(Adnkronos) – Se la decisione di mantenere nell’ultima riunione del 2023 i tassi di interesse fermi (al range 5,25/5,50%, il massimo degli ultimi 22 anni) il meeting del comitato di politica monetaria della Federal Reserve ha tuttavia indicato un miglioramento dell’inflazione più rapido del previsto, che apre la porta a tagli dei tassi nel prossimo anno. Addirittura 3 nel 2024, secondo la maggior parte dei partecipanti al sondaggio trimestrale.
La Fed non ammette che la lotta all’inflazione sia vinta – lasciando aperta la possibilità teorica di nuovi rialzi – ma i ‘dots’, i puntini tracciati dai partecipanti – anche quelli sull’inflazione – sembra indicare altro. Nelle proiezioni diffuse stasera, i vertici della banca centrale indicano la possibiltà di un aumento dell’inflazione prezzi core, la più seguita visto che esclude i volatili prodotti alimentari ed energetici, del 3,2% in questo trimestre: a settembre la proiezione era del 3,7% mentre per fine 2024 la nuova stima è di un’inflazione core al 2,4%, in calo rispetto al 2,6% di settembre.
Sul fronte Pil, laddove a dicembre 2022 i partecipanti al sondaggiano stimavano per quest’anno una crescita Usa dello 0,5% le indicazioni odierne parlano di un +2,6% che rappresenterebbe un aumento più forte persino della crescita dello scorso anno. Negli Usa “gli ultimi indicatori suggeriscono che la crescita dell’attività economica ha rallentato rispetto al ritmo sostenuto del terzo trimestre. L’aumento dei posti di lavoro si è moderato rispetto all’inizio dell’anno, ma rimane forte, e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L’inflazione si è attenuata nell’ultimo anno, ma rimane elevata”.
La Fed osserva comunque come “il sistema bancario statunitense è solido e resiliente. Condizioni finanziarie e creditizie più restrittive per le famiglie e le imprese probabilmente peseranno sull’attività economica, sulle assunzioni e sull’inflazione”. Ma “la portata di questi effetti rimane incerta” si ammette. “Il Comitato rimane molto attento ai rischi di inflazione” e conferma la volontà di tornare con ogni strumento al target del 2%. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)