Sono un tema cruciale della quotidianità. Rappresentano il dramma e la speranza per milioni di persone, dominano la conversazione pubblica, animano la polemica sui social network e influenzano la discussione politica. Eppure, le migrazioni non sono un’invenzione o una novità del XXI secolo: hanno interessato più o meno l’intero percorso dell’umanità sulla Terra. Ecco perché a questo tema è dedicata la XIV edizione di èStoria, il Festival internazionale della Storia, organizzato dall’Associazione culturale èStoria e in programma a Gorizia, nella cornice dei Giardini Pubblici in centro e in altri luoghi della città, con due anteprime della sezione èStoria cinema.
“Le migrazioni non sono certo un fenomeno di oggi o un’emergenza passeggera: i movimenti dei popoli, e quindi di culture e costumi, hanno radici storiche profonde e lontane, riguardano l’evoluzione stessa e le naturali tendenze dei popoli umani“, spiega Adriano Ossola, ideatore e curatore del Festival, che prosegue: “Ecco perché abbiamo voluto centrare l’edizione di quest’anno di èStoria proprio sulle migrazioni: ripercorrere i passi, il significato e l’eredità dei flussi migratori è una via essenziale per la comprensione del nostro presente e dell’attuale contesto geopolitico. Inoltre, riflettere sulle diversità che i migranti introducono, sulle realtà che fuggono e con le quali ci costringono a confrontarci, significa tornare a pensare la nostra stessa identità, ciò che consideriamo cultura, diritto, cittadinanza, dialogo interculturale e religioso“. E conclude: “L’appuntamento con èStoria e il suo focus sulle migrazioni è in effetti un appuntamento con il nostro futuro“.
Tra rigore nella ricerca sul passato e divulgazione della storia nel presente, il festival ospita protagonisti del panorama culturale italiano e internazionale, coinvolti in decine di appuntamenti fra incontri, conferenze, tavole rotonde, presentazioni di libri, reading, mostre, proiezioni e iniziative per le scuole e per i ragazzi. Al tema del festival si guarda attraverso punti di vista differenti: con l’occhio del demografo (Massimo Livi Bacci), del medievalista (Alessandro Barbero), del sociologo (Stefano Allievi), ascoltando il parere di importanti accademici internazionali (Peter Heather,Elena Isayev, Philip Mansel, Jerry Toner, Catherine Wihtol De Wenden), confrontandosi con la religione (monsignor Gian Carlo Perego) e con la scienza (il genetista Guido Barbujani, l’intervento sul DNA della giornalista Ann Gibbons), riflettendo su teorie provocatorie (le “armi di migrazione di massa” di Kelly Greenhill), visioni radicali (l’incontro sul fondamentalismo islamico con lo scrittore algerino Boualem Sansal), prospettive ribaltate (la migrazione dei “cervelli in fuga” secondo il matematico Piergiorgio Odifreddi).
Il tema di quest’anno è esplorato anche attraverso le lenti dell’attualità (Lorenzo Cremonesi con un focus sulla Libia, Donatella Di Cesare per una riflessione sull’integrazione, Sergio Romano e Antonio Cariotiimpegnati a delineare un atlante delle crisi globali) e persino delle tradizioni gastronomiche (con l’antropologo Marino Niola). Obiettivi puntati sul ruolo della scuola e dell’educazione rispetto all’integrazione dei giovani stranieri, con Julian Nida-Rümelin, filosofo e politologo tedesco, come pure sull’imprescindibile memoria storica (Mario Capanna, Angelo D’Orsi e Marcello Veneziani in occasione dei cinquant’anni dal ’68, Ernesto Galli della Loggia sull’Italia di ieri e di oggi allo specchio e Mimmo Franzinelli a ricordare la spirale di violenze e crimini in Italia tra il 1943 e il 1945). E seMatteo Strukul ripercorre la storia della dinastia dei Medici e tratteggia un ritratto di Giacomo Casanova, la figura di Hitler è al centro di un incontro conThomas Weber e Jean-Christophe Brisard.
Come da tradizione, il programma intreccia storia, letteratura, cinema, musica, arte, antropologia, psicologia, filosofia, economia e altre materie, articolate in tre filoni: La lunga durata, in cui si compie un percorso cronologico soffermandosi su alcune tappe fondamentali dalla preistoria al Novecento; Interpretare il presente, per ragionare sul fenomeno migratorio e l’attualità; Narrazioni, un approfondimento sul modo in cui vengono raccontate le migrazioni.