astratta. Potrebbe riferirsi ai “banchieri, pizzicagnoli e notai”; la sinistra invece si riferisce ai penultimi e agli ultimi, cioè coloro che hanno più bisogno di essere rappresentati. De Luca non è un candidato né di sinistra né di centrosinistra, ci siamo quindi trovati di fronte a due candidati di destra, e non abbiamo potuto fare altro che proporre una candidatura alternativa, per la quale il massimo rappresentante della Federazione Paolo Ferrero ha deciso di mettere la faccia. Lui non è un uomo libero, ma è vincolato ai valori e agli ideali della sinistra.
Quali sono i vostri obiettivi?
La nostra è una battaglia politica che ha un obiettivo che va ben al di là di queste elezioni regionali. Noi pensiamo che si debba smettere di inseguire Berlusconi sul populismo e sul personalismo e che si debba ricostruire un’alleanza di centrosinistra basata sui valori della sinistra e del centro democratico. Non ci piacciono i sindaci sceriffi. In queste elezioni siamo certi di superare lo sbarramento e di portare uno o più consiglieri regionali che testimonieranno nel consiglio le nostre istanze.
Per lei De Luca è stato un candidato imposto, quale è la sua opinione sulle primarie, per le quali si era acceso un dibattito sulla possibile partecipazione anche dei partiti alleati?
Le primarie sono state una scelta del PD, non fanno parte dello statuto della Federazione della Sinistra. Né l’IdV, né SeL né noi abbiamo partecipato a queste primarie perché non sarebbero state un vero momento di partecipazione democratica ma solo una vera e propria resa dei conti nell’annosa disputa tra bassoliniani ed anti-bassoliniani. Il PD ha deciso di farle lo stesso per poi rendersi conto di non avere neanche dei candidati alternativi. Pretendevano poi che gli altri partiti della coalizione accettassero questo candidato imposto dall’alto? Non si costruiscono le coalizioni in questo modo. L’Italia dei Valori è tornata sui suoi passi turandosi il naso; noi non ne facciamo una questione morale,ma è Di Pietro che prima pone determinate condizione e poi accetta la candidatura di una persona con precedenti giudiziari che riguardano sia lui che la sua famiglia.
Lei pensa che sia ancora possibile nella politica attuale costruire alleanze sulla base di accordi programmatici e non sull’immagine delle persone candidate?
Se il Partito Democratico rinuncerà finalmente ad inseguire Berlusconi e la destra sul terreno del personalismo e del populismo allora sarà possibile. E’ l’unico modo per costruire coalizioni che siano credibili, spendibili ed alternative al centrodestra. Del resto è quello che si verifica in Europa e nei paesi democratici. Bisogna mettere un punto fermo e svoltare, è questo il significato della battaglia politica della Federazione della Sinistra.
Lei è stato assessore dal 1995 al 2006 prima alla provincia e poi al comune. Qual è stato il suo percorso politico successivo?
Nel 2006 si svolgeva lo psicodramma dello scioglimento del Partito dei Democratici di Sinistra, cui aderivo, e della contemporanea nascita del PD, cui non ho mai aderito, poiché non credo e non credevo in quel progetto. Abbiamo quindi aperto il cantiere della Sinistra Democratica e ci siamo cimentati con le elezioni politiche dove purtroppo ci è andata male. Da quel momento la sinistra si è frantumata in mille rivoli e io non ho aderito a nessun altro progetto. Poi l’unico movimento che ha provato a mettere insieme dei pezzi è stato quello della Federazione della Sinistra che ha riunito Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Socialismo 2000. Mi hanno chiesto di candidarmi e la mia è una adesione da indipendente, in base al discorso di unitarietà e nello stesso tempo di posizione alternativa rispetto alle forze esistenti.
Cosa risponde a chi vi dice che state facendo un favore a Caldoro e al PdL?
Il favore lo hanno fatto coloro che hanno imposto una candidatura che perdente in partenza. La maniera per superare il fallimento del centrosinistra in Campania era trovare un candidato che unisse il più possibile, ad esempio il rettore Trombetti. Si è assunto una grande responsabilità in primo luogo De Luca che è sceso in campo a prescindere da tutto e non ha fatto nessun passo indietro, in secondo luogo il responsabile nazionale del PD che non ha posto un argine alla situazione e ha lasciato che in Campania ci si scannasse sulle candidature. La prima responsabilità è quindi dei dirigenti che hanno messo in campo una candidatura perdente in partenza: non ha l’UDC né la Federazione della Sinistra, ha i partiti spaccati a partire dallo stesso PD, i cui candidati al consiglio sui loro manifesti elettorali non scrivono “De Luca presidente”. Adesso la sconfitta la si vuole attribuire a chi dal primo momento in maniera coerente ha detto che non era un candidato accettabile. E comunque penso che alla fine dei conti si vedrà che anche la somma dei voti della coalizione di De Luca più i voti di Ferrero sarà inferiore ai voti della coalizione di destra.
Lorenzo Cicatiello
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