Domenica 14 Palazzo Zevallos ha ospitato il concerto/spettacolo, Famosissime Armoniche del regno di Napoli, all’interno della rassegna “Note d’altrove” curata dalla “Fondazione Pietà dè Turchini”, da un’idea di Federica Castaldo.
Una serata perfetta e incantevole nel segno della musica e del teatro, una fusione resa possibile dall’ accurata ricerca storica svolta dalla regista e drammaturga, Angela Di Maso, dai testi che ne sono scaturiti, dalla scelta sapiente dei brani e degli interpreti.
Un lavoro che ha visto riunite le poliedriche competenze artistiche e il talento della Di Maso, brava anche nel calibrare ritmo e tempi scenici senza lasciare nulla al caso. Non una sbavatura né un momento di noia nei suoi spettacoli dove tensione e attenzione del pubblico sono sempre alte.
Le famosissime armoniche, raccontate in tre ritratti sonori, sono le tre cantanti, attrici e impresarie, Adriana Basile, Giulia de Caro e Anna Maria Scarlatti, donne “moderne” che, dai primi anni del’600 ai primi del ‘700, segnarono la scena musicale di Napoli, esercitando col loro carisma e la loro prorompente personalità, importanti influenze su autori come: C. Monteverdi, F. Provenzale, Alessandro e Domenico Scarlatti.
Nel corso del concerto si son delineati l’ambiente, i costumi, e gli stili assai diversi nei quali le tre “Sirene” furono indiscusse e “discusse”, protagoniste segnando la storia della vocalità e della scena del loro tempo.
Discusse in quanto Adriana, Giulia e Annamaria, furono famose per il loro talento ma anche per il loro stile di vita “libero” per i tempi, tanto da essere definite “puttane”. “Puttane in musica” ci suggerisce la regista, perché tutto il loro agire è stato per amore della musica, nella quale arte dovevano non solo primeggiare ma essere riconosciute. Convinte, scaltre, orgogliose, quando non addirittura, come nel caso della De Caro, fiera di essere protagonista di un poemetto satirico nel quale un amante narrò le sue ninfomani gesta.
Per la sua drammaturgia Di Maso, oltre ai documenti storici, ha studiato i saggi dei musicologi Maione e D’Alessandro, che evidenziano la scalata delle tre donne al successo musicale attuata con ogni mezzo avessero a disposizione, oltre le indiscusse e riconosciute qualità canore, per percorrere sentieri non lunghi e tortuosi ma brevi e dorati.
Storie di grandi passioni, di intrighi di palazzo, in cui duca, viceré e cardinali erano diventati burattini nelle loro mani, ammaliati da donne che sapevano di essere brave ma soprattutto belle e affascinanti.
La “divina Andreana”, Adriana Basile (1586-1657), caso eccezionale di musicista professionista donna e cantautrice, fu la più celebre e osannata cantante di corte della prima metà del seicento, più famosa del celebre fratello Giovan Battista autore de “Lo cunto de li cunti”, che ella stessa contribuì a far conoscere al mondo.
Giulia de Caro, “Ciulla”(1646-1697) fu realmente una prostituta, la breve parabola della sua carriera, esauritasi nell’arco di 7 anni tra ribalte aristocratiche e teatro pubblico, va dalla sua attività di meretrice e commediante a quella di sposa “civile, molto onesta e dabbene” dopo il contrastato matrimonio col ricco Carluccio Mazza.
Fu definita, dalle cronache del tempo, Commediante, Cantarinola, Armonica, Puttana, appellativo quest’ultimo, che non le fu risparmiato neppure in morte dai preti che celebrarono il suo funerale.
Anna Maria Scarlatti(1661-1703) famosa e chiacchieratissima sorella di Alessandro, (o lui suo fratello?) seppe trarre gran profitto dal suo talento di canterina, così come da vicende a sfondo sessuale, mettendo da parte un considerevole patrimonio, che in parte volle investire da impresaria per finanziare attività teatrali, impegno confermato dal ricco marito, l’armatore Nicola Barbapiccola, per agevolare il debutto del promettente nipote di Anna Maria, il diciottenne Domenico Scarlatti.
La brava e intensa Cristina Donadio è stata la voce delle tre famosissime armoniche, Adriana, Giulia e Anna Maria, introducendo musiche e brani che hanno accompagnato il racconto delle loro vite fortunate e disgraziate al contempo.
Cristina Fanelli giovane e talentuosissima soprano ha interpretato i brani del seicento di Moneverdi, Cicinelli, Ziani, Alessandro e Domenico Scarlatti, deliziando il pubblico presente.
Talenti Vulcanici è l’impeccabile ensamble che ha eseguito le musiche, con al clavicembalo Stefano Demicheli, qui anche in veste di direttore.
Costumi di Giusi Giustino
Luci curate da Francesco D’Antuono
Trascrizione dei manoscritti musicali, Enrico Gramigna e Domenico Prebenna per i brani di Ziani.