Che la questione ambientale sia uno dei temi più discussi ed importanti del momento non è certamente un mistero. Proprio di questo ma non solo tratta il nuovo libro di Andrea Staid, “Essere Natura”, che è protagonista della storia di oggi.
Essere Natura
La natura non è un luogo ma un organismo vivente e noi come specie ne facciamo parte, sembra una piccola cosa da comprendere ma è fondamentale per ripensarci nel qui e ora. Dobbiamo pensarla come il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose “inanimate”, una totalità che include evidentemente anche la nostra specie.
Intervista ad Andrea Staid
Arriviamo, quindi, al momento dell’intervista. Abbiamo rivolto alcune domande ad Andrea Staid in modo da poter capire al meglio il suo nuovo libro:
Partiamo con una domanda per rompere il ghiaccio: chi è Andrea Staid?
È docente di Antropologia culturale e visuale presso la Naba, di Antropologia culturale presso l’Università Statale di Genova, dirige per Meltemi la collana Biblioteca/Antropologia. Oltre a Essere natura (UTET 2022), ha scritto: I dannati della metropoli (Milieu 2014), Gli arditi del popolo (Milieu 2015), Abitare illegale (Milieu 2017), Le nostre braccia (Milieu 2015), Senza Confini (Milieu 2018), Contro la gerarchia e il dominio (Meltemi 2018), Disintegrati (Nottetempo 2020), La casa vivente (add editore 2021). I suoi libri sono tradotti in Grecia, Germania, Spagna, Cina, in traduzione in Portogallo e Brasile. Collabora con diverse testate giornalistiche, tra cui Il Tascabile.
Parliamo di “Essere natura”: qual è l’obiettivo del libro?
Il mio libro vuole essere non solo un contributo alla comprensione di un concetto che è quello della pluralità ecosistemica o multinaturalista, ma soprattutto un manifesto della presa di coscienza che per cambiare il mondo da un punto di vista ecologico e sociale, e per salvarci dal disastro, è necessario un modo differente di guardare e pensare alla “natura”.
L’ecologia come la conosciamo ora deve cambiare? C’è bisogno di una nuova ecologia?
È giunto il momento di fondare un’ecologia dove tutto il vivente, uomo compreso interagisca senza frontiere di specie. La natura pensata e vissuta non come separata dall’uomo ma come un insieme di relazioni, il paesaggio è prima di tutto un luogo di “vite” da rispettare e comprendere, non un oggetto da museificare, patrimonializzare e mercificare. La natura è un intreccio di vite, non uno slogan per rilanciare l’economia in crisi. Di fatto da come abitiamo e pensiamo l’ambiente, da come sapremo narrare e costruire nuovi modi di abitare possiamo cambiare il mondo.
Come questa ipotetica nuova ecologia può nascere?
La natura non è un luogo ma un organismo vivente e noi come specie ne facciamo parte, sembra una piccola cosa da comprendere ma è fondamentale per ripensarci nel qui e ora. Dobbiamo pensarla come il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose “inanimate”, una totalità che include evidentemente anche la nostra specie.
Foto di Sasin Tipchai da Pixabay