Il coworking viene spesso citato come il futuro del lavoro grazie alla sua capacità di promuovere valori come crescita, cultura, welfare e innovazione. Esiste, però, un valore ancora più importante, che li raccoglie tutti rendendoli non solo reali, ma efficaci: l’etica sul lavoro.
La riscoperta dell’etica sul lavoro
Per anni dimenticata a favore dell’estetica e della funzionalità, oggi l’etica sul lavoro è tornata a ricoprire un ruolo centrale. Non per ultimo come preoccupazione per i rischi della rivoluzione industriale 4.0: possono le macchine intelligenti sostituire l’uomo? La tecnologia eliminerà il confine tra vita professionale e vita privata? Chi non sarà al passo resterà senza lavoro? Basti pensare che secondo uno studio di McKinsey del 2017, entro il 2030 si accentuerà la battaglia tra le aziende per reclutare i lavoratori più altamente qualificati: la domanda di competenze tecnologiche aumenterà del 55%. E contemporaneamente diminuiranno i posti di lavoro che richiedono competenze cognitive di base.
Non a caso, una riflessione dello European Group on Ethics in Science and New Technologies – organismo di consulenza del presidente della Commissione Europea – sottolinea come sia oggi necessario orientare lo sviluppo tecnologico nell’ambito del lavoro, per trovare nuovi equilibri tra attività umana e automazione nel rispetto di valori che riteniamo fondamentali per l’uomo, la società, e l’umanità futura («Future of Work, future of Society», dicembre 2018).
Dal campo dell’automazione, il discorso sull’etica del lavoro si è esteso ed evoluto. Perché l’etica rende felici e, in due parole, fa bene. A tutti, all’azienda, a chi lavora e, soprattutto, fa bene alla società. Per questo è stata scelta come tema, come filo conduttore, per gli incontri Etica e Felicità del Lavoro all’interno degli Stati Generali del Mondo del Lavoro che si svolgeranno dal 25 al 27 settembre nella sede di Copernico Torino Garibaldi.
L’etica sul lavoro: cos’è esattamente?
Ma cos’è l’etica? E come può essere etico il lavoro? L’etica è la branca della filosofia che studia la condotta degli esseri umani e i criteri in base ai quali si valutano i comportamenti e le scelte. Questa definizione pone un’altra domanda a cui ogni azienda, ogni professionista e ogni datore di lavoro deve rispondere: “Cosa fa valutare positivamente il lavoro e, ancora di più, gli spazi di lavoro oggi?”. Il lavoro si è trasformato, chiedendo ai lavoratori e agli uffici di cambiare insieme a lui.
Per essere felici sul lavoro, infatti, non bastano scrivanie condivise, rete Wi-Fi unica e una caffetteria. Serve un habitat ibrido, flessibile dove competenze, culture e abitudini diverse si incontrano e si confrontano, scoprendo che la diversità non solo è bella, ma è anche una ricchezza.
La felicità sul lavoro ha impatto su ogni dipendente, ma rende più efficace anche il lavoro di squadra. Se all’inizio chi inseguiva un’etica del lavoro, lo faceva per migliorare le condizioni di vita, sue, della sua azienda e dei suoi dipendenti; oggi, le implicazioni e le conseguenze sono molte di più: il lavoro etico non segue solo orari flessibili, ma funziona per obiettivi, rendendo ogni persona leader di se stessa.
I nuovi strumenti per l’etica sul lavoro
L’etica del lavoro si traduce quindi in contesti fertili, in spazi personalizzati e scalabili dove le aziende possono crescere, contaminandosi a vicenda. Il workplace non è solo un luogo fisico, ma anche immateriale: open space, luoghi di condivisione, tecnologie, ma anche caratteristiche non visibili come fiducia, trasparenza e responsabilità che, insieme, contribuiscono a rendere etico un posto di lavoro. Nei workplace di oggi convivono imprenditori, professionisti e giovani, a volte giovanissimi, “startupper”, che condividono gli spazi, risparmiano sugli affitti e si incontrano, creando sinergie.
È la dimensione umana che conta. Ed è applicando l’etica al lavoro che questa può essere valorizzata. Innovazione oggi non vuol dire solo “nuove tecnologie” e non può riguardare solo l’industria o i servizi: innovazione è soprattutto un fattore umano. L’uomo è al centro.