E’ un periodo di grande fermento in Europa sul versante dei dirittti civili che faranno sempre discutere ponendosi a cavallo fra fede e civiltà. Temi come l’aborto o tutto quanto connesso con le unoni fra persone dello stesso sesso e finanche la loro assistenza in fase di terza età, come abbiamo avuto modo di raccontare già nelle scorse settimane, ora s’innesta il fine vita che pure già è stata oggetto di notizie a dir poco foriere di discussioni molto accese.
Sempre la Svizzera in primo piano e, qualcuno dirà, all’avanguardia nel riconoscimento di quelli che sono veri e propri diritti di libertà.
Nel cantone di Neuchâtel, le case per anziani dovranno accettare che al loro interno sia praticato l’aiuto al suicidio: lo ha deciso il Gran consiglio, che ha accolto stasera con 80 voti contro 16 una modifica legislativa in tal senso. Per il parlamento, la libertà di scelta degli interessati non potrà essere limitata da regolamenti di altro tipo.
Solo le case per anziani non medicalizzate private che non ricevono sovvenzioni saranno autorizzate ad ignorare la nuova normativa.Il personale curante non sarà però tenuto a intervenire direttamente né ad assistere alla morte del suicida, che dovrà in ogni caso essere capace di discernimento. La struttura dovrà solo mettere a disposizione una camera: spetterà poi a un’associazione di accompagnamento alla morte prendersi carico dell’individuo.