L’importante operazione conferma la necessità di fare chiarezza sull’utilizzo diffuso di un colorante (E153) in apparente contrasto con la normativa che prevede espressamente che per il pane e i prodotti simili l’uso di coloranti è vietato. E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’operazione del Corpo forestale dello stato che ha denunciato 12 panificatori che producevano e commercializzavano pane, focaccia e bruschette al carbone vegetale utilizzando il colorante E153, procedimento vietato anche negli Stati Uniti dalla Food and drug administration (Fda) di solito più aperta ad accettare margini di rischio.
Il prodotto ha avuto in Italia una rapida diffusione tra fornai e ristoranti per confezionare gli hamburger o addirittura fare la pizza o cornetti per colazione. Il colore non dipende dunque dall’uso di farine integrali e nemmeno da coloranti naturali come il nero di seppia ma dal carbone vegetale che è una sostanza classificata come additivo. In attesa dei chiarimenti sulla sicurezza alimentare il consiglio della Coldiretti è quello di scegliere fra le centinaia di pani tradizionali naturali presenti lungo tutto lo stivale tra i quali ben 5 sono stati addirittura riconosciuti dall’Unione Europea.
La Coppia ferrarese, la pagnotta del Dittaino, il pane casareccio di Genzano, il pane di Altamura e il pane di Matera sono i prodotti registrati e tutelati a livello comunitario che hanno permesso all’Italia di conquistare il primato Europeo ma sono centinaia le specialità tradizionali censite dalle diverse regioni.
Si va dal “Pane cafone” della Campania, così chiamato perché con questo termine erano chiamati i contadini al tempo dei Borboni, al “Pan rustegh” della Lombardia che giustifica il vecchio detto “pane di villano, rustico ma sano“, dal “Pan ner” della Val D’Aosta ottenuto da un impasto di segale e frumento, alla “Lingua di Suocera” piemontese nel cui nome è sin troppo evidente il riferimento, per la verità un po’ cattivello, alla lunghezza della lingua delle suocere.
Tra le novità più richieste del c’è peraltro l’acquisto del pane realizzato con varietà di grano locali spesso di varietà salvate dall’estinzione direttamente dai produttori agricoli e venduto nelle aziende o nei mercati di campagna amica. Il consumo di pane degli italiani è sceso al minimo storico nel 2015 a circa 90 grammi, pari a meno di due fettine di pane al giorno (o due rosette piccole) a persona mentre nel 1861, anno dell’Unità d’Italia, si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno.
Da allora si è verificato un profondo cambiamento degli equilibri nutrizionali della dieta con un progressivo contenimento dei consumi di pane che nei tempi recenti sono scesi nel 1980 intorno agli 230 grammi a testa al giorno, nel 1990 a 197 grammi, nel 2000 a 180 grammi, nel 2010 a 120 grammi e nel 2012 a 106 grammi.
Ad essere preferito è il pane artigianale che rappresenta l’88 per cento del mercato con un consumo in costante calo mentre, a differenza, cresce negli ultimi anni la domanda dei prodotti sostitutivi del pane come crackers, grissini e pani speciali.