Etica, innovazione e sostenibilità sono i cardini attorno a cui è ruotata la prima edizione di “Wine in Venice”: tre giorni di confronti, degustazioni, presentazioni e spunti di riflessione sul mondo del vino e del futuro del settore che si è tenuta nel cuore dei palazzi simbolo di Venezia come la Grande Scuola della Misericordia e lo storico palazzo del Cà Vendramin Calergi.
Il vino del futuro?
A ognuno dei temi precedentemente è stato dedicato un incontro della tre giorni veneziana, organizzata da Winetales, Beacon, The Media Company Store e Venezia Unica, con importanti ospiti che si confronteranno per immaginare: “il vino del futuro”.
Conosciamo Toscana Wine Architecture con le parole di Samuele Mommoli, responsabile di produzione de “Il Borro”
Protagonista di Wine in Venice è stata sicuramente Toscana Wine Architecture, una realtà tutta nuova nel campo che si prefigge l’obiettivo di voler “idealizzare” il vino del futuro. Conosciamo meglio questa realtà con le parole di Samuele Mommoli, responsabile di produzione de “Il Borro” (una delle 14 cantine della rete):
Cos’è Toscana Wine Architecture?
Toscana Wine Architecture è una rete, costituita nel 2017, che riunisce cantine di design (Antinori nel Chianti Classico, Caiarossa, Cantina di Montalcino, Castello di Fonterutoli, ColleMassari, Fattoria delle Ripalte, Il Borro, Le Mortelle, Petra, Podere di Pomaio, Rocca di Frassinello, Salcheto, Tenuta Ammiraglia – Frescobaldi) che hanno fatto singolarmente investimenti significativi e hanno deciso di puntare su una strategia comune, per accogliere visitatori e appassionati da tutto il mondo. Toscana Wine Architecture promosso da Regione Toscana in collaborazione con Vetrina Toscana, Federazione Strade del Vino, dell’Olio e dei sapori di Toscana in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana.
Cosa si prefigge di fare la vostra realtà?
Veri e propri templi del vino, progettati dai grandi maestri dell’architettura contemporanea tra cui Mario Botta, Renzo Piano e Tobia Scarpa, oltre a essere perfettamente integrati con il paesaggio circostante, ne diventano un elemento imprescindibile di tutela nel momento in cui limitano al massimo il proprio impatto sull’ambiente.
In che modo riuscirete nel vostro intento?
Dalla vinificazione ‘per gravità’ che asseconda il movimento naturale della produzione, riducendo il consumo di energia e favorendo una lavorazione delle uve meno traumatica, volta a preservare l’equilibrio del vino e l’estrazione di tannini, al mantenimento della temperatura ideale per l’affinamento in legno in modo completamente naturale, sfruttando la termoregolazione delle rocce presenti nel sottosuolo o dell’acqua sorgiva, dall’utilizzo di materiali naturali, al recupero delle acque piovane, dall’utilizzo di energie rinnovabili ai giardini verticali, arricchimento estetico e beneficio energetico: l’eco-sostenibilità si riflette su ogni passaggio produttivo del nettare di bacco.
La sostenibilità può essere raggiunta nel mondo del vino?
Le pratiche “green” adottate in azienda che, oltre che sull’ambiente, grazie al basso impatto ambientale e al risparmio energetico, si riflettono anche nel calice, favorendo la massima espressione del carattere del territorio.