“San Gennaro non sarebbe esistito senza Napoli, né Napoli potrebbe esistere senza San Gennaro. La storia di San Gennaro comincia con la storia di Napoli.”
Fare i conti col racconto delle origini, guardare negli occhi la magnificenza e la passione che spesso è fede, spesso è superstizione, ma sempre è contatto con l’altrove, l’inconoscibile e il nascosto di ognuno di noi. Questa città di Napoli così speciale che non se ne riesce a dire, così unica che anche chi ci vive viene sorpreso, così totale da rimanerne sopraffatti, ci regala spesso e senza ragione occasioni di meraviglia pura, che sol perché vediamo quotidianamente pensiamo sia banale.
Basta invece armarsi di guide capaci di farti fermare un attimo e mirare negli occhi la bellezza per rimanere ancora e di nuovo sedotti dalle proprie stesse emozioni, che sono sempre state tue, anche se non lo sapevi. Varcare porte che hai sempre visto e mai aperto, scoprire nello stesso momento di essere parte di un corpo unico che vive e spera e ama in maniera simile e differente e che cede più spesso al peccato di lasciarsi definire da altri piuttosto che da se stesso. Scoprire che anche quello che si riteneva lontano dai propri percorsi, di fede e di convinzioni, ti appartiene da sempre e per sempre e che ovunque andrai sarai definito da questo, perché gli altri vedono quel che sei, meglio di quanto tu possa credere…
Sarai sempre “napoletano” perché esserlo è fare parte di un sentimento più che di una geografia, essere è far parte di passioni e di mente e dolori che non perché li vivi tutti i giorni sono normali, essere napoletani implica il riconoscere anche di far parte di quel sangue che fluisce nel corpo della città e che “miracolosamente” si scioglie tre volte all’anno rinsaldando il legame tra il popolo e la città col suo Santo.
San Gennaro, rappresentato nella sua versione ufficiale in abiti vescovili e a mezzo busto è la summa di tutti gli ermafroditismi che sono la natura stessa di questa città, che nasce dal corpo decomposto della sirena Partenope e il cui destino è racchiuso nell’integrità di un Uovo sepolto nelle viscere del Castel dell’Ovo, la cui maschera che ne esalta e mortifica i caratteri è un Pulcino con voce di gallinaccio, unica maschera a non nascere da donna. Pulcinella, Polichinelle, Kaspar, Punch, Petrushka, comunque e in qualsiasi modo lo hanno chiamato è sempre lui, il pulcino affamato.
San Gennaro, il cui Duomo sorge sul sito che fu del Tempio di Apollo ed inserito ai limiti di un quadrilatero che racchiude in sé la più alta concentrazione di edifici sacri, San Gennaro dunque è a Napoli, il Santo tra i Santi, qualcuno o qualcosa che è stato da sempre la città, dal quale parte la “Fondazione” cristiana della città, e che assume in sé tutto il precedente e tutto il seguente e in questo assumere diventa sangue e carne della città che in lui si riconosce si identifica e che a lui chiede protezione, perchè bisogna sapere che a San Gennaro è attribuito un solo miracolo, ciononostante il Santo è oggetto di una venerazione e di un affetto che trascendono la fede stessa diventando spesso identificazione totale e asservente, ma su un piano di parità che altrove è poco comprensibile ma che qui è non solo compreso ma auspicato.
Le parenti di San Gennaro, meraviglioso riassunto di questo rapporto tra la città e il santo, donne che da sempre si cooptano riconoscendosi e che sono moglie, mamma e figlia di San Gennaro e per questo parenti al più sommo grado che, in origine e ancora adesso, avendo o assumendo il nome di JANUARIA ne sono le “dirette” discendenti. Qui non conta che le notizie storiche sulla figura di San Gennaro siano post-costituite e che non ci sia traccia , se non nel mito, della figura di Gennaro Vescovo, quello che conta è che San Gennaro c’è e c’è sempre stato e se le parenti del santo sono “Januarie” così come le tramiti di “Jano-Giano” siano dette “Janare” , quello che conta è che entrambe sono “guardiane di una porta”, entrambe mettono in tramite il QUI con L’ALTROVE , rivolgendosi al Santo, in caso di ritardo nello scioglimento del sangue con gli epiteti più coloriti, come a un monello o uno scugnizzo che fa i capricci e il cui FACCIA GIALLA è forse l’unico riferibile…
– L’altro miracolo, molto più vero e tangibile è IL TESORO di San Gennaro, appartenente al popolo di Napoli da sempre, non alla Chiesa o al Vaticano, ma “AL POPOLO!”
– Tesoro accumulatosi nei secoli e nei secoli intangibile, dal quale mai un pezzo è stato sottratto o prelevato per essere venduto o per “fare cassa” un tesoro immenso contenete capolavori di arte orafa di assoluto valore artistico, prima che venale. Un tesoro al quale tutti hanno aggiunto qualcosa, finanche Napoleone, che ben razziò di opere d’arte i paesi che andava conquistando, donò un calice d’oro di finissimo pregio.
– La potenza del Santo, tutt’uno col corpo della Città, ha sempre piegato il volere dei potenti, che mai hanno messo mano al tesoro se non per aggiungere oggetti devozionali. Lo splendore di questa devozione e la magnificenza dell’arte si dipanano come una lunga teoria di meraviglie sotto gli occhi di noi visitatori, increduli di tanta potenza, che è soprattutto potenza dell’unione tra il suo santo e la città, che è corpo mistico e reale prima ancora che corpo di fede e religione.
Nell’ammirare questa bellezza che incanta l’anima prima che gli occhi e riempie di speranza e di orgoglio di appartenere, anche quando non lo sapevamo, a questo corpo unico e indivisibile che dobbiamo continuare ad essere per sentire ancora fluire il sangue nella carne e sciogliersi nell’abbandono dell’appartenenza, sapere chi siamo e trovare e cercare le parole per definirsi e impedire ancora e per sempre alla barbarie di mettere le mani sul nostro tesoro.
Questa appartenenza, questo specchiarsi reciproco di San Gennaro, Napoli e i napoletani è stata di nuovo ribadita a furor di popolo nel marzo 2016, quando si è tentato di modificare lo Statuto della Deputazione del Tesoro di San Gennaro per permettere l’entrata di membri non laici nel Consiglio della Deputazione, minando alla base l’autonomia dell’Istituto che ha sempre garantito la custodia del tesoro.
Il 5 marzo 2016 centinaia di napoletani sono scesi a difesa del loro Santo e dietro lo slogan, ” Giù le mani da San Gennaro “, hanno ribadito, a chi ne fosse all’oscuro, che tra San Gennaro e la città scorre qualcosa che è aldilà di qualsiasi folklore e non deve essere sottovalutato.
San Gennaro appartiene alla città, non alla Curia.