Vuoi per necessità o per comodità la moda delle fattorie verticali sta interessando le principali città del pianeta. Un esempio? Tokyo. Qui la lattuga, ortaggio per noi a portata di mano, arriva a costare anche 10 euro al Kilogrammo. Perché? Non è coltivabile in città, troppo l’inquinamento del suolo che costringe a importarla da luoghi lontani. Questo, se non si decide di coltivarla a Yokosuka a circa 40 km dalla capitale. Qui una ex fabbrica di floppy disk è stata letteralmente trasformata dalla Toshiba in una super moderna fattoria, una vetical farm, in gergo. Non si tratta di utopia ma di un vero e proprio cambiamento, le grandi metropoli sembrano tingersi di verde, dai balconi ai tetti passando per le vecchie fabbriche abbandonate, la city sta cambiando. L’OCSE prevede, in effetti, che nel 2050 gli abitanti della terra saranno circa 9 miliardi, contando che tre persone su quattro alloggeranno in città, ne risentiranno il consumo di energia (+80%), l’inquinamento dell’aria (+90% di ossido di zolfo, raddoppio di ossidi d’azoto) e il consumo idrico.
18 Maggio 2016
Fattorie verticali: la moda del momento
Scritto da Maria Giuseppina Buono
A cominciare dai tetti, le nostre città si colorano di verde, da New York a Tokio, Milano Parigi, la nuova moda è ?portare la campagna in città?.
Secondo Vincent Callebaut per compensare alle quote sopra indicate si renderà necessario ideare edifici in grado di produrre energia pulita per questo ha letteralmente ideato una nuova Parigi che, nel 2050, sarà totalmente green, per lo stesso motivo ha progettato il Dragon Fly, la prima vertical farm di New York. Oltre al vantaggio di integrare architettura ed ecologia questo tipo di edifici ha il vantaggio di permettere ai cittadini di produrre del ortaggi in totale autonomia. C’è da dire che a New York la moda di coltivare sui tetti non è una novità, si pratica già dal 2010, in particolare da quando è nato Brooklyn Grange, in Northern Boulevard, uno dei più grandi fra gli orti dei tetti. Sembrerebbe in grado di produrre circa 25mila chili l’anno di verdure fresche, erbe officinali, uova e miele. L’orto, è diventato una specie di icona, molti attivisti e giovani coltivatori, vendono i prodotti di questo singolare “orticello” ai locali più chic delle zone di Manhattan e Queens e addirittura organizzano corsi di formazione, eventi e visite guidate.
A Brooklyn, sulla stessa scia, è nata la Gotham Grrens, una società che si occupa di coltivare verdure su tre edifici della Grande Mela e si è occupata di inaugurare un quarto orto dello stesso genere sito a Chicago. Sempre a Chicago va lo scettro verde grazie al Green Roof City Hall, un tetto/parco realizzato circa 16 anni fa dove fioriscono e si coltivano circa 20mila specie di ortaggi locali.
Tetti ma non solo, a Berlino si punta agli aeroporti. All’ex pista di atterraggio dell’aeroporto Tempelhof chiuso nel 2008 si sostituisce oggi l’Allmende Kontor, un grande campo dove si coltivano diverse specie di verdure, si divide in circa 300 appezzamenti che vendono curati dai residenti dei quartieri limitrofi.
Anche se l’iniziativa Tedesca non fa una piega, è Parigi ad avere il primato in Europa, appoggiata addirittura da una legge. Il piano strategico 2014 -2020 prevede di dedicare circa 100 ettari e più agli spazi verdi ricavati dai tetti e da pareti verticali, per arrivare a questo il Governo Francese ha ben pensato a una legge ad hoc che obbliga tutti gli edifici pubblici e i grattacieli commerciali a dotarsi di un apposito spazio verde. Già la società Topager realizza orti urbani e lo chef della brasserie Frame coltiva “in casa” gli ortaggi che poi usa nella sua cucina. Sui tetti di Lafayette è nato il marchio Sous les fraises che produce circa 300 varietà di frutti. E’ risaputo da circa una trentina di anni che le coltivazioni in quota sono un toccasana per le città riducendo i consumi energetici. All’ Expo 2015 ha suscitato moltissimo interesse l’orto verticale del padiglione USA, un progetto di tecnici israeliani che hanno avuto il merito di essere i primi ad aver realizzato impianti di irrigazione che funzionano anche nel deserto. Il merito dell’esposizione del padiglione è stato quello di saper unire sapientemente la dimensione decorativa e quella agricola.
Anche in Italia ci sono moltissimi esempi di questo genere, pensiamo al palazzo dello studio Piuarch a Brera Milano, questo, è famoso per il grande orto sito sul tetto che produce ortaggi ed erbe officinali.
La produzione in casa propria anche in città non è poi un’utopia cosi lontana, esistono sperimentazioni di veri e propri elettrodomestici del futuro che agevoleranno questa missione. Il centro di ricerca Enea, sta sperimentando un nuovo elettrodomestico che permetterà di coltivare pomodori e insalata in casa propria, si tratta della tecnologia Indoor Smart Agriculture che sfrutta la cosiddetta coltivazione aeroponica che permette all’acqua nebulizzata di essere assorbita dai bulbi. Al momento il dispositivo ha le dimensioni di una container tuttavia si mira alla grandezza di un frigorifero per rendere più maneggevole l’uso in casa. La Spezia è la prima città interessata a sperimentare l’elettrodomestico in un ospedale cittadino e in una scuola. Interessante è anche l’acquario – fattoria ideata da un ricercatore dell’Università di Ingegneria di Perugia, Matteo Benvenuti. Questa vertical farm produce frutta e verdura oltre che essere dotata di un piccolo allevamento di pesci d’acqua dolce e un acquario in cui le piante sono nutrite dai minerali prodotti dai pesci, che a loro volta ricevono nutrimento dall’attività vitale delle piante.