Gió Marconi presenta Cielo di giugno, la prima personale di Enrico David in galleria. Il percorso espositivo, palesando una personalissima declinazione alla leggerezza coniugata a una grande sete di orizzonte, nasce in parte a seguito dell’esperienza di Venezia, nel senso che i materiali originari, note, bozze e disegni che normalmente generano tutta l’opera di David sono stati pensati e appuntati durante il periodo di concepimento dei contributi per il Padiglione Italia della 58° Biennale.
Cielo di giugno marca una soglia nella pratica di Enrico David: è la prima volta che una sua mostra si compone esclusivamente di lavori grafici, di “inizi” e di “indizi” che in altre circostanze vengono poi tramandati in media e linguaggi differenti.
La loro sequenza, oscillando tra approssimazione e distanza, l’affondare e il sorvolare, sottolinea la posizione di Enrico David come pittore e ha come pretesto un’esteriorità fatta di aria e atmosfera, di pulviscolo e luce, di vento calante e primo buio. Il sole e la luna e il campo largo.
L’osservare diventa un qualcosa che equivale al sedersi su una zolla di terra o su un’impossibile panca ad aspettare un resto irriducibile. Ecco allora che l’orizzonte è quell’utopia che come scriveva Edoardo Galeano è piuttosto una tensione, ci si vorrebbe avvicinare ma lei si sposta sempre più in là e in pratica serve solo a questo, a permetterci semplicemente di continuare ad andarle incontro.