Lo scorso 9 Aprile la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la legge n. 40/2004 nella misura in cui prevedeva il divieto di donare gameti come cura per l’infertilità. La legge, vietava formalmente la fecondazione eterologa o l’affitto di utero materno, concessi in altri Paesi, stabilendo espressamente “possono accedere a procedure di fecondazione assistita ( eccetto l’eterologa) solo le coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile, entrambi viventi”.
Escluse di default, dunque, le categorie single e omosessuali. Una norma, che nel nostro Paese ha generato non pochi dubbie e perplessità e che ha favorito, come in nessun altra nazione europea, il turismo procreativo nei centri esteri di maggior rilievo. Ma quali diversità normative hanno generato la migrazione di migliaia di coppie italiane verso punti di interesse procreativi esterni al paese?
In Austria la fecondazione assistita è consentita ed aperta a tutte le coppie eterosessuali sposate o conviventi ma diversamente dalla legge 40 che limita il numero di tentativi a tre, il paese non pone limiti al numero di ovociti fecondabili, permettendo il congelamento degli embrioni in più, anche se, è vietata la maternità surrogata. In Belgio, invece, possono ricorrere alla fecondazione assistita oltre che le coppie eterosessuali anche quelle omosessuali o i single, principio agli antipodi rispetto alla posizione italiana. Anche qui non ci sono limiti al numero di ovociti fecondabili e si possono congelare gli embrioni avanzati sino ad un massimo di 5 anni ed alcuni centri accettano la maternità surrogata con delle particolari limitazioni giuridiche.
Anche in Danimarca la fecondazione assistita è consentita ad omosessuali e donne single purchè di età inferiore ai 45 anni e, anche qui, non ci sono limiti alla fecondazione di ovuli ed è consentito congelare gli embrioni avanzati, così come in Finlandia, Gran Bretagna, Grecia, Spagna. Diversa la situazione per la Repubblica Ceca dove le tecniche sono accessibili solo alle coppie eterosessuali non fertili ma, diversamente dal nostro Paese, è ammessa la maternità surrogata.
In America, ogni Stato ha le proprie regola e, gli Stati più liberali, ammettono tutte le procedure compresa la surrogazione anche in caso di coppie omosessuali di sesso maschile(che hanno quindi bisogno di una donatrice di ovulo e di una donna che porti a termine la gravidanza). Questi sono solo alcuni dei punti di interesse meta delle circa 4mila coppie italiane che, nel 2011, si sono recate all’estero per avere un bambino, le più frequentate: Spagna, Svizzera e Repubblica Ceca. Problema arginato con la sentenza costituzionale, ma è ancora bollino rosso sulla surrogazione di maternità.
Ma in cosa consiste la fecondazione eterologa? Essa è una delle forme di procreazione medicalmente assistita che si distingue per il fatto che chi dona seme o ovuli è un individuo esterno alla coppia. Si fa generalmente ricorso a questa pratica quando si accertano problemi di infertilità non risolvibili in uno dei due partner e/o se le possibilità di concepimento risultino abbastanza remote.
La sentenza della Corte Costituzionale pone fine, dunque, a battaglie sociali che durano da anni, niente più turismo procreativo dunque per le coppie italiane.
Per quanto attiene alla legge, la sentenza non ha creato lacune normative, in quanto secondo le previsioni del cap. III della legge in questione, restano in vigore le tutele previste per i genitori, donatore e nascituro. Nel processo è garantita l’anonimità e, allo stesso tempo, restano in vigore tutte le altre misure di tutela previste dalla legge 40 , una di queste che i padri non potranno disconoscere i figli ottenuti dalla provetta.
La pratica, costerà in Italia fra i 400 e i 600 euro, costo stabilito dalla Conferenza delle Regioni, fatta eccezione per la Lombardia che decide di addebitare l’intero costo ai cittadini. La cifra a carico degli utenti oscillerà fra i 1500 e i 4000 euro in base alla procedura scelta. Per la fecondazione eterologa con seme da donatore e inseminazione intrauterina ci vorranno 1500 euro, per quella con seme di donatore in vitro 3500 euro e per quella con ovociti da donatrice 4000 euro.
Per la normativa italiana, le donne riceventi dovranno essere in età fertile, dunque, entro i 43 anni, i donatori invece saranno compresi fra i 18 ei 35 anni mentre le donatrici fra i 20 e i 35 anni. Il bambino, inoltre, dovrà avere lo stesso colore della pelle e, per quanto possibile, lo stesso fenotipo dei capelli e del gruppo sanguigno. Questo, per evitare, equivoci come accaduto di recente in America, dove una coppia di donne omosessuali ha denunciato la banca del seme che ha consegnato loro il seme di un donatore di razza diversa a causa di un errore numerico sulla provetta. La bambina, che la coppia cresce da due anni, ha la pelle scura; le donne sostengono che la zona di Uniontown nell’Ohio sia eccessivamente conservatrice e una bambina di pelle scura figlia di una coppia omosessuale non sarà vista di buon grado.
In Italia non cambia nulla per coppie gay e donne single ma la sentenza potrebbe rappresentare un passo verso l’apertura, anche se 7 italiani su 10 si dichiarano contrari alla genitorialità delle coppie gay. Fatto sta, che le coppie, specie di donne omosessuali si recano sempre più spesso all’estero per avere un figlio, ma, tornati in Italia soltanto la mamma biologica viene riconosciuta come tale, non essendo prevista una normativa che decida sulle unioni di fatto e con non poche problematiche per questi “genitori moderni”.
C’è da dire che l’italiano non agevola il varo di una legge che regoli queste unioni, stando ai sondaggi la maggior parte si dichiara contrario a queste unioni, specie quando per lo messo ci si mette anche un bambino. La colpa, dunque, non pare ascrivibile soltanto al bigotto governo, ma, volendo tralasciare le inclinazioni religiose della questione, quali sono i dubbi che sovvengono sulla concessione di un figlio a coppie omosessuali?
Le opinioni scientifiche sono abbastanza discordanti in merito. C’è chi sostiene che alla corretta crescita psicologica del bambino concorra unicamente il senso di responsabilità genitoriale della coppia e, dunque, non incida l’identità sessuale dei genitori e chi, diversamente, sostiene che la eterogeneità della coppia serva al bambino per crescere in costante contatto con la realtà fatta di diversità comprese quelle sessuali al fine di identificarsi nella società ed assumere il proprio orientamento compreso quello sessuale.
Polemica, tuttavia, arginata dal tribunale dei minori di Roma che fa un altro passo in avanti, accogliendo lo scorso Giugno, il ricorso per adozione, di una coppia di donne che cinque anni fa aveva avuto una figlia, concepita all’estero con fecondazione eterologa. Nonostante il parere contrario del pm i giudici hanno accolto il ricorso in base all’art 44 della legge sull’adozione. Per il presidente dell’Aiaf Friuli, l’avvocato Maria Antonia Pili la sentenza non rappresenta un precedente, ma un interpretazione su larga scala del concetto di “casi particolari” contenuto nella norma. Fatti sporadici o un passo verso l’apertura totale? Fatto sta che in tal senso , diversamente dalle divergenze parlamentari, i giuristi stanno esprimendo di volta in volta il proprio consenso costringendo il paese a prendere una posizione.