A settembre, per i fanatici del pallone, arriva sempre la solita, immancabile febbre da Fantacalcio. Gruppi di amici che si riuniscono, distribuiscono liste e penne per far sì che inizi un’asta dove si è solo avversari, non c’è collaborazione tra squadre, tutti sono in cerca del nuovo talento da lanciare nella propria squadra. Dove ogni fantagiocatore è pronto a spendere una fortuna per i proprio idoli. Il Fantacalcio è, senza alcun dubbio, uno dei giochi più in voga in Italia e, dopo ben 26 anni, è ancora sulla cresta dell’onda.
Ma com’è nato? E chi l’ha inventato?
Riccardo Albini, giornalista milanese classe 1953, creò il gioco sulla base del regolamento del Fantasy Football statunitense, dopo aver letto, alla fine degli anni 80, un libro sportivo sul volo New York-Milano. Era il 1988 e da circa quattro anni il reporter tifoso del Milan cercava di creare un regolamento di gioco senza dati statistici. Il primo esperimento lo ideò in occasione dei Campionati Europei. Il tentativo andò a buon fine e, dopo il breve torneo durato solo due settimane, qualche amico gli chiese di provare ad adattare le regole fantacalcistiche al campionato di Serie A. Nell’88 fondò, quindi, il primo campionato, l’anno successivo il secondo e nel 1990 pubblicò, con le “Edizioni Studio Vit” – ora Elemedia -, il primo libro dedicato al gioco (Serie A – Il gioco più bello del mondo dopo il calcio), scritto in collaborazione con il compianto Alberto Rossetti e Diego Antonelli – che, come raccontato dal primo in un’intervista, definirono “figata” l’idea di Albini -. «Per l’occasione radunai gli amici del bar, spiegai loro il meccanismo del gioco e formammo la prima lega del fantacalcio in assoluto, che tra l’altro sopravvive ancora oggi a 20 anni di distanza. Eravamo in 8, il numero perfetto per un fantacampionato», racconta il giornalista, che costituì con gli altri la ‘Lega Trab Goccia d’Oro’ vinta ben 5 volte. Successivamente fu contattato dalla casa editrice Feltrinelli e il volume fu distribuito in tutta Italia. Alla fine degli anni 80 il testo non vendette molte copie ma il gioco, man mano, prese piede su tutto lo stivale. Nel 1994 una vera e propria svolta: Albini curò la prima versione Gran Premio del Fantacalcio su La Gazzetta dello Sport. Nel 2000 il marchio Fantacalcio, brevettato dal giornalista lombardo, fu ceduto al gruppo L’Espresso-Kataweb. «L’idea, la dinamica di un gioco non è brevettabile, ma solo gli strumenti per giocarlo e Fantacalcio non ha strumenti. L’unica cosa che potevamo proteggere – e lo facemmo con forza – era il marchio Fantacalcio», racconta il creatore in un’intervista realizzata dal sito Fantagazzetta. Da anni, infatti, numerosi siti e giornali hanno creato versioni alternative dell’idea originale: tra tutti proprio Fantagazzetta e il suo “Fantagenius”, il “Mister Calcio Cup” del Corriere dello Sport, Sky e il “Fantascudetto”, la Gazzetta con il suo nuovo torneo “Magic”, la Tuttosport League dell’omonima testata e altri siti web noti tra i fanatici pallonari.
Riccardo Albini ha esaudito il desiderio di tutti gli italiani amanti del calcio: essere allenatori. C’è chi si affida alla vecchia guarda; chi crede che il giocatore col nome più strano possa dare senso alla sua asta; chi, a fine agosto, segue minuto per minuto le ultime battute del calciomercato per sperare che arrivi un nuovo colpo; chi controlla le statistiche dell’anno precedente dei giocatori per valutare la fantamedia; chi per una sera vuole essere Mourinho, Ancelotti, Conte, Benitez e contemporaneamente Marotta, Sabatini o Galliani. Chi vuole vincere la sfida, per dimostrare ai suoi amici che “non è solo culo”. Chi non vuole arrivare ultimo perché “è un’umiliazione”. Dopotutto, come diceva Bill Shankly, storico e vincente allenatore del Liverpool: “Alcuni pensano che il calcio sia una questione di vita o di morte. Non sono d’accordo. Posso assicurarvi che è molto, molto di più.”