Lo scorso 3 luglio, nel pomeriggio, due forti eruzioni dello Stromboli hanno lanciato fino a 5-6 km di altitudine una colonna di ceneri, gas e lapilli. La nube ha subito iniziato a disperdersi, prima verso nordovest, poi, a sera, la sua parte bassa e quella alta sono tornate verso la Sicilia. Il 4 luglio la nube era diffusa sulla Sicilia orientale, Calabria e Basilicata.
Per chi vola questa è la fase più critica che segue un’eruzione: sapere quante e dove sono le polveri ed i gas vulcanici per evitarne la pericolosa ingestione nelle turbine. Dopo le eruzioni islandesi ed i blocchi degli aeroporti del 2010 gran parte dell’Europa si è attrezzata con una fitta rete di radar laser (ceilometers) a monitorare quota e densità delle polveri atmosferiche (vedi https://e-profile.eu/#/cm_profile).
L’Italia, contribuisce alla rete europea (gestita da Eumetnet) con una piccola rete di moderni sistemi radar laser automatici denominata AliceNet (www.alice-net.eu), promossa dall’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr e gestita da un consorzio di istituzioni di ricerca e agenzie ambientali regionali (Cnr-Isac e Arpa Valle d’Aosta in primis).
Il sito siciliano di AliceNet posizionato a Messina, ha catturato le tracce dell’eruzione dello Stromboli: il 3 luglio sera solo una sottile nube a 6 km, come previsto dal modello di dispersione, poi dalle prime ore del 4 luglio sbuffi sempre più evidenti tra i 500 metri ed i 4 km di quota, esattamente dove le simulazioni modellistiche del percorso della nube emessa dallo Stromboli ne prevedevano la presenza su Messina (cfr. figura). L’impatto sui valori di PM10, non sembra preoccupante: per il 4 luglio l’Arpa Sicilia riscontrava valori al suolo sotto il limite consentito. Per la nube vulcanica le stime AliceNet indicano un massimo di circa 100 µg/m3, nulla di preoccupante per il volo.