In questa sessione di esami alla facoltà di medicina, il professore Burioni boccia il 90% dei candidati e scoppia la polemica. A difesa degli studenti si schiera anche il Codacons mentre sui social è una sequela di commenti poco attinenti. Ricapitoliamo quanto accaduto e cimentiamoci in una qualche riflessione.
Esami della facoltà di medicina: cos’è accaduto al test di Microbiologia
Siamo alla facoltà di Medicina dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, 408 studenti partecipano all’esame di Microbiologia, la cui cattedra è ricoperta dal noto virologo Roberto Burioni, e lo superano solo in 10. Tra gli studenti bocciati una decide di rendere nota quella che considera un’anomalia attraverso un video sul social TikTok (successivamente rimosso). In un secondo video, la studentessa chiede addirittura istruzioni per contattare un avvocato per verificare il codice etico dell’Università. La notizia “curiosa” e la presenza di un personaggio noto e divisivo hanno generato il caso.
“E’ un esame come ne faccio da 20 anni al San Raffaele, è il primo appello, momento in cui spesso gli studenti, anche quelli molto studiosi, devono prendere ‘le misure’ alla materia. Nella mia esperienza tutti correggono il loro modo di studiare e superano l’esame brillantemente in un appello successivo”.
La replica di Burioni non si è fatta attendere. Il test, come specificato dallo stesso professore, è stato somministrato in sede di pre-esame e non costituisce alcun ostacolo al percorso universitario degli studenti.
D’altronde, come specificato dallo stesso professore, le regole erano chiare: il test avrebbe compreso 8 domande a risposta multipla e lo avrebbe superato solo chi avesse risposto correttamente a tutte.
Il “caso” poteva chiudersi lì ma il Codacons ha deciso di scendere in campo chiedendo all’Università di prendere provvedimenti contro il professore, accusato, in passato, di body shaming.
Epoca di sfide
Gli esami non finiscono mai, diceva il buon Eduardo. L’espressione può sembrare banale o scontata ma la verità è che l’abbiamo dimenticata. Abbiamo perso il contatto con quello che dovrebbe essere il percorso naturale della vita. Un percorso fatto di ostacoli, più o meno grandi, da superare. Viviamo in un’epoca in cui scimmiottiamo le parole dei guru di turno sul successo, sulle sfide. Ogni nostro sogno va trasformato in un obiettivo che sia più sfidante possibile. Superata una prova, dobbiamo cimentarci in una nuova, in un continuo allenamento senza sosta.
Dall’altro abbiamo una generazione di studenti (per grandi linee, ovviamente) delle scuole secondarie di secondo grado resa sempre più fragile da un sistema scolastico aziendalizzato. Scuole che per mantenersi a galla producono dati soddisfacenti alzando i voti. Quando poi appare un voto non gradito, ecco che i genitori degli studenti si ergono a loro difensori tout court.
Con queste premesse, come possiamo sperare in un impegno nello studio da parte di ragazzi che si sentono sempre al sicuro? Ragazzi che non hanno mai fatto i conti con la frustrazione e che ritengono che tutto sia loro dovuto? E’ forse questo il tassello mancante in cui vanno trovate le cause del dilagare degli stati d’ansia tra gli studenti?
Burioni tra il Codacons e i social
Le dichiarazioni del Codacons si allineano perfettamente a questo modus ragionandi. Le sue dichiarazioni lo ergono a grande genitore degli studenti universitari già oberati da un personaggio accusato in passato di body shaming. Qui, però, sembra che degli studenti e della loro formazione non importi poi così tanto quanto cogliere il pretesto per attaccare un personaggio che a tanta parte del popolo dei social non va giù.
In copertina foto di Nikolay Georgiev da Pixabay