Il protagonista della missione è un piccolo robot a sei zampette cigolate che si allena ogni giorno in un piccolo deserto “rosso” nei pressi della città di Torino. E’ qui che il rover cerca quotidianamente di aggirare ostacoli, superare sassi e rialzarsi dopo eventuali cadute. Progettato e “addestrato” dall’ingegnere italiano Andrea Biggio, appassionato della serie televisiva “Star Wars”, il piccolo robot sarà l’eroe della missione su Marte prevista per l’anno venturo.
Il progetto prevede l’esplorazione di più pianeti alla ricerca di forme di vita, in testa c’è il pianeta rosso, distante dalla Terra 225 milioni di kilometri e un viaggio di circa 6 mesi. ExoMars è la prima esplorazione planetaria “made in Europe” ed è stata assegnata dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea), per l’orgoglio degli italiani, ai ricercatori torinesi di Thales Alenia Space, una società controllata dai francesi di Thales e dagli Italiani di Finmeccanica.
La missione sarà divisa in due parti, una prima prevista per il 2016 con il lancio di Dreams, una piccola stazione meteo finalizzata alla rilevazione climatica del pianeta che servirà a capire come posizionare una stazione spaziale, la seconda parte, invece, inizierà nel 2018 con l’esplorazione del rover.
L’obiettivo? Cercare i marziani, forme di vita e possibilità di sopravvivenza su Marte, poiché il passo più importante sarà quello di spedire sul pianeta rosso i nostri astronauti. Il piccolo robot sarà incaricato di cercare acqua e ghiaccio, sarà suo compito captare i gas atmosferici e i raggi solari e, non ultimo, dovrà trapanare il suolo. Il rover, infatti, sarà dotato di un apposito trapano in grado di arrivare a due metri di profondità, numeri decisamente più grandi di quelli statunitensi ma non è questa l’unica novità, all’interno del congegno sarà presente un vero e proprio laboratorio in grado di analizzare eventuali forme di vita. Il compito del piccolo “centro di ricerca” è quello di sterilizzare l’ambiente in modo da mantenere inalterato il risultato. Una volta partita, la missione si avvarrà non solo di ricercatori italiani ma di moltissime personalità della scienza europea.
Per “l’odissea nello spazio” c’è già chi sta studiando eventuali sistemi di propulsione nucleare per accorciare i tempi del viaggio e, addirittura, si pensa di costruire altre stazioni spaziali per eventuali soste. Per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta, gli scienziati dell’ambiente stanno già pensando a dei piccoli moduli in grado di assicurare la sopravvivenza a lungo termine in ambienti ostili. Molti di questi moduli vengono realizzati proprio a Torino e monitorati dai centri controllo di Altec, una società affiliata Tas che si trova nello stesso parco scientifico.
Il centro di Torino sembrerebbe essere il più importante d’Europa grazie alla grande confluenza di conoscenze, da qui, infatti, si dialoga con americani, giapponesi e si lavora con scienziati russi, arrivando così al confronto con tutto il mondo del settore. L’obiettivo comune è la colonizzazione spaziale, attraverso la rigenerazione dell’acqua al fine di supportare missioni più lunghe. Si pensa alla possibilità di coltivare ortaggi con la coltura idroponica e, sempre a Torino, è stata di recente ultimata la Cupola, una grande finestra che consente agli astronauti dal 2010 di gestirsi in ambienti meno stretti. L’ultima trovata di Thales Alenia Space, infine, è il satellite Bepi Colombo che partirà a breve per esplorare di Mercurio.
C’è da dire che da quando, nel 2011, la Nasa ha dismesso lo Space Shuttle, l’unica navicella spaziale in grado si di viaggiare nello spazio e ospitare astronauti è la russa Soyuz, per cui, data la carenza, l’ESA ha deciso di lanciare in orbita IXV (Intermediate eXperimental Vehicle) detto anche Spazioplano, si tratta di un veicolo che potrà sostituire lo Space Shuttle; più grande del cugino americano e dotato di guida automatica, è costato circa 150 milioni di euro ed è stato finanziato da un consorzio di circa 10 nazioni di cui la capofila è proprio l’ItaliaIl protagonista della missione è un piccolo robot a sei zampette cigolate che si allena ogni giorno in un piccolo deserto “rosso” nei pressi della città di Torino. E’ qui che il rover cerca quotidianamente di aggirare ostacoli, superare sassi e rialzarsi dopo eventuali cadute. Progettato e “addestrato” dall’ingegnere italiano Andrea Biggio, appassionato della serie televisiva “Star Wars”, il piccolo robot sarà l’eroe della missione su Marte prevista per l’anno venturo.
Il progetto prevede l’esplorazione di più pianeti alla ricerca di forme di vita, in testa c’è il pianeta rosso, distante dalla Terra 225 milioni di kilometri e un viaggio di circa 6 mesi. ExoMars è la prima esplorazione planetaria “made in Europe” ed è stata assegnata dall’ESA (Agenzia Spaziale Europea), per l’orgoglio degli italiani, ai ricercatori torinesi di Thales Alenia Space, una società controllata dai francesi di Thales e dagli Italiani di Finmeccanica.
La missione sarà divisa in due parti, una prima prevista per il 2016 con il lancio di Dreams, una piccola stazione meteo finalizzata alla rilevazione climatica del pianeta che servirà a capire come posizionare una stazione spaziale, la seconda parte, invece, inizierà nel 2018 con l’esplorazione del rover.
L’obiettivo? Cercare i marziani, forme di vita e possibilità di sopravvivenza su Marte, poiché il passo più importante sarà quello di spedire sul pianeta rosso i nostri astronauti. Il piccolo robot sarà incaricato di cercare acqua e ghiaccio, sarà suo compito captare i gas atmosferici e i raggi solari e, non ultimo, dovrà trapanare il suolo. Il rover, infatti, sarà dotato di un apposito trapano in grado di arrivare a due metri di profondità, numeri decisamente più grandi di quelli statunitensi ma non è questa l’unica novità, all’interno del congegno sarà presente un vero e proprio laboratorio in grado di analizzare eventuali forme di vita. Il compito del piccolo “centro di ricerca” è quello di sterilizzare l’ambiente in modo da mantenere inalterato il risultato. Una volta partita, la missione si avvarrà non solo di ricercatori italiani ma di moltissime personalità della scienza europea.
Per “l’odissea nello spazio” c’è già chi sta studiando eventuali sistemi di propulsione nucleare per accorciare i tempi del viaggio e, addirittura, si pensa di costruire altre stazioni spaziali per eventuali soste. Per la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta, gli scienziati dell’ambiente stanno già pensando a dei piccoli moduli in grado di assicurare la sopravvivenza a lungo termine in ambienti ostili. Molti di questi moduli vengono realizzati proprio a Torino e monitorati dai centri controllo di Altec, una società affiliata Tas che si trova nello stesso parco scientifico.
Il centro di Torino sembrerebbe essere il più importante d’Europa grazie alla grande confluenza di conoscenze, da qui, infatti, si dialoga con americani, giapponesi e si lavora con scienziati russi, arrivando così al confronto con tutto il mondo del settore. L’obiettivo comune è la colonizzazione spaziale, attraverso la rigenerazione dell’acqua al fine di supportare missioni più lunghe. Si pensa alla possibilità di coltivare ortaggi con la coltura idroponica e, sempre a Torino, è stata di recente ultimata la Cupola, una grande finestra che consente agli astronauti dal 2010 di gestirsi in ambienti meno stretti. L’ultima trovata di Thales Alenia Space, infine, è il satellite Bepi Colombo che partirà a breve per esplorare di Mercurio.
C’è da dire che da quando, nel 2011, la Nasa ha dismesso lo Space Shuttle, l’unica navicella spaziale in grado si di viaggiare nello spazio e ospitare astronauti è la russa Soyuz, per cui, data la carenza, l’ESA ha deciso di lanciare in orbita IXV (Intermediate eXperimental Vehicle) detto anche Spazioplano, si tratta di un veicolo che potrà sostituire lo Space Shuttle; più grande del cugino americano e dotato di guida automatica, è costato circa 150 milioni di euro ed è stato finanziato da un consorzio di circa 10 nazioni di cui la capofila è proprio l’Italia.