Primo appuntamento per la serie di incontri “Sulle tracce di un Volto†promossi dalla diocesi di Nola. Ospite: Erri De Luca, “lo scrittore del decennioâ€. Lina Sastri e Massimo Cacciari nelle prossime date
“Non-credente è chi esclude dalla propria vita la divinità ma non da quella degli altri. Ateo è chi esclude la divinità dalla sua vita e da quella degli altri. Ecco io sono non credenteâ€. Esordisce così Erri De Luca, invitato nel tempio sacro della cristianità cattolica di Nola dal vescovo Beniamino Depalma. “Sulle tracce di un Volto†è il tema 2013-2014 del ciclo d’incontri sulla figura di Gesù promosso dalla diocesi di Nola articolato in più serate con gli interventi di varie personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e dell’informazione, che si sono interrogati sulla figura del Nazareno. E l’inaugurazione è stata affidata allo “scrittore del decennio†come è stato definito De Luca da Giorgio De Rienzo, critico letterario del “Corriere della Seraâ€. “Penultime notizie su Gesù†il titolo dell’incontro tenutosi all’interno del Duomo di Nola (Cattedrale di Santa Maria Assunta) ma anche di uno scritto datato 2009 del sessantatreenne scrittore napoletano.
Già nel 2006 De Luca si era cimentato con una rivisitazione della figura di Ioséf/Giuseppe nello scritto In nome della madre inquadrando la narrazione da un altro punto di vista: quella di Giuseppe appunto che sposa e prende con sé una donna che agli occhi degli altri era considerata un adultera. Ed immagina i commenti del popolo, vede in Giuseppe chi si prende un figlio non suo, chi insegna al bambino le arti della falegnameria. Un uomo innamorato di Miriam/Maria che sfida tutti e crede, “ha fede†nelle parole della sua amata. La fede di cui parla De Luca quando cita lo scrittore tedesco Heinrich Heine che in un episodio scolastico della sua vita ricorda la derisione della classe quando interrogato sulla traduzione in francese della parole “fede†rispose con “créditâ€, credito invece di “foisâ€. “Ebbeneâ€, dice lo scrittore, “mi piace ricordare questo episodio perché poi Heine non si discostava tanto dalla realtà . Fede è fondamentalmente dare credito a qualcuno, ad una storiaâ€. “Fu quello il momento†dice Erri/Heinrich “in cui si guastò il mio rapporto con la religioneâ€.
La figura, quella della madre, appare in De Luca sempre emozionalmente carica e commovente. La dedica de “Il contrario di uno†(2003) è tutta per lei: “Alle madri, perché essere in due comincia da loroâ€. Commovente è la figura della madre e la pagina a lei dedicata in Montedidio (2001), sempre però vista dalla parte dell’uomo, il padre: “Se lei se ne va, io resto una maniglia senza portaâ€. E con il ricordo della madre conclude anche l’incontro quando parlando della Resurrezione da non-credente dice “La Resurrezione è quell’inciampo incredibile da dover superare di poter riabbracciare le persone a cui vogliamo bene. Io non credente ho quell’incontro quando sogno e quando scrivoâ€. Per poi utilizzare una splendida similitudine tra lutto ed ergastolo: “Il lutto è come un ergastolo, è fine pena mai. È sempre il giorno uno, non ti avvicini mai alla fine, all’uscitaâ€.
Nella parole dello scrittore si sente tutta la forza del lavoro, quello autentico, quello di sbracciarsi e sudare. ‘A fatica, farebbe dire a qualche personaggio dei suoi racconti. Al Mast’Errico di “‘a iurnata è nu muorzo†o al tanto amato lavoro di falegname di Iosef. Erri è uno che ha pubblicato il suo primo romanzo nel 1989, a quarant’anni, dopo aver girato in Italia ed in Europa cimentandosi in tanti mestieri. Uno che racconta e fa raccontare ai suoi personaggi ciò che lui ha visto e vissuto mentre era operaio o camionista, oppure magazziniere o muratore. Racconti di chi ha sentito ma anche visto i drammi della guerra, quando era autista di convogli umanitari durante la guerra in ex-Jugoslavia.
Vive nella campagna romana Erri ma è nato a Napoli. Ama Napoli ed ama la sua lingua. Quel napoletano di cui sempre parla. E che trova così simile allo Yiddish, di cui, dopo averlo studiato da autodidatta, oggi è un mirabile traduttore. “Lo yiddish assomiglia al mio napoletano, entrambe lingue di molta folla in spazi stretti. Sono perciò veloci, di parole tronche, adatte a farsi largo tra le grida. Hanno la stessa quantità di mendicanti e superstizioni. Sono competenti in miserie, emigrazioni e teatri. Usano proverbi simili e irridenti. È buono impararsi barbone sulla faccia degli altri. Del progresso dicono: pure un calcio nel sedere è un passo in avantiâ€.
Ecco un pezzo tratto da Il torto del soldato (2012) che chiarisce l’assunto.
Un vagabondo, amante della montagna e della semplicità . Un maglione blu su di una camicia a quadrettoni, pantalone e scarpe da trekking. Ha nell’aspetto e negli occhi molti più anni di quanto effettivamente possiede. Sarà colpa della fatica probabilmente.
“Nella mia vita da vagabondo ho conosciuto tante persone credenti e ho sempre rispettato la loro fedeâ€. Si rivolge così a centinaia di ammiratori, curiosi e fedeli accorsi nel giovedì dei dialoghi voluto dal Vescovo di Nola. Lo studio di De Luca delle Sacre Scritture è uno studio profondo, nella lingua in cui è stato scritto, nell’ebraico del Vecchio Testamento ritrova l’intimità del “Tu†con cui il fedele si rivolge alla divinità . Ritrova la potenza del verbo “direâ€. “La divinità dice continuamente e non si preoccupa se qualcuno l’ascolta o menoâ€. Parla dell’Impero Romano e del politeismo strabordante del Mar Mediterraneo. Parla dell’importanza della trasmissione orale di racconti e parole, di ricordi. Del verbo ebraico zakhar che significa tanto “ricordare†quanto “il genere maschileâ€. Un racconto affidato al ricordo da padre in figlio, come Don Rafaniello dice al ragazzino di Montedidio.
De Luca ha tradotto Esodo/Nomi, Kohèlet/Ecclesiaste, Giona/Iona, il libro di Rut e molti altri testi. È uno che si è intriso di letture sacre, è andato a fondo e ha capito di non credere. O forse l’ha sempre saputo ma, da studioso, ha cercato, voluto e ottenuto conferme.
“La parola scritta è il capolinea necessarioâ€, dice Erri De Luca per indicare il percorso giusto della tradizione orale. Un po’ ciò che successo nell’VIII a.C. Con Omero per l’Iliade e l’Odissea. Una raccolta di canti di aedi e rapsodi.
“La Bibbia nella sua divisione, Nuovo e Vecchio Testamento parla della stessa divinità , un’unica storiaâ€.Continua parlando nel Duomo di Nola della figura di Miriam/Maria, delle cinque figure femminili e dei Messaggeri della Bibbia. Parla del toccasana (ciò che tocca, sana) Ieshu, dei “simpatici†miracoli, dei “colpi fuorilegge di naturaâ€. Parla di uomini. Di eventi, di storie. Di Ioséf, in ebraico “Colui che aggiungeâ€, che crede alla versione di quella gravidanza, che rappresenta la terra che protegge Maria ed il piccolo Ieshu. Parla della montagna, dei fulmini, della botanica, della ricerca dell’acqua, la vera ricchezza per tutti. E fa sorridere l’episodio ed il parallelismo tra la felicità nel trovare acqua nel deserto nella Bibbia e la sua acqua del campo dove vive, a Roma. “Quando ho trovato l’acqua è esplosa una felicità che non è quella del petroliere bensì quella di chi trova una benedizione per la terra, qualcosa che risale e poi riscende e fa germogliareâ€. Parla del vento e della tempesta. Rua, in ebraico. Il verbo del vento. Come il respiro: “anche quello è vento che entra e che esceâ€.
Ringrazia con umiltà . Si defila silenziosamente. Parte un sincero applauso. Sembra imbarazzato De Luca, nella cattedrale rimbomba lo schioccare forte delle mani. Il Vescovo Beniamino Depalma ringrazia lo scrittore e rinnova l’appuntamento al prossimo dialogo, giovedì prossimo, con Lina Sastri.
Fioravante Conte