(Adnkronos) – Potrà essere utilizzato anche in altre due neoplasie onco-ematologiche appartenenti ai Linfomi non-Hodgkin. Si tratta di zanubrutinib che ha ottenuto dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) l’approvazione per il trattamento di pazienti adulti affetti da linfoma della zona marginale (Lzm) che hanno ricevuto almeno una precedente terapia a base di anticorpi antiCD20 e di pazienti adulti con Leucemia linfatica cronica (Llc).
L’estensione di indicazione ottenuta per zanubrutinib – si legge in una nota diffusa dalla biotech BeiGene – arriva a un anno dall’approvazione del farmaco innovativo per il trattamento di pazienti adulti affetti da macroglobulinemia di Waldenström – un linfoma linfoplasmocitico raro e a lenta progressione – che hanno ricevuto almeno una precedente terapia o come trattamento di prima linea per pazienti non idonei alla chemioimmunoterapia.
Zanubrutinib è un inibitore della tirosino-chinasi di Bruton (Btk) di nuova generazione molto selettivo e capace di bloccare le proteine che ordinano alle cellule anomale di crescere. La Btk è importante per la crescita delle cellule B, comprese quelle anomale nei pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström, linfoma della zona marginale o leucemia linfocitica cronica.
Queste patologie rientrano nei cosiddetti Linfomi Non-Hodgkin che, in Italia, rappresentano la quinta forma di cancro più comune negli uomini e la sesta nelle donne. Queste neoplasie originano dai linfociti B, cellule del sistema immunitario presenti nel sangue, nei linfonodi, milza, timo e midollo osseo. La leucemia linfatica cronica è una delle forme di leucemie più frequenti negli anziani (età media 70 anni). In Italia si stimano circa 1.600 nuovi casi ogni anno tra gli uomini e 1.150 tra le donne. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 74%. La neoplasia è spesso indolente a crescita lenta e non sempre necessita di un trattamento immediato.
I pazienti possono rimanere stabili per anni, ma quando la malattia diventa aggressiva, è necessario un trattamento immediato. Il linfoma della zona marginale è un gruppo di linfomi non-Hodgkin a cellule B molto rari e a progressione lenta, che insorgono nei Linfociti B che si trovano nella zona marginale dei follicoli linfoidi secondari presenti nella milza, nei tessuti linfoidi associati alle mucose, come le tonsille, e nei linfonodi. Viene tipicamente diagnosticata tra i 60-70 anni.
L’approvazione di zanubrutinib per la Llc si basa sui risultati positivi riscontrati in due trial clinici di Fase 3: Sequoia, in pazienti con malattia mai trattata in precedenza; e Alpine, che ha interessato pazienti con Llc recidivante o refrattaria. In entrambi gli studi il farmaco ha dimostrato una efficacia superiore rispettivamente a bendamustine plus rituximab (B+R) in prima linea o ibrutinib per la leucemia recidiva o refrattaria. Il via libera “di zanubrutinib da parte di Aifa – afferma Francesca Romana Mauro, professore associato presso l’Istituto di Ematologia del dipartimento di Medicina traslazionale e di precisione dell’Università Sapienza di Roma – segna una tappa importante per i pazienti affetti da Llc e per i loro medici, che dispongono oggi, per poter trattare questi pazienti, di un nuovo farmaco orale, biologico, con un profilo di sicurezza favorevole dato il rischio molto ridotto di complicazioni cardiologiche.
Questo inibitore di Btk di nuova generazione – aggiunge – ha dimostrato infatti non solo un’elevata efficacia terapeutica ma anche tollerabilità e sicurezza, caratteristiche essenziali per i pazienti con leucemia linfatica cronica candidati ad un trattamento continuativo di lunga durata”. Come evidenziato dallo studio Magnolia di Fase 2, i pazienti affetti da qualsiasi sottotipo di linfoma della zona marginale refrattaria e recidivante che sono stati trattati con il farmaco hanno raggiunto un tasso di risposta globale del 68% dei casi e il 26% di risposte complete con un controllo rapido e duraturo della malattia (tempo mediano di risposta di 2,8 mesi).
Per i pazienti “affetti da una neoplasia rara come il linfoma della zona marginale – sottolinea Pier Luigi Zinzani, professore ordinario di Ematologia presso l’Università di Bologna – Questa approvazione rappresenta un importante passo avanti per il trattamento di pazienti. Avere a disposizione un farmaco come zanubrutinib, ad uso orale, può contribuire a trasformare la pratica clinica per questi pazienti, avendo dimostrato un’efficacia significativa con tassi di risposta elevati e duraturi in tutti i sottotipi di Lzm”.
Il farmaco è l’unico inibitore di Btk approvato nell’Unione europea per il linfoma della zona marginale. “Siamo molto orgogliosi di questo importante traguardo che dimostra il continuo impegno di BeiGene a sviluppare terapie innovative e lavorare affinché queste siano accessibili nei tempi più brevi possibili a chi ne ha bisogno – dichiara Marco Sartori, General manager di BeiGene Italia – L’approvazione di zanubrutinib per queste due ulteriori indicazioni nell’ambito delle neoplasie onco-ematologiche conferma l’impegno dell’azienda in un’area di assoluta priorità per il nostro team e dove possiamo fornire soluzioni efficaci, ad alto tasso di innovazione e sicure grazie alla nostra attività di ricerca e sviluppo.
Traguardo a cui si aggiunge anche il recente via libera della Commissione europea per l’indicazione, in combinazione con obinutuzumab, per il trattamento dei pazienti con linfoma follicolare recidivato o refrattario che hanno ricevuto almeno due linee precedenti di terapia sistemica”.
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