Storie di un Paese che distorce la realtà facendo diventare la cronaca storia e la storia oggetto di barzellette
Chi ha detto che la cultura è statica e che non cambia facilmente? Prendiamo il concetto di “eroe” nella società e nella storia, com’è cambiato, come si è evoluto? Tranquilli, non stiamo iniziando un noiosissimo trattato storico e antropologico. Solo una riflessione, una piccolissima riflessione sulla cronaca di questi giorni. Due esempi: per l’eminente (?!) senatore Dell’Utri l’eroe per antonomasia, per lui sia chiaro, è tale Vittorio Mangano, defunto, al secolo stalliere presso la residenza berlusconiana di Arcore, ancorchè pluricondannato (ergastolo) per associazione mafiosa. Per il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola invece è il tal’altro Carlo Giuliani, defunto, al secolo studente ucciso durante i fatti relativi al tristemente noto G8 di Genova. Assonanze, dissonanze? Bene, è chiaro che entrambi citano “eroi” molto nuovi. Il senatore Dell’Utri cita quello che è stato un suo carissimo amico con cui ha condiviso idee, propositività e realizzazione di fatti, sui quali casualmente la magistratura è stata chiamata a pronunciarsi ed ha espresso condanne penali a carico sia del citato “eroe” che del senatore. Il presidente Vendola cita un ragazzo ucciso dalle forze di polizia nell’ambito delle manifestazioni di piazza di contestazione al G8 genovese, per la cui sedazione violenta e distorta i vertici delle forze dell’ordine sono stati condannati dalla magistratura. Assonanze ce ne sono: entrambi i personaggi citati sono morti; in entrambi i casi c’entra la magistratura. Allora perchè tanto scandalo? Perchè sia a destra che a sinistra ci si imbesuisce per le citazioni del senatore e del presidente? Perchè si da fondo a tutta la retorica possibile ed immaginabile? La rispiosta a nostro sommesso avviso sta nelle dissonanze dei due casi. Nel caso di Mangano si cita un uomo, mafioso conclamato e autore di atti anche abbastanza efferati, della cui rettitudine morale non si può certo far vanto e insegnare o citare ai bambini a scuola. Nel caso di Giuliani si cita un ragazzo, uno studente che era sceso in piazza per manifestare il suo pensiero ed accomunato indebitamente a gruppi violenti come quelli dei cosiddetti ‘black block’, che voleva solo esercitare il suo diritto costituzinalmente garantito di dimostrare le proprie idee. In omaggio ad un’idea di ordine pubblico semmai discutibile, invece, si trasformò Genova in un campo di battaglia in cui si svolsero azioni (Scuola Diaz, Bolzaneto) non certo edificanti e di cui Giuliani fu vitima. Ecco, questa è la differenza fondamentale: Mangano era caernefice, Giuliani fu vittima. Ora, per uno l’eroe è un carnefice e per l’altro l’eroe è una vittima. In questo (semplificando) sta la sostanziale differenza fra due parti che guardano la realtà con due lenti diverse. In questo Paese dove la moralità pubblica è scesa a livelli sotterranei e dove il buon gusto (che dovrebbe essere politicamente trasversale) è ormai inesistente; questo Paese dove logge segrete, servizi, pezzi di stato e pezzi di mafia/camorra/ndrangheta si mescolano come in un ipotetico gioco delle tre carte nel quale è difficile individuare quella che vince; questo Paese dove tutto è consentito e tutto è lecito perchè così dice la TV; questo Paese dove il confine fra il bene ed il male è una sorta di specchio dove tutto si rovescia continuamente un mafioso diventa un eroe e un ragazzo che ha dimostrato per i suoi ideali un delinquente terrorista e viceversa. E’ valido tutto ed il contrario di tutto, perchè solo nella confusine totale di ruoli e di persone che tiene le fila può meglio dirigere a suo piacimento il teatrino delle marionatte.