Chiusa la fase a gruppi possiamo fare un primo bilancio di questa Copa América. Abbiamo grandi promosse così come altrettanto grandi delusioni. Se parliamo di nazionali in forma non possiamo non citare l’Argentina.
Una squadra tutta d’attacco, i tanti nomi nel reparto offensivo argentino hanno fatto valere il loro valore andando a battere i campioni uscenti del Cile per tre a uno. Messi viene usato col contagocce e quando entra fa male, chiedere a Panama per informazioni visto che in trenta minuti ne prende tre dal fuoriclasse del Barcellona. La difesa nonostante i dubbi della vigilia di dimostra una delle meno battute con soltanto un gol subito proprio contro il Cile dovuto ad un errore di Romero in uscita.
Altra squadra che ha convinto è il Messico. La Tricolor cancella l’incolore edizione dello scorso anno con tre partite davvero stupende. Quella con l’Uruguay al debutto c’è stato il massimo splendore di una difesa granitica che colpisce anche in attacco (Marquez).
La Colombia sembra aver fatto quel salto di qualità anche se il neo di quell’ultima partita del gruppo A contro la Costa Rica fa salire qualche dubbio ma James Rodriguez e compagni sapranno rifarsi.
Ad affrontare los Cafeteros sarà il Perù che ha battuto il Brasile nell’ultima partita del gruppo B e ha mostrato dell’ottimo gioco uscendo con il solito Guerrero trascinatore anche se fino ad ora il bomber peruviano a messo a segno solo il gol (che comunque ha dato i tre punti) contro Haiti al debutto.
Il Cile era partito molto male nel gruppo D unito a troppo nervosismo. Nelle due uscite seguenti però la Roja è tornata alla grande andando a strappare la qualificazione ai quarti ritrovando anche la coppia d’attacco Vargas-Sanchez tornati al gol nell’ultima partita contro Panama.
Gli Stati Uniti hanno fatto lo stesso percorso dei cileni, sconfitta all’esordio per vincere le successive due partite. I padroni di casa, grazie anche ai propri tifosi, hanno rialzato la testa vincendo il girone A trascinati dall’immortale Dempsey.
Grande sorpresa, invece, il Venezuela. La Vinotinto batte una formazione come l’Uruguay mandandola a casa e pareggia dopo essere passata in vantaggio contro i messicani. L’Argentina non avrà vita facile.
Ultima squadra (non per ordine d’importanza) nel tabellone dei quarti è l’Ecuador. I due Valencia insieme a Bolanos sono stati strepitosi. Gioco veloce, ritmi alti e nessuna pausa. Era dal 1997 che questa nazione non superava la fase a gironi. Gli ecuadoregni se la vedranno con gli americani nei quarti di finale e per loro potrebbero aprirsi le porte delle semifinali, risultato che non arriva dall’edizione del 1993.
Passiamo ora alle delusioni che corrispondo ai nomi di: Brasile, Uruguay, Bolivia e Paraguay. La Verde non ripete l’impresa dello scorso anno quando superò un girone con il Messico mandandolo a casa. La sconfitta al debutto contro Panama è stato un segnale di un torneo che si concluso peggio, prima sconfitta dal Cile e poi dall’Argentina.
I paraguaiani potevano farcela nel gruppo A ma due pareggi incolore hanno reso il loro torneo complicato per poi finire all’ultima giornata con la sconfitta subita dai padroni di casa americani. Pochi gol e una tattica troppo attendista hanno portato il Paraguay ad una eliminazione precoce.
Che dire dell’Uruguay e del Brasile? La parola deludente forse non riesce a descrivere il torneo di queste squadre. I verdeoro di Dunga, tranne che nella goleada contro Haiti, hanno dimostrato poco cinismo sotto porta e abbiamo visto come in questo torneo chi sbaglia anche solo una cosa rischia grosso. Il lasciar fuori dalla lista dei convocati giocatori come: Neymar, Thiago Silva e David Luiz in vista di una futura convocazione nella nazionale olimpica brasiliana per il torneo olimpico di Rio 2016 è stato controproducente. Notizia recente quella dell’esonero dell’ormai ex CT Dunga alla guida della nazionale brasiliana.
La Celeste, invece, irriconoscibile. Difesa fragile, centrocampo debole e lento mentre l’attacco ha fatto troppa fatica nel trovare il gol. Cavani in ombre per tutte e tre le partite. Muslera stranamente insicuro. Godin unico a salvarsi. Suarez, invece, ha svolto il ruolo di spettatore non pagante a causa del suo infortunio e l’immagine della sua frustrazione durante il finale della partita contro il Venezuela è l’emblema della Copa América della Celeste.