In occasione della riunione dei ministri dell’Interno dell’Unione europea sulla crisi globale dei rifugiati, Amnesty Internationalha chiesto un ripensamento complessivo del sistema d’asilo europeo affinché sia assicurato un percorso sicuro verso l’Unione europea a coloro che necessitano di protezione e sia posta fine alla sofferenza di coloro che riescono ad arrivare sul suolo europeo.
A Bruxelles, i ministri dell’Interno dell’Unione europea esamineranno una serie di proposte presentate dalla Commissione europea, che ha improvvidamente evitato di dare risposte alla necessità di protezione delle persone che arrivano ai confini e dentro i confini dell’Unione europea e all’urgenza di risolvere la crisi umanitaria in corso.
“Ancora una volta i rappresentanti politici europei si trovano al centro della scena per parlare della necessità di affrontare la crisi dei rifugiati. Ma l’effettiva crisi in corso è quella della mancata riforma, da parte della leadership dell’Unione europea, di un sistema d’asilo al collasso che provoca gravi conseguenze per coloro che, trovandosi in condizione di vulnerabilità, hanno bisogno di salvezza e riparo. Abbiamo ascoltato chiacchiere a sufficienza. Ora occorre agire. Il mondo sta osservando” – ha dichiarato Iverna McGowan, direttrice ad interim dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee.
Il fatto che gli stati membri dell’Unione europea non si rendano conto che la crisi globale dei rifugiati aumenterà il numero degli arrivi in Europa, sta diventando sempre più evidente e allarmante. Ignorando le ragioni che spingono le persone verso l’Unione europea, come i conflitti e le violazioni dei diritti umani, i leader europei si sono concentrati sul blocco degli ingressi attraverso provvedimenti arbitrari alle frontiere e misure e leggi che di fatto impediscono il diritto di chiedere asilo.
Questo, insieme all’assenza di percorsi sicuri e legali verso l’Europa, ha fatto crescere il numero dei rifugiati costretti a intraprendere viaggi pericolosi. Tanto l’Unione europea quanto i suoi stati membri, di conseguenza, hanno favorito condizioni inumane di accoglienza e un vuoto di procedure coerenti d’accesso all’asilo per coloro che arrivano negli stati di frontiera dell’Unione europea.
Per questo, Amnesty International ha presentato all’Unione europea e ai suoi stati membri una serie di proposte dettagliate e concrete per assicurare che le persone che hanno bisogno di protezione internazionale possano raggiungere l’Europa e viverci in sicurezza e dignità. Tali proposte sono state inoltrate, nei giorni scorsi, anche al ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano.
Viaggi pericolosi verso l’Europa
Solo quest’anno, quasi 2800 persone hanno perso la vita nel tentativo di cercare salvezza e riparo in Europa. In alcuni casi, chi arriva alla frontiera esterna dell’Unione europea è vittima di respingimento.
Oltre 381.000 persone hanno raggiunto l’Unione europea nei primi otto mesi del 2015, più di 258.000 delle quali approdando sulle isole della Grecia. Il 92 per cento delle persone arrivate in Grecia provengono da paesi tormentati dalla guerra come Siria, Afghanistan e Iraq. Dopo essere fuggite dagli orrori della guerra ed essere sopravvissute a viaggi pericolosi, le loro difficoltà non cessano una volta giunte in territorio europeo.
Amnesty International ha documentato condizioni agghiaccianti di accoglienza in Grecia così come casi di persone imprigionate e lasciate senza acqua e cibo in Ungheria. Queste situazioni, insieme alla mancanza di prospettive di vita a lungo termine in questi paesi, spingono le persone a intraprendere ulteriormente viaggi pericolosi, e spesso di nascosto, verso l’Europa.
“L’aumento del numero dei rifugiati diretti verso l’Europa è il risultato inevitabile della peggiore crisi globale dei rifugiati dalla Seconda guerra mondiale. Più i leader europei pensano a come tenere lontane queste persone, più la sofferenza di queste ultime aumenta” – ha sottolineato McGowan. “Nonostante migliaia di persone in Europa abbiano chiesto ai loro leader di agire, le proposte oggi all’esame della cosiddetta riunione d’emergenza sono pericolosamente lontane dalla soluzione del problema e dalla garanzia di protezione e dignità per tutte le persone che he hanno bisogno”.
Percorsi sicuri e legali verso l’Europa
Le proposte della Commissione europea all’esame dei ministri dell’Interno dell’Unione europea non fanno alcun riferimento a percorsi d’ingresso alternativi sicuri e legali, come l’aumento dei posti per il reinsediamento, i programmi di ammissione umanitaria, le riunificazioni familiari e i visti per motivi umanitari: condizioni, tuttavia, necessarie per arrivare in condizioni di sicurezza in Europa e per ridurre il numero dei rifugiati costretti a intraprendere viaggi pericbolosi. Queste condizioni, inoltre, ridurrebbero la pressione sugli stati membri di frontiera, assicurando una più equa distribuzione dei rifugiati all’interno dell’Unione europea.
Amnesty International stima che, nei prossimi due anni, occorrano circa 1.380.000 posti per il reinsediamento dei rifugiati più vulnerabili. L’organizzazione per i diritti umani chiede all’Unione europea di mettere a disposizione in quel periodo 300.000 posti, attraverso sia programmi dei singoli stati membri che programmi obbligatori istituiti dall’Unione europea.
Distribuzione all’interno dell’Unione Europea
La proposta della Commissione si concentra sulla distribuzione dei richiedenti asilo all’interno dell’Unione europea come elemento chiave della soluzione complessiva. Questa misura potrebbe provvisoriamente alleviare la pressione sugli stati membri di frontiera che si trovano in condizioni di emergenza, ma dovrebbe essere attuata velocemente. Purtroppo, non prevede il consenso delle persone interessate, che potrebbero essere sottoposte a detenzione o ad altre misure coercitive per essere trasferite in stati membri nei quali rischierebbero di non avere sostegno familiare né finanziario.
Oggi, i ministri dell’Interno dell’Unione europea discuteranno una proposta di distribuzione d’emergenza di 120.000 richiedenti asilo. A maggio, gli stati membri non erano riusciti ad accordarsi sulla proposta della Commissione europea riguardante 40.000 persone.
“La distribuzione, se attuata in modo equo, dovrebbe contribuire ad alleviare la pressione sugli stati membri di frontiera e consentire alle persone di uscire dalle squallide condizioni dei centri di accoglienza. Purtroppo, la distribuzione non è di per sé una soluzione duratura per i richiedenti asilo e i rifugiati. La Commissione e gli stati membri stanno ignorando il fatto che la gravità della situazione e la sofferenza dei rifugiati e dei richiedenti asilo nei paesi di primo arrivo possono essere evitate consentendo l’ingresso nell’Unione europea attraverso percorsi sicuri e legali” – ha sottolineato McGowan.
Libertà di movimento per i rifugiati
La proposta della Commissione ha inoltre perso l’occasione di affrontare in modo strutturale la questione dei movimenti irregolari di rifugiati all’interno dell’Unione europea. Nel lungo termine, la pressione sui paesi di arrivo verrebbe ampiamente ridotta se ai rifugiati fosse consentita libertà di movimento all’interno dell’Unione europea. Ciò potrebbe anche favorire le riunificazioni familiari e aumentare le prospettive di integrazione a lungo termine.
Elenco di “paesi di origine sicuri”
A Bruxelles, i ministri dell’Interno discuteranno anche la proposta di un elenco di “paesi di origine sicuri“. Si tratta di uno sviluppo profondamente allarmante, in quanto pregiudicherebbe l’accesso a una procedura equa ed efficace di asilo. La determinazione dello status di rifugiato si basa infatti su circostanze individuali, il che significa che nessun paese d’origine può essere definito “sicuro” in quanto tale. L’applicazione del concetto di paese sicuro d’origine comprometterebbe il diritto di interi gruppi bisognosi di protezione internazionale a chiedere lo status di rifugiato e alla fine potrebbe dar luogo a rimpatri forzati.
“I ministri dell’interno devono abbandonare una volta per tutte l’approccio della Fortezza Europa. Persone disperate continueranno ad arrivare e non c’è altro tempo da perdere per decidere una risposta d’emergenza coordinata e il superamento complessivo dell’approccio dell’Unione europea all’asilo” – ha concluso McGowan.