Farina di grillo: l’Unione europea ha dato il suo via libera all’immissione nel mercato del nuovo alimento. A partire dal prossimo 24 gennaio, per cinque anni, potrà essere commercializzata da una sola azienda: la vietnamita Cricket One Co. Eventuali altre aziende concorrenti che vogliano immettersi nello stesso mercato, dovranno ottenere l’autorizzazione. Lo ha stabilito l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. Il provvedimento, il terzo dopo gli omologhi per larve e locuste, promette di essere uno strumento valido per contrastare la crisi alimentare mondiale e per fornire all’alimentazione umana soluzioni più sostenibili. A quanti piace il “novel food”?
Acheta domesticus
Se finora eravamo soliti utilizzare l’espressione “avere un grillo per la testa”, d’ora in poi potremo dire anche “avere un grillo nello stomaco”. Il grillo in questione è l’Acheta domesticus: il grillo domestico, detto anche grillo del focolare. Originario dell’Asia sud-occidentale, è stato importato in America nel XVIII secolo. In poche parole il grillo che ritroviamo come protagonista nell’omonima novella di Charles Dickens. Conviene, però, non farci intenerire troppo, considerato che a breve lo ritroveremo nella lista ingredienti di diversi prodotti sugli scaffali dei supermercati.
Farina di grillo: dove la ritroveremo
La polvere parzialmente sgrassata di grillo potrà essere presente sia come prodotto tradizionale, sia come ingrediente di diverse preparazioni come:
- prodotti da forno: pane, pizza, cracker, grissini, biscotti;
- miscele secche per prodotti da forno;
- minestre concentrate o in polvere;
- preparati a base di carne;
- preparati sostitutivi della carne;
- siero di latte in polvere;
- bevande tipo birra;
- prodotti a base di cioccolato;
- snack a base di farina di granturco.
Il cibo del futuro?
Utilizzati da millenni nell’alimentazione orientale, gli insetti si apprestano a divenire di casa, dunque, anche sulle tavole europee come “novel food”. Un’impresa ardua se consideriamo le consolidate tradizioni culinarie dei diversi Paesi europei. La scelta di estendere il costume orientale in Europa, in realtà, è dettata da esigenze specifiche di tipo sostenibile. Introdurre gli insetti nella nostra alimentazione significa introdurre una fonte di proteine diversa dalla carne e disponibile in grandi quantità. Significa, quindi, da un lato alleviare la pressione sugli allevamenti, soprattutto quelli intensivi, che tanto gravano sulla salute ambientale; dall’altro fornire nuove soluzioni per contrastare la piaga della fame mondiale.
In copertina foto di Christoph Meinersmann da Pixabay