(Adnkronos) – Ex Ilva, ma anche Wartsila e Marelli. Sono ancora tante le nubi all’orizzonte e c’è anche qualche spiraglio che si apre. Per alcune delle vertenze industriali più critiche, è con un bilancio in chiaroscuro che si chiude una settimana intensa e convulsa. Carico d’incognite è il futuro dell’acciaieria tarantina, e con essa quello del futuro della siderurgia italiana, e del sito di Bagnoli della Rosandra della multinazionale finlandese Wartsila, mentre la svolta che si è concretizzata negli ultimi giorni per Marelli apre, almeno per il momento, una prospettiva più rosea per lo stabilimento di Crevalcore.
E’ sicuramente quello dell’ex Ilva il dossier più scottante. Il punto fermo è l’uscita di ArcelorMittal da Acciaierie d’Italia, messa nero su bianco nel vertice di giovedì scorso tra governo e sindacati. E la strada intrapresa è quella del divorzio consensuale per evitare l’extrema ratio dell’amministrazione straordinaria. Per scongiurare questa eventualità, i team dei legali di Invitalia, socio con il 38%, e di ArcelorMittal, socio di maggioranza con il 62%, si sono messi al lavoro per arrivare a una soluzione negoziata che tolga dal tavolo pendenze e contenziosi legali. Un lavoro da svolgere in pochi giorni visto che mercoledì prossimo è il termine fissato per trovare un’intesa e poi, giovedì, i sindacati torneranno dal governo.
Una fumata nera aprirà le porte all’amministrazione straordinaria e alla nomina di un commissario e questo scenario, oltre ad essere foriero di implicazioni legali, è quello che preoccupa di più tutta la filiera dell’indotto e dei fornitori. Ma anche un divorzio consensuale non sarà una strada in discesa. Prioritaria è la garanzia della continuità aziendale produttiva e di risorse necessarie al rilancio. Nodi che non si sciolgono dall’oggi al domani che che richiederanno un lungo lavoro di settimane e di mesi.
Alta la tensione anche per Wartsila. La doccia fredda è arrivata nei giorni scorsi quando, nel corso del tavolo al Mimit, l’azienda ha deciso di rigettare l’accordo del novembre scorso prorogato di ulteriori 6 mesi nonché la proroga del Contratto di solidarietà fino al 30 giugno 2024 comunicando che “non c’erano le condizioni per sottoscrivere l’intesa già raggiunta”. In questo modo, hanno denunciato i sindacati, l’azienda “ha dichiarato il licenziamento dei 300 lavoratori della produzione dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra e la precarietà occupazionale dei 600 lavoratori del Service con un progressivo disimpegno della multinazionale in tutto il territorio nazionale”.
Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, dopo l’incontro svoltosi ieri nella sede della Regione Friuli Venezia Giulia a Trieste tra i sindacati, il governatore Massimiliano Fedriga e i parlamentari del territorio, ha assicurato la volontà di “agire attraverso tutti gli strumenti che la legge mette a disposizione per salvaguardare un sito strategico per il Paese. L’obiettivo è quello di tutelare l’occupazione e le competenze professionali maturate negli anni da parte dei 300 lavoratori”.
Gli spiragli che, invece, si aprono sono quelli per Marelli. Nei giorni scorsi, sono arrivate due manifestazioni di interesse per lo stabilimento di Crevalcore in provincia di Bologna da parte di Tecnomeccanica e Niche Fusina. Si tratta di due aziende che operano nel settore dell’alluminio. Tecnomeccanica è un’azienda piemontese attiva nella produzione e commercializzazione di componenti in alluminio per l’industria automotive. Niche Fusina è un gruppo internazionale attivo lungo la filiera dell’alluminio, che produce materia primaria e da riciclo per industria automotive, difesa e aerospazio, e altre applicazioni civili. Entrambe guardano con interesse al sito di Crevalcore per soddisfare fabbisogni produttivi crescenti.
A tirare un sospiro di sollievo sono stati i sindacati che hanno riferito anche del’interessamento anche di un soggetto internazionale. Ora, entro fine gennaio si dovrebbe arrivare a proposte vincolanti, così da provare a raggiungere l’accordo definitivo entro inizio marzo. Tecnomeccanica metterebbe sul piatto un investimento di almeno 25 milioni con il riassorbimento di 150 lavoratore, Niche Fusina prevede un investimento per la riconversione dello stabilimento di 12-15 milioni e anche in questo caso è previsto il riassorbimento di 150 addetti. Per offrire una soluzione a tutti i 228 dipendenti attuali, Marelli è disponibile a trasferire su base volontaria fino a 68 lavoratori in altri stabilimenti del gruppo con un incentivo di sostegno più alcuni a Bologna, ad adoperare lo strumento della isopensione per offrire uno scivolo pensionistico di 7 anni e ad aprire una procedura di uscite volontarie e incentivate.
Per i i sindacati dei metalmeccanici, si comincia ora a intravvedere un futuro per Crevalcore. Si attende anche la svolta per il sito di alluminio Portovesme, che la Sider Alloys ha rilevato dall’Alcoa sei anni fa. Un incontro è fissato al Mimit per il 18 gennaio per affrontare la questione del riavvio della fabbrica. Lo scorso 21 dicembre è arrivato lo sblocco delle garanzie di Sace. Un via libera, questo, per una Garanzia Green con cui coprire l’80% degli investimenti ambientalmente sostenibili all’interno di quei 160-170 milioni previsti dal piano industriale disegnato 5 anni fa dalla società svizzera.
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