Sono diverse le leggende legate all’equinozio di autunno. Questo appuntamento con il calendario e la natura viene celebrato fin dalla notte dei tempi. In autunno si ringrazia per l’abbondante raccolto e si invoca la protezione perché dopo la pausa invernale inizi un nuovo ciclo della terra.
Cosa significa equinozio
Il termine equinozio, come sappiamo, deriva dall’espressione latina aequa nox. Indica che le ore di luce sono uguali a quelle di buio. Da un punto di vista astronomico, indica il momento in cui il Sole è posizionato allo Zenit dell’equatore. In quel momento, i raggi del Sole sono perpendicolari all’asse di rotazione della Terra grazie. Gli equinozi si verificano due volte l’anno e danno inizio a due stagioni astronomiche: la primavera e, come in questo caso, l’autunno.
Quando cadono gli equinozi?
L’inizio delle stagioni astronomiche è fissato, di regola, il 21 dei mesi di marzo (primavera), giugno (estate), settembre (autunno) e dicembre (inverno). Alcuni anni la data dei solstizi e degli equinozi, che danno appunto l’avvio alle stagioni, può slittare di un giorno poiché il tempo impiegato dalla Terra a girare intorno al Sole è di 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi. Poche ore e minuti che possono apparire un’inezia ma cumulate negli anni potrebbero portare a importanti slittamenti del calendario. Così ogni quattro anni si sposta la data di passaggio da una stagione all’altra e si riequilibra il calendario. Per l’autunno, invece, lo slittamento può arrivare anche a due giorni. L’ultimo equinozio di autunno il 21 settembre risale al 2014, da allora si è verificato il 22 settembre negli anni 2016, 2017, 2020 e 2021, e di 23 settembre nel 2018, 2019 e 2022. Appuntamento, quest’ultimo, confermato anche nel 2023.
Miti, riti e leggende legate all’equinozio di autunno
Le antiche civiltà, che vivevano in contatto con la natura molto più di noi, celebravano il passaggio delle stagioni con rituali che coinvolgevano l’intera comunità. Secondo l’antica mitologia, l’alternanza delle stagioni era data dalla presenza e assenza di Persefone, figlia di Zeus e di Demetra. Quest’ultima era la dea che sovrintendeva ai ritmi della terra. Persefone fu rapita dallo zio Ade che la portò con sé agli inferi consentendole di abitare sulla terra solo sei mesi l’anno. Così, l’esplosione di fiori e frutti, tipica di primavera ed estate, sarebbe la gioia di Demetra per la vicinanza della figlia. Allo stesso modo, gli alberi spogli di autunno e inverno indicherebbero la tristezza della dea per la lontananza di Persefone.
Per gli antichi Greci, quindi, l’equinozio di autunno rappresentava un momento di passaggio dalla vita alla morte che veniva celebrato con particolari riti.
I Romani, soprattutto sotto l’impero di Augusto, ripresero le abitudini greche organizzando riti pubblici che celebravano il raccolto dei campi e la vendemmia.
Un carattere più scaramantico lo avevano le celebrazioni dell’equinozio organizzate dalle antiche popolazioni nordiche. I fuochi accesi fino a notte, oltre a celebrare gli abbondanti raccolti, esorcizzavano l’arrivo della stagione fredda.
Uno dei riti più suggestivi legati all’equinozio di autunno si celebra ancora oggi in Perù. Presso il sito archeologico di Machu Picchu c’è una pietra dalla forma singolare: la parte superiore somiglia a un palo inclinato che riflette l’ombra dei raggi solari. Al momento dell’equinozio l’inclinazione della pietra e dei raggi solari coincidono cosicché non si genera alcuna ombra. In quel momento si ha l’impressione che il Sole sia legato alla pietra. Non a caso questa roccia è detta, in lingua locale, “luogo che lega il Sole”.
In copertina foto di Ylanite Koppens da Pixabay