(Adnkronos) – C’è anche Emily Hand, una bambina di 9 anni, tra i 13 ostaggi israeliani liberati da Hamas nel secondo giorno di tregua nella Striscia di Gaza. La bimba, rapita dal kibbutz Be’eri nell’attacco del 7 ottobre, è stata al centro di una vicenda particolare.
Le prime news dopo il massacro facevano riferimento alla morte della bambina. La notizia era stata accolta con sollievo dal padre, Thomas Hand. “Mi hanno detto ‘abbiamo trovato Emily, è morta’. E io ho detto ‘Sì’ e ho sorriso, perché era la migliore notizia tra le ipotesi. O era morta o era a Gaza… Quello che fanno alle persone a Gaza è peggio della morte… La morte è una benedizione”, le parole del padre nelle interviste subito dopo il 7 ottobre. All’inizio di novembre, le nuove informazioni: Emily è viva ed è in mano ad Hamas. ”Sorpreso, scioccato, non completamente felice. Felice lo sarò solo quando potrà tornare da noi, spero presto”, ha detto Thomas Hand all’Adnkronos il 5 novembre.
“Tutti amiamo tutti, stiamo tutti aspettando il tuo rilascio sicuro il prima possibile. Sii forte”, le parole del padre 20 giorni fa., Quando Hand aveva ricevuto la notizia della morte di Emily, ”la mia famiglia, tutto il mio mondo era stato distrutto”. E in quel momento Hand aveva trovato un modo per alleviare l’immenso dolore di un padre, vedendo nella morte di Emily ”la fine della sua sofferenza”. Perché quando aveva saputo che la figlia era stata trovata priva di vita, Hand, tra le lacrime, aveva tirato ”un sospiro di sollievo” perché temeva ”quello che la mia bambina avrebbe potuto vivere in ostaggio. Perché quello che fanno quelle persone agli ostaggi a Gaza è peggio della morte”. Ora, dopo 50 giorni, la liberazione.
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